
Il libro
Tributo a Lovecraft, maestro dell’horror ma anche collezionista di ansie universali
Con "Yog-Sothothery" Salvatore Santangelo e sei autori "made in Abruzzo" ci guidano oltre la soglia dell’immaginario del «solitario di Providence»
Prima di Stephen King e di George R.R. Martin, c’era Howard Phillips Lovecraft. Ed è stato probabilmente lui a preparare il terreno a John Ronald Reul Tolkien, sebbene la critica sia stata più interessata a rilevare le divergenze e non le affinità tra i due maestri del fantastico. Mancano due anni ai novant’anni dalla morte di uno dei più grandi interpreti dell’oscuro, avvenuta il 15 marzo del 1937, e l’editore Castelvecchi si è già portato avanti, mandando in libreria Yog-Sothothery. Oltre la soglia dell’immaginario di H.P. Lovecraft, raccolta curata dal giornalista e accademico Salvatore Santangelo (conosciuto ai più per le analisi geopolitiche).
Sei saggi scritti da altrettanti autori rigorosamente made in Abruzzo. Oltre Santangelo, le firme sono quelle di Angelo Clementi, Virginia Como, Pietro Guarriello, Adriano Monti Buzzetti Colella e Miska Ruggeri. La volontà corale è di offrire al grande pubblico le traiettorie per comprendere un genio che si fa fatica ancora a ricondurre entro un unico cliché narrativo. Maestro certamente dell’horror; ma anche collezionista di ansie universali, Lovecraft è stato un domatore di incertezze profonde e paure ancestrali destinate a bussare ciclicamente alle porte dell’umanità, nonostante le ampie cavalcate del progresso scientifico. Ecco chi era.
Seppur connesso irrimediabilmente alla sua Providence, Lovecraft si è spinto oltre mappando universi immaginari, disegnando un mondo di «disperazione e mistero». Chi ha bazzicato il ciclo di Cthulhu sa di cosa parliamo. Il titolo del saggio, Yog-Sothothery, rievoca la cosmogonia da lui stesso elaborata e fa riferimento a una divinità gravida di significati. Spiega Santangelo: «Yog-Sothoth, il Guardiano della Soglia, è una sentinella vigile sulla frontiera che divide questo mondo, il mondo della realtà “concreta”, dall’altro, quello delle illusioni, dei sogni e dei fantasmi». Ed è soprattutto «il simbolo della cesura che, nella psiche umana, separa la coscienza dagli abissi più profondi dell’inconscio. Tra l’Universo (o Macrocosmo) e l’Uomo (o Microcosmo), secondo gli antichissimi insegnamenti tradizionali, non esiste effettiva differenziazione. L’Essere, nella sua totalità, è unico, e le separazioni derivano soltanto dall’imperfetta funzionalità dei nostri sensi».
L’esperienza dell’orrore come via iniziatica, insomma. Santangelo usa le chiavi di lettura del pensiero tradizionale per scardinare i misteri della scrittura di Lovecraft, non senza però offrire alcune avvertenze per non suggestionare il lettore. «Immergersi nelle profondità dell’inconscio individuale – ci dice il curatore – significa anche inoltrarsi nell’universo sconosciuto che si estende al di là delle barriere dei sensi, al di là di quelle intollerabili costrizioni dello spazio e del tempo. Ma Yog-Sothoth è un severo guardiano».
Santangelo coglie anche un altro aspetto di Lovecraft che può tornare utile per comprendere le pulsioni attuali della nazione a stelle e strisce: «Nelle sue pagine prendono forma le paure dell’America Wasp, che sente la propria egemonia politica e culturale minacciata dalla crescente eterogeneità etnica e culturale del Paese», così come dai conflitti armati. Per il «solitario di Providence», gli anni più prolifici sono stati a cavallo tra la Grande Guerra e il crollo del 1929, mentre una cappa di negatività avvolgeva gli Usa. Uno stato d’animo opaco, che lui ha tradotto attraverso mostri e forme di vita aliene. Una stagione che ha deciso di attraversare in modalità onirica. In fondo, era lui stesso a dire: «Non chiedo mai a un uomo che lavoro fa, non mi interessa. Gli chiedo dei suoi pensieri e soprattutto dei suoi sogni». Forse è davvero arrivato il momento di liberare Lovecraft dalle gabbie interpretative dell’horror, per estrapolare gli statuti autentici della sua visione del mondo.