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Trump Biden autopen

Chi firmava al suo posto?

Trump accusa Biden: “Quelle grazie sono nulle, le ha firmate con l’autopenna, non hanno effetto”

Biden non sapeva nulla, non capiva nulla e qualcun'altro firmava al posto suo. Questa l'accusa del presidente in carica e della Heritage Foundation

Esteri - di Ginevra Lai - 17 Marzo 2025 alle 20:44

Donald Trump con la verve di chi non dà tregua ai suoi nemici ha scagliato un nuovo attacco contro il suo predecessore, Joe Biden, mettendo in discussione la legittimità delle grazie concesse dall’ex inquilino della Casa Bianca. Il motivo? Non sarebbero state firmate di suo pugno, ma dal freddo automatismo di un’autopenna, un dispositivo meccanico che replica la firma di chi ne autorizza l’uso. «Quelle grazie sono nulle», ha tuonato Trump dall’ Air Force One, rincarando poi la dose con un post su Truth Social.

«I “perdoni” concessi da Sleepy Joe Biden al Comitato dei falsi inquirenti e a molti altri sono qui dichiarati nulli, vacanti e privi di qualsiasi validità, perché sono stati firmati con l’Autopen. In altre parole, Joe Biden non li ha firmati e, cosa ancora più importante, non ne sapeva nulla!», ha scritto. Un’accusa, che accende le polemiche sulla trasparenza e sul reale coinvolgimento di Biden nelle decisioni chiave della sua amministrazione.

L’autopenna di Sleepy Joe

Negli Stati Uniti, l’Autopen non è un’invenzione recente né uno strumento clandestino. È stato utilizzato da più presidenti per firmare documenti ufficiali, ordini esecutivi e, in casi eccezionali, persino leggi federali. Ma Trump non ci sta: se Biden ha davvero concesso grazie con una firma automatica, senza metterci la mano, allora per lui quei provvedimenti non valgono. Il punto, secondo il tycoon, non è solo la meccanicità del gesto, ma la consapevolezza stessa dell’ex presidente: Biden capiva cosa stava firmando o qualcuno ha agito al posto suo?

Il tema è tutt’altro che marginale, perché a beneficiarne sono stati nomi di peso dell’ala dem, a partire dai membri della commissione d’inchiesta sull’assalto a Capitol Hill. Il perdono presidenziale ha di fatto blindato figure come Liz Cheney e Adam Kinzinger, i due repubblicani che hanno sfidato Trump partecipando all’inchiesta, fino all’ex capo degli Stati maggiori riuniti Mark Milley e all’ex consigliere scientifico della Casa Bianca, Anthony Fauci. Senza dimenticare il caso più discusso: Hunter Biden e altri membri della famiglia dell’ex presidente.

Trump punta alla revoca: “Biden non aveva idea di cosa accadeva”

Trump ha annunciato che sottoporrà la questione alla magistratura: «Sono certo che Biden non avesse la minima idea di quello che stava succedendo e che qualcuno abbia usato l’Autopen per firmare al posto suo. Queste persone potrebbero aver commesso un crimine»

E poi l’affondo: «I membri del Comitato dei falsi inquirenti, che hanno distrutto e cancellato tutte le prove ottenute durante la loro caccia alle streghe durata due anni contro di me e molte altre persone innocenti, devono capire che sono soggetti a un’indagine al massimo livello». Ma gli esperti di diritto mettono un freno alle ambizioni del presidente. Jeffrey Crouch, professore all’American University e studioso di clemenza esecutiva, sottolinea che una grazia, una volta concessa, è difficilmente revocabile: «Finché la grazia è valida, è definitiva»

Un precedente del 2005 dell’Office of legal counsel del Dipartimento di Giustizia conferma che un presidente può delegare la firma a un subalterno, purché la decisione sia la sua. Ma il caso della grazia preventiva è diverso: se la Corte suprema dovesse stabilire che Biden non ha esercitato il suo potere in modo consapevole, lo scenario potrebbe cambiare.

Chi muove i fili?

A dare man forte a Trump è la Heritage Foundation, il potente think tank conservatore, in piedi dal 1973, che da mesi indaga sull’operato di Biden. Giovedì scorso ha denunciato tutto: «Chi controllava l’Autopen, controllava la presidenza».

Uno scontro che non finirà presto

Ora, Trump ha promesso che farà tutto il possibile per invalidare le grazie concesse da Biden e mettere sotto accusa chi ha firmato per lui. I democratici, dal canto loro, difendono la legittimità della procedura e accusano Trump di voler politicizzare la grazia presidenziale.

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di Ginevra Lai - 17 Marzo 2025