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Treccani: “Via il termine ‘minorato’ dalla Costituzione. La Crusca avverte: “A volte i ‘ritocchi’ non bastano”

Il dibattito

Treccani: “Via il termine ‘minorato’ dalla Costituzione. La Crusca avverte: “A volte i ‘ritocchi’ non bastano”

La Crusca prende posizione. "I Padri costituenti con le parole del loro tempo hanno introdotto cambiamenti radicali nella vita civile. Speriamo che i revisori di parole di oggi riescano a incidere sulla realtà almeno con la stessa efficacia: visto che i cambiamenti linguistici da soli non bastano, anzi spesso sono un modo per far bella figura a buon mercato"

Cronaca - di Federica Argento - 10 Marzo 2025 alle 13:55

Irrompe nel dibattito lessicale l’invito che l’Istituto Treccani fa ai a superare nella nostra Costituzione le espressioni che giudica discriminatorie come “handicappato” e “minorato”: perché sono considerate non rispettose e offensive. Per quanto riguarda, in particolare “minorato”, il termine è utilizzato nell‘articolo 38 della Costituzione, secondo il quale “gli inabili ed i minorati hanno diritto all’educazione e all’avviamento professionale”.

Nella voce “Disabilità” della nuova Appendice XI dell’Enciclopedia Italiana Treccani, curata da Elena Vivaldi, professoressa di diritto costituzionale presso la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, viene ricostruitala storia della diversità; considerata oggi come ricchezza che la società deve saper leggere e tradurre. Anche il linguaggio rappresenta, secondo la Treccani, uno degli strumenti per attuare l’eguaglianza sostanziale ed eliminare le situazioni di svantaggio che non assicurano alle persone con disabilità pari opportunità, a partire dal mondo del lavoro con la predisposizione di soluzioni ragionevoli per l’accesso e la crescita professionale, anche attraverso un’adeguata formazione. Pertanto il linguaggio utilizzato nell’art. 38 della Costituzione -“va considerato coerente con la mentalità dell’epoca in cui la Costituzione fu scritta; ma non più conforme, oggi, allo spirito e alle finalità proprie della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità”.

Ampio dibattito

Il tema sta suscitando un ampio dibattito tra costituzionalisti e linguisti. Il primo a rispondere all’iniziativa della Treccani, in una dichiarazione all’Adnkronos, il professor Andrea Simoncini, ordinario di Diritto Costituzionale all’Università degli Studi di Firenze. “Le parole sono lo specchio del mondo in cui viviamo, non sono mai neutre. Si riempiono di vita e di valore a seconda di chi le usa; per questo l’effetto che hanno cambia nel tempo. Una parola che cinquant’anni fa era usata comunemente, oggi può apparire oscena; così come una parola che appariva orribile e offensiva, oggi può essere utilizzata come lessico comune. Le espressioni ‘minorato’ o ‘handicappato’ appartengono a questo tipo di parole. Oggi ci ripugna usare queste espressioni e quando questo accade, spesso, è per offendere deliberatamente l’interlocutore”. Lo sottolinea, in una dichiarazione all’Adnkronos, il professor Andrea Simoncini, ordinario di Diritto Costituzionale all’Università degli Studi di Firenze.

Il parere del costituzionalista Simoncini

“L’assunto è senza dubbio condivisibile: le parole sono indicatori dell’uguaglianza – spiega il professor Simoncini -. Possono stigmatizzare le differenze come patologie o ricordarci la ricchezza della nostra stessa umanità che si manifesta in tantissime forme, tutte ugualmente umane. Non vorrei però che questa pur giusta richiesta ottenesse un effetto paradossale – avverte l’illustre giurista -. Potrebbe accadere, infatti, che, concentrati sul fatto che la nostra Costituzione parla di ‘minorati’ e non di ‘disabilità’, si dimenticasse il dato straordinario: e cioè che ne parla. Vorrei, dunque, cogliere questa occasione, per ricordare che l’articolo 38 della nostra Costituzione nel 1948 ha rappresentato un unicum assoluto per le costituzioni del secondo dopoguerra“. Lo studioso riconosce la bontà dell’osservazione, ma invita a stare attenti: “A non alimentare, quand’anche involontariamente, una percezione svalutativa nei confronti di una Costituzione che sul tema della persona e della sua dignità integrale, rappresenta ancora oggi un riferimento imprescindibile per una società a misura d’uomo e per dettare la strada ad un legislatore non sempre all’altezza”.

La Crusca: ma la Costituzione fu innovativa

Interviene nel dibattito un caposaldo della nostra lingua, l’Accademia della Crusca: l’osservazione della Treccani  “è indiscutibilmente vera e non si può non sottoscriverla. Ognuno usa le parole del suo tempo, per forza di cose, volente o nolente”. Lo dichiara all’Adnkronos il presidente onorario dell’Accademia della Crusca, Claudio Marazzini, direttore della Classe di Scienze morali, storiche e filologiche dell’Accademia delle Scienze di Torino e professore emerito di Storia della Lingua italiana nell’Università del Piemonte Orientale. Anche lo studioso lancia però un’osservazione non meno fondata: “Sta di fatto che i Padri costituenti (oggi anche ‘padri e madri’, secondo alcuni), con le parole del loro tempo hanno introdotto cambiamenti radicali nella vita civile – osserva Marazzini -. Speriamo che i revisori di parole di oggi riescano a incidere sulla realtà almeno con la stessa efficacia: visto che i cambiamenti linguistici da soli non bastano, anzi spesso sono un modo per far bella figura a buon mercato. E soprattutto speriamo che non si torni anche in questo caso alla proposta di ritoccare ‘alla moderna’ le parole della Costituzione”.

Il ministro per le Disabilità

Interviene con l’Adnkronos il ministro per le Disabilità, Alessandra Locatelli.

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di Federica Argento - 10 Marzo 2025