
Guerra e pace... e diplomazia
Ucraina, Meloni giovedì sarà a Parigi alla “coalizione dei volenterosi” organizzata da Starmer e Macron
La premier giovedì prossimo sarà al tavolo di Macron per individuare e fare il punto sulle soluzioni diplomatiche al conflitto tra Mosca e Kiev, e per ribadire il nostro per una fine delle ostilità equa e duratura, evitando azioni unilaterali che possano compromettere gli sforzi e il dialogo in corso
Dunque è confermato: giovedì prossimo, 27 marzo, il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, parteciperà a Parigi alla riunione della cosiddetta Coalizione dei volenterosi sulla pace e la sicurezza dell’Ucraina. Martedì 25, invece, a partire dalle 15.30, la premier vedrà a Palazzo Chigi il commissario europeo per i partenariati internazionali, Josef Sikela. Mentre mercoledì 26, alle 18.45, visiterà il villaggio Agricoltura È. Un’agenda fitta, quella del capo del Governo, che alterna consultazioni internazionali a impegni “in casa”, e sempre puntando all’obiettivo primario dell’esecutivo che presiede: coltivare e difendere gli interessi e le priorità nazionali.
Ucraina, Meloni giovedì a Parigi per partecipare alla “Coalizione dei Volenterosi”
Tutto pronto e asseverato: giovedì prossimo, a Parigi, la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni parteciperà alla riunione della cosiddetta “Coalizione dei Volenterosi”, un’iniziativa promossa dal Primo Ministro britannico Keir Starmer e dal Presidente francese Emmanuel Macron. L’obiettivo dichiarato di questo consesso internazionale è quello di delineare strategie comuni per garantire la sicurezza dell’Ucraina e favorire una pace duratura nella regione, in risposta all’aggressione russa.
L’Italia ribadisce il suo impegno per una pace giusta
La partecipazione dell’Italia a questo vertice sottolinea l’impegno del nostro Paese nel sostenere l’Ucraina e nel promuovere una soluzione diplomatica al conflitto. Tuttavia, è fondamentale evidenziare che la premier Meloni ha già chiarito la posizione italiana riguardo all’eventuale invio di truppe sul terreno ucraino. Durante una recente videoconferenza con gli altri leader della coalizione, Meloni ha affermato che l’Italia «intende continuare a lavorare con i partner europei e occidentali e con gli Stati Uniti per la definizione di garanzie di sicurezza credibili ed efficaci», ma ha escluso la partecipazione nazionale a una «eventuale forza militare sul terreno» .
Ma senza l’invio di truppe in Ucraina
Questa posizione riflette una linea di prudenza e responsabilità, volta a evitare un’escalation del conflitto, e a mantenere l’unità del fronte occidentale. La premier ha inoltre espresso fiducia negli sforzi diplomatici del Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che sta cercando di mediare un cessate il fuoco tra le parti coinvolte. Meloni ha sottolineato l’importanza di un coinvolgimento attivo degli Stati Uniti nelle trattative, ritenendo che la loro partecipazione possa essere «decisiva» per il raggiungimento di una pace stabile e duratura.
Francia e Regno Unito allineati, ma…
La scelta di non inviare truppe in Ucraina è condivisa da altri Paesi europei, mentre alcune nazioni, come Francia e Regno Unito, hanno manifestato la disponibilità a schierare forze militari sul terreno, se necessario, per garantire la pace . Questa diversità di approcci all’interno della coalizione evidenzia la complessità della situazione e la necessità di una strategia coordinata che tenga conto delle diverse sensibilità e priorità dei Paesi coinvolti.
Ucraina, Meloni e il no all’invio di truppe a Kiev: i motivi alla base della scelta italiana
In questa ottica, la partecipazione dell’Italia alla “Coalizione dei Volenterosi” rappresenta un segnale importante del nostro impegno a livello internazionale per la risoluzione del conflitto ucraino. Tuttavia, la decisione di non inviare truppe sul terreno appare saggia e ponderata, evitando di coinvolgere direttamente il nostro Paese in operazioni militari che potrebbero avere conseguenze imprevedibili. Non solo. La fiducia riposta negli sforzi diplomatici degli Stati Uniti evidenzia la volontà dell’Italia di perseguire una soluzione pacifica al conflitto. Mantenendo al contempo una posizione ferma nel condannare l’aggressione russa. E nel sostenere la sovranità dell’Ucraina.
No ad azioni unilaterali che possano compromettere gli sforzi diplomatici in corso
È essenziale, in sostanza, che la comunità internazionale continui a lavorare unita per garantire una pace giusta e duratura nella regione. Evitando azioni unilaterali che possano compromettere gli sforzi diplomatici in corso. L’Italia, con la sua tradizione di dialogo e mediazione, può svolgere un ruolo chiave in questo processo. Promuovendo soluzioni che tengano conto delle legittime aspirazioni del popolo ucraino. Come delle esigenze di sicurezza dell’intera Europa.
Ucraina, Meloni a Parigi e la Cina che valuta l’invio di peacekeeper
E intanto, uscendo per un attimo dalle logiche dei confini europei, entra in scena la Cina. Il gigante asiatico infatti starebbe valutando di inviare in Ucraina proprie forze di peacekeeping unendosi alla cosiddetta coalizione dei volenterosi europei nel caso in cui venisse raggiunto un accordo tra Kiev e Mosca. L’agognata intesa per porre fine alla guerra. A scriverlo è il giornale tedesco Welt Am Sonntag, che cita per l’occasione fonti diplomatiche europee informate.
Anche Pechino con i “volenterosi”?
«L’inclusione della Cina in una “coalizione dei volenterosi” potrebbe potenzialmente aumentare l’accettazione da parte della Russia di truppe di mantenimento della pace in Ucraina». O almeno così hanno sostenuto le fonti europee, sottolineando che si tratta di una questione ”delicata”.
Intanto la Russia…
La Russia, a intervalli regolari, si esprime contro la presenza di peacekeeper europei sul suolo ucraino. Nelle scorse settimane, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha affermato che Vladimir Putin non si sarebbe opposto alla presenza di soldati europei dopo l’eventuale accordo di pace per porre fine alla guerra. L’argomento poi non è stato più trattato dal presidente americano nelle ultime dichiarazioni. Nemmeno dopo la telefonata con Putin – all’inizio della settimana – servita per concordare un cessate il fuoco parziale nel conflitto. E con il teorico stop agli attacchi contro le infrastrutture energetiche.