
Il gioco delle tre carte
Truppe di pace in Ucraina? La Cina ci sta, ma solo se Putin dice sì. E valuta l’adesione ai “volenterosi”
Pechino sonda, Mosca si prepara, Washington fa pressione per un accordo. E Zelensky va in visita ai soldati al fronte dopo l'ennesimo attacco
La notizia arriva da Berlino, sussurrata tra i corridoi della diplomazia finisce su Welt am Sonntag: la Cina starebbe valutando di unirsi alla cosiddetta «coalizione dei volenterosi», ovvero quel gruppo “politicamente misto” e silenziosamente operativo di Paesi europei pronti a garantire, in caso di accordo tra Mosca e Kiev, una missione internazionale di conseguimento e mantenimento della pace in Ucraina.
La Cina valuta l’invio di truppe di pace
«L’inclusione della Cina potrebbe potenzialmente aumentare l’accettazione da parte della Russia di truppe di mantenimento della pace in Ucraina», dichiarano fonti diplomatiche europee al quotidiano tedesco. Ma avvertono: «È una questione delicata». Pechino, secondo i diplomatici a Bruxelles, avrebbe già “sondato il terreno” per capire se la sua partecipazione sarebbe ben accolta da parte europea. Il Dragone muove un piede, ma senza fretta. Come sempre, nell’ombra.
Trump, Witkoff e le elezioni ucraine: “Sì, ci saranno. E adesso è il momento dell’accordo”
Da Washington, l’inviato speciale del presidente Donald Trump per il Medio Oriente, Steve Witkoff, rompe il silenzio strategico. Intervistato da Tucker Carlson, non esita: «Sì, ci saranno elezioni in Ucraina… penso che Zelensky stia facendo il possibile, penso che sia in una posizione molto, molto difficile ma si trova di fronte a una Nazione nucleare e inoltre si trova di fronte a una Nazione che ha quattro volte la popolazione e quindi deve sapere che verrà schiacciato». Poi aggiunge: «Ora è il momento migliore per lui per concludere un accordo. Il presidente Trump gli offrirà il miglior accordo possibile che potrà mai ottenere».
Ma Witkoff è anche netto sul nodo economico: «Non possiamo semplicemente dare soldi per sempre all’Ucraina perché potrebbero finire in polvere. E non possiamo correre il rischio di una guerra nucleare. Basterebbe un’arma nucleare tattica per far crollare i mercati azionari in tutto il mondo». E infine, tenta di disinnescare: «Sono sicuro al cento per cento che la Russia non abbia intenzione d’attaccare Paesi europei. Al 100% no».
Meloni volerà a Parigi per il vertice dei volenterosi
Sempre sul piano diplomatico, giovedì 27 marzo, Giorgia Meloni sarà a Parigi per partecipare alla riunione della «coalizione dei volenterosi» sulla sicurezza e la pace in Ucraina. Una trasferta carica di aspettative, alla luce proprio delle aperture cinesi e delle pressioni americane.
Kim Jong-un e il “sostegno incrollabile” alla Russia
A Pyongyang, l’altro estremo del fronte asiatico, il leader nordcoreano Kim Jong-un invece riceve Sergej Šojgu, segretario del Consiglio di sicurezza russo. «Sosterremo in modo incrollabile la Russia nella lotta per la difesa della sua sovranità nazionale, dell’integrità territoriale e degli interessi di sicurezza», ha affermato Kim, come riporta l’agenzia Kcna.
Šojgu, da parte sua, ha consegnato un messaggio personale del presidente Vladimir Putin: «Massima attenzione» all’attuazione degli accordi raggiunti nei vertici precedenti, ha scritto il capo del Cremlino, esprimendo «gratitudine per la solidarietà della Corea del Nord alla Russia su tutte le questioni geopolitiche critiche, in particolare sulla questione ucraina».
Il Giappone avvisa: “Lo status quo non si cambia con la forza”
Ma Tokyo non è della stessa idea. Il ministro degli Esteri giapponese Takeshi Iwaya ha tenuto il punto: «In nessun modo è accettabile il cambiamento dello status quo in Ucraina con la forza. Ho sottolineato la necessità per la comunità internazionale di unirsi per riaffermare questo principio».
A Mosca, lo “spirito combattivo” parte per Riad
Lunedì si apriranno nuovi colloqui tra Russia e Stati Uniti a Riad. I russi partono con uno «spirito combattivo e costruttivo», ha detto il negoziatore e presidente del comitato del Consiglio della Federazione per gli affari esteri Grigory Karasin, citato dalla tv pubblica Zvezda. «Confidiamo di ottenere almeno qualche progresso».
Non è una formula di rito: il Cremlino sembra disposto a giocare una carta diplomatica, anche perché il campo di battaglia – da Donetsk a Zaporizhzhia – resta incandescente.
Zelensky a Pokrovsk, mentre la guerra strappa una famiglia a Zaporizhzhia
«Grazie per eliminare l’occupante e grazie per il vostro servizio», scrive invece su X Volodymyr Zelensky, dopo aver visitato i soldati a Pokrovsk, nel Donetsk. La città è uno degli snodi strategici della regione orientale ucraina, e da mesi è bersaglio dell’artiglieria russa.
Non lontano da lì, a Zaporizhzhia, un drone russo ha colpito una casa nella notte: morti un uomo di 41 anni, sua moglie di 38 e la loro figlia di 14 anni. Il governatore regionale, Ivan Fedoro, ha raccontato che i medici «hanno lottato per oltre dieci ore per salvare la madre, ma purtroppo non ce l’hanno fatta».
L’aeronautica ucraina ha comunicato anche di aver abbattuto 100 dei 179 droni russi lanciati nella notte. Ma il Cremlino giustifica: «Abbiamo il diritto di rispondere ai raid aerei ucraini sui nostri impianti energetici ed è quello che faremo».
Putin e il decreto: “Passaporto russo o andate via”
A rendere ancora teso il clima, ci pensa un decreto firmato dallo zar: entro il 10 settembre, i cittadini ucraini residenti nei territori occupati dovranno acquisire la cittadinanza russa o lasciare l’area. Lo rivela l’intelligence britannica, secondo cui si tratta di «uno sforzo sistematico per estirpare la cultura, l’identità e la statualità ucraina».