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Un libro sulle donne “pantere” che sfidano i maschi senza scodinzolare e detestano il femminismo vittimista

La recensione

Un libro sulle donne “pantere” che sfidano i maschi senza scodinzolare e detestano il femminismo vittimista

Cultura - di Felice Massimo De Falco - 23 Marzo 2025 alle 17:46

La stirpe segreta delle donne pantera” (Gianni editore) è il nuovo libro di Antonella Del Giudice, nata a Napoli, ma infanzia trascorsa a Bari e l’adolescenza a Pescara. Ha studiato Filosofia a Napoli e ha lavorato come direttrice di marketing per Mondadori Grandi Opere e successivamente per Curcio Editore, occupandosi di selezione e gestione del personale. Esordisce vincendo il Premio Loria a Carpi con il racconto Requiem Per Un Dividendo. Il suo primo romanzo “L’Ultima Papessa” è segnalato al Premio Calvino e di Torino e pubblicato dalla Avaglianonel 2004. Seguono nel 2008 “L’Acquario Dei Cattivi” per Alet e nel 2014 “Nostos” per Ad Est Dell’Equatore.
Ha pubblicato vari racconti in  antologie tra cui “ Scrittori Per Eduardo” per l’Università Federico II.
E’ stata autrice e conduttrice televisiva de Il salotto di Julie, rubrica settimanale di cultura,  per Julie Italia Tv, fino al 2021.

Il libro si presenta come un romanzo gotico metropolitano che intreccia abilmente elementi di noir, erotismo e soprannaturale, ispirandosi liberamente al classico del 1942 Cat People. La protagonista, Althea, si trova al centro di una narrazione oscura e affascinante, innescata dalla fuga di una pantera da uno zoo in dismissione, un evento che scuote la città e la sua stessa psiche. Attraverso incubi che si trasformano in un viaggio di scoperta interiore, Althea esplora la propria identità e le enigmatiche radici materne, mentre la pantera, figura ambivalente di cacciatrice e preda, diventa il simbolo di una forza selvaggia che sfugge al controllo. Sullo sfondo, un’indagine condotta dal vicequestore Capè, descritto come candido ma feroce, e dal giudice Chiaravalle, affascinante e ambiguo, si dipana tra omicidi e misteri che sfidano la razionalità, suggerendo una metamorfosi dall’umano al bestiale, reminiscente della licantropia. La storia si arricchisce di una relazione passionale tra Althea e Giovanni Huber, un ufficiale psichiatra, che introduce una dimensione erotica intensa e pervasiva. Il romanzo promette colpi di scena, rivelazioni e una risoluzione finale che illumina l’intera trama, offrendo una chiave di lettura sorprendente.
Oltre alla superficie di un giallo d’autore, il testo si sviluppa su più livelli: una riflessione meta-letteraria sull’immaginario femminile, che si configura come una “stirpe” di donne speciali unite da una sorellanza feroce, e un parallelo tra la ribellione della Natura – incarnata dalla pantera che si libera dallo zoo – e il riscatto di un’essenza femminile selvaggia, repressa da una società patriarcale. Questo tema si snoda senza cadere in stereotipi femministi, proponendo invece una visione primordiale e potente della donna che reclama il proprio spazio al di là delle convenzioni.
La stirpe segreta delle donne pantera” è un’opera ambiziosa e stratificata, che riesce a coniugare il fascino del gotico con la tensione del noir e la sensualità di un erotismo ben dosato. La scelta di partire da un classico come Cat People per poi declinarlo in un contesto metropolitano moderno è intrigante e offre un terreno fertile per esplorare temi complessi come la dualità tra civiltà e istinto, umano e animale. Althea emerge come una protagonista sfaccettata, il cui percorso di auto-scoperta si intreccia con una narrazione che tiene il lettore sospeso tra realtà e mito. I personaggi di contorno, come il vicequestore Capè e il giudice Chiaravalle, aggiungono spessore alla trama con le loro contraddizioni e ambiguità, mentre la relazione con Giovanni Huber promette di essere un motore emotivo potente, forse il cuore pulsante del romanzo.
Il vero punto di forza sembra risiedere nella capacità di offrire molteplici chiavi di lettura: da un lato, una storia avvincente di mistero e passione; dall’altro, una riflessione profonda sulla condizione femminile e sul rapporto tra uomo e Natura. Il parallelo tra la pantera liberata e le donne che si scrollano di dosso le catene sociali è suggestivo e ben costruito, evitando facili retoriche per abbracciare una visione più istintiva e anarchica del femminile. L’unico rischio potrebbe essere quello di voler abbracciare troppi temi – giallo, erotismo, mitologia, critica sociale – con il pericolo di disperdere la coerenza narrativa, ma il promise dell’epilogo risolutivo lascia sperare in un finale che leghi tutti i fili con maestria. In definitiva, un romanzo che si preannuncia come un’esperienza avvolgente, perfetta per chi ama le storie che sfidano i confini tra generi e spingono a guardare oltre la superficie.

L’autrice spiega così la genesi del libro. 
“Nel romanzo, che è del genere fantastico, sono donne mutanti, appartenenti ad una antica genia matrilineare sopravissuta nascondendo la propria vera natura che è ibrida . Ma anche nella Storia secolare le donne hanno dovuto mascherare la loro indole per non soccombere alla società che le voleva sottomesse. Il controllo del corpo delle donne rientra nella gestione del potere. E se in Occidente il tetto di cristallo è infranto, sebbene non distrutto, in gran parte del mondo non è così. Pensiamo solo ai paesi dove vige la teocrazia musulmana. Ne LA Stirpe Segreta Delle Donne Pantera il corpo è tema centrale. Poi c’è il plot che ènoir, con omicidi, investigatori, misteri che solo nell’epilogo trovano risoluzione”.

Perché parla di stirpe segreta?

“Perché queste donne hanno difeso la loro esistenza con il silenzio e l’omertà. La loro mutazione non è di effetti speciali, semplicemente gli uomini non vedono le ombre che proiettano la loro vera natura. Sono cacciatrici ma anche prede. Nel corso dei millenni hanno imparato a difendersi dissimulando e mischiandosi con l’umanità, non di meno mantengono il senso della propria unicità comunicando come un solo individuo fratto in dinastie individuali. Cat People è il film del 1942 da cui prende abbrivio questa storia, ma nell’elaborazione non ne rimane nulla se non traccia di una suggestione. La vera ispirazione invece è insita nel saggio di Clarissa Pinkola Estes, Donne Che Corrono Coi Lupi, una disamina delle fiabe da cui si evince l’anima belluina e sopita delle donne, di tutte le donne”.

Si può dire che è un romanzo sul femminismo o sulla femminilità?

“Né l’uno né l’altra quanto sull’eterno femminino, così come Goethe lo rappresenta nel Faust, ovvero la femminilità come assoluta essenza. Il vetero femminismo revanscista è, a mio avviso, retroguardia considerando che in Occidente molte donne detengono ruoli di potere, insegnano nelle università, sono professioniste , magistrati, hanno successo. Il nostro impegno emancipatore dovrebbero guardare laddove le donne sono costernate da poteri assolutistici. Certo che il gap gender esiste anche nelle nostre moderne democrazie perché ancora oggi , in alcune realtà dove si dibatte sterilmente e ipocritamente sulle declinazioni in A o in O, le donne, a parità di competenze, vengono assunte con stipendi inferiori agli uomini”.

C’è una sorta di sfida feroce tra donne. Le donne si odiano?

“Le donne devono ancora sgomitare per raggiungere le loro mete e spesso si percepiscono più come antagoniste che come complici. Diamo serenamente atto che la sbandierata sorellanza è utopica e che gli uomini cooperano molto meglio tra loro. Una dei punti da raggiungere tra donne è proprio una virtuosa alleanza. Questo non significa che le donne si odino, anzi: la confidenza, la partecipazione, quando la si raggiunge tra donne è completa e oblativa ma rara. Anche le mie donne pantere, che geneticamente sono empatiche tra loro, rispondendo a istinti primari lottano ferocemente anche tra loro stesse, stabiliscono gerarchie e prendono misure”.

Possiamo dar una chiave psicanalitica ad Althea, la protagonista?

“No, io sono stata attenta a deprivare Althea da connotati psicanalitici,  perché i miti , gli dei, non ne hanno, seppure determino archetipi a cui attinge la psicologia. Tuttavia Althea ha l’ imprinting proprio con uno psichiatra e il percorso della conoscenza di sé è travagliato. Althea è scissa: è un ingegnere, progetta macchine da luna park, ha che fare soprattutto con numeri e quando si palesa la sua ombra quadrupede ne è sconvolta perché si ritrova a contrattare con il richiamo dei sensi e dell’irrazionale che è pure criminale in quanto le pantere hanno un loro codice morale e amoroso che non corrisponde a quelloumano. Le donne pantere sono transumane e realizzano le fantasie più atroci. Ma anche salvano e proteggono chi annusano innocente”.

Althea è impregnata di eros. Qual è la l’esatta narrazione dell’eros?

“Forse solo Platone nel Simposio l’ha data per bocca di Diotima: l’amore è figlio di Poros, abbondanza, e Penia, povertà. Da questo si evince perché Eros abbia sempre fame malgrado ogni ricchezza gli si offra. In letteratura l’eros narrato dalle donne e quasi sempre, a mio avviso, filtrato attraverso il desiderio, anche inconscio, di compiacere il maschio. Poche scrittrici, una fra tutte Erica Jong, sfuggono a questo modus. Io ho provato a svelarlo attraverso gli atti di una donna selvaggia che si fa prendere e prende senza lo stigma della cultura dominante che tende a soffocare gli istinti per stabilire un ordine gestibile soprattutto dai maschi. Le donne pantera vanno oltre per sangue”.

Perché ha scelto le atmosfere gotiche?

“Perché amo Bram Stoker e Mary Shelley e Stephen King. Dracula e la Creatura di Frankestein hanno poco a che fare col mainstreamhollywoodiano, sono personaggi commoventi,  esempi della fallacità umana e della fragilità morale . Se si leggono i libri, scevri dalla prevenzione cinematografica, si evince che i veri mostri sono coloro che circondano gli inumani”.

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di Felice Massimo De Falco - 23 Marzo 2025