
I veri europeisti
Un argine a chi vuole una Ue “dispettosa” con gli Usa: l’astensione di FdI sull’Ucraina spiegata bene
La risoluzione contiene uno slittamento dal sostegno a Kiev all'attacco a Washington e non tiene conto dei progressi di Gedda. Fidanza: "Una mossa delle elite autoproclamate europeiste che non giova ai negoziati e agli ucraini"
Un classico caso di dito e luna. È quello scatenato dall’astensione di FdI, insieme ad Ecr, sulla risoluzione del Parlamento europeo sul sostegno all’Ucraina. Le cronache del giorno dopo si concentrano sul fatto che quella scelta sarebbe divisiva e in controtendenza rispetto al consolidato appoggio che l’Italia, il suo governo e la destra che lo guida hanno sempre garantito a Kiev. Si concentrano insomma sul dito, mancando completamente la traiettoria che indica. Vale a dire il richiamo a tenere insieme le prospettive europee con quelle americane, a vantaggio di Kiev e della stessa Europa. La risoluzione, passata grazie ai voti della cosiddetta maggioranza Ursula, conteneva al suo interno un improvvido slittamento dal sostegno all’Ucraina alla condanna delle azioni degli Usa, per di più in un momento in cui Kiev e Washington non solo hanno ripreso a parlarsi ma con il vertice di Gedda hanno trovato un accordo che dà nuovo slancio ai negoziati e mette la Russia all’angolo. A chi giova?
La risoluzione Ue: non il sostegno all’Ucraina, ma un attacco agli Usa
«Che cosa è successo ieri? È successo che invece di votare una risoluzione di sostegno dell’Ucraina, siamo stati costretti a votare una risoluzione di attacco agli Stati Uniti d’America», ha spiegato il capodelegazione di FdI all’europarlamento, Carlo Fidanza, a margine di un evento a Verona. Nella risoluzione si parla, tra l’altro, delle preoccupazioni per «l’apparente cambiamento di posizione degli Stati Uniti nei confronti della guerra di aggressione della Russia» e per la sospensione degli aiuti e della condivisione di intelligence con Kiev da parte di Washington. Temi di fatto superati da Gedda.
La richiesta di Ecr di far slittare il voto, respinta dalla cosiddetta “maggioranza Ursula”
Ecr per questo aveva chiesto che la risoluzione fosse rinviata. «Questa risoluzione non tiene conto di ciò che è successo ieri sera. L’accordo tra gli Stati Uniti e l’Ucraina sembra essere la buona notizia che stavamo aspettando. Per la prima volta, un cessate il fuoco è possibile ed è ciò che l’Ucraina desidera. Temo che una risoluzione non aggiornata possa solo alimentare l’odio contro Trump e gli Stati Uniti, anziché favorire la causa Ucraina», aveva detto il co-presidente di Ecr ed eurodeputato di FdI, Nicola Procaccini, nell’intervento con cui chiedeva il rinvio della risoluzione.
Quel pericoloso isolamento dell’Ue messo nero su bianco
Una posizione di buon senso agganciata ai fatti, che però è stata respinta a maggioranza dall’Aula di Strasburgo che ha voluto procedere sul voto della risoluzione. Tenacemente, dunque, le forze che si fregiano di essere le più europeiste, socialisti e popolari in testa, hanno voluto votare una risoluzione che rischia di essere un boomerang per l’Europa, indulgendo nell’idea di una contrapposizione con gli Usa. Nel testo, infatti, si «sottolinea che, alla luce di questo cambiamento (di posizione deli Usa, ndr), l’Ue e i suoi Stati membri sono ora i principali alleati strategici dell’Ucraina e devono mantenere il loro ruolo di principale donatore dell’Ucraina e aumentare significativamente l’assistenza tanto necessaria che forniscono per sostenere il diritto dell’Ucraina all’autodifesa e intervenire, per quanto possibile, per sostituire i finanziamenti sospesi dell’Usaid, garantendo nel contempo aiuti a lungo termine per la ricostruzione e la ripresa».
Fidanza: «Perché alcune elite autoproclamate europeiste spingono per la divaricazione tra Europa e America?»
Insistere su questi toni giova all’Europa? Giova all’Ucraina? E porsi queste domande significa spostare l’asse delle riflessioni a vantaggio di Trump, come hanno adombrato alcuni fini osservatori, o tenerlo ben saldo sull’Ue e su Kiev? Ricordando e ribadendo il sostegno senza tentennamenti di FdI all’Ucraina, Fidanza ha chiarito che i conservatori si sono chiesti «per quale ragione alcune elite autoproclamate europeiste intendono spingere verso la divaricazione della distanza tra l’Europa e l’America e verso delle prese di posizione che finiscono per danneggiare gli stessi ucraini, perché di fatto delegittimare un tentativo diplomatico che gli ucraini condividono nel momento in cui questo avviene è assolutamente qualcosa di incomprensibile».
L’ombra dell’attacco politico agli Usa, che «non fa l’interesse dei negoziati e degli ucraini»
«Perché fondare un voto importante del Parlamento Europeo su un presupposto che nel frattempo non c’era più?», ha chiesto ancora il capodelegazione di FdI, facendo riferimento al summit di Gedda. «Evidentemente – ha commentato – qualcuno aveva un’intenzione di attacco politico nei confronti dell’amministrazione americana che io credo non faccia oggi l’interesse di una soluzione negoziale che inevitabilmente dovrà arrivare. E non faccia nemmeno l’interesse degli ucraini, motivo per cui secondo me su questo si sta inseguendo una strada sbagliata e che dovremmo riportare alla razionalità».
L’invito a fare i conti con la realtà: Usa e Nato sono necessari
«La razionalità ci dice che se noi vogliamo garanzie di sicurezza stabili e durature per l’Ucraina non possiamo pensare che sia l’Europa da sola a poterne fornire, perché non siamo in grado oggi, militarmente, di poter offrire queste garanzie di sicurezza senza gli Stati Uniti d’America e senza la Nato. Non è una questione di essere amici o non amici di Trump, è una questione oggettiva, è un dato di realtà. Chi pensa di fare da solo, mandando i carri armati o i soldati inglesi e francesi – ha concluso Fidanza – racconta ai cittadini una menzogna».