
"Mode intellettuali"
Verdone sale in cattedra alla Luiss: “Al pubblico piace la scorrettezza, la comicità è cambiata”
Il regista e attore ha tenuto una lezione sul tema 'Comicamente etici. Com’è cambiato l’umorismo dagli Anni 80 ad oggi'. "Ridere è un antidepressivo che non ha effetti collaterali"
Ivano, il coatto romano di ‘Viaggi di nozze’ sempre alla ricerca della trasgressione al grido di “O famo strano?”. Leo, l’imbranato trasteverino di ‘Un sacco bello’ la cui reazione verso ogni cosa si traduce in un tenero “in che senso?”. Il pignolo Furio di ‘Bianco, rosso e Verdone’, cult la sua telefonata all’Aci, ma anche la sua battuta alla moglie: “Magda, tu mi adori? […] e allora lo vedi che la cosa è reciproca?”. E ancora, Armando di ‘Gallo cedrone’, che sostiene di essere figlio di Elvis e noto per le sue avances ‘spinte’: “Anvedi che ber sito, te c’hanno mai cliccato sopra?”, dice ad una passante in una scena del film. Questi sono solo alcuni tra i tanti indimenticabili ‘tipi umani’, che hanno saputo fotografare con intelligenza la società, e tutti riconducibili ad un nome e un cognome: Carlo Verdone, protagonista di una lezione agli studenti dal titolo ‘Comicamente etici. Com’è cambiato l’umorismo dagli Anni 80 ad oggi’ che si è tenuta oggi nel tardo pomeriggio nell’Aula Magna Mario Arcelli dell’Università Luiss Guido Carli. “Stiamo vivendo un momento difficile e abbiamo bisogno di ridere”, dice Verdone, che per molti “è un antidepressivo che non ha effetti collaterali”, come gli ha detto una signora, una mattina al bar.
Per Verdone è stata l’occasione per ricordare i suoi inizi: dagli spettacoli teatrali all’università al debutto nei teatri off fino al biglietto d’ingresso nell’Olimpo della comicità degli Anni 80 insieme a Roberto Benigni, Massimo Troisi, Francesco Nuti. Arrivati dopo Alberto Sordi, Nino Manfredi, Ugo Tognazzi e Vittorio Gassman, i “colonnelli della risata” come li definisce Verdone. “Io e Nuti più di tutti abbiamo raccontato la crisi del maschio, tra timidezze e fragilità, che negli Anni 60 è sempre stato rappresentato come un ‘rimorchiatore’. L’arrivo del femminismo ha rivoluzionato tutto, i maschi non comprendevano più la donna”, spiega il regista nwel lungo servizio dell’Adnkronos. Ma anche “la crisi delle coppie. A quel tempo non c’erano i telefonini per fare ricerche, te ne accorgevi dalle rubriche telefoniche: c’era il numero di casa dei genitori di lei oppure quello degli zii di lui”, ricorda con ironia Verdone. Poi “i temi sono cambiati, ho raccontato le nevrosi con ‘Maledetto il giorno che t’ho incontrato’, gli scontri generazionali tra le mura di casa”, ma anche “i rapporti tra moglie e marito in ‘Manuale d’amore’ tra noia e solitudine.
La commedia, però, “ha sempre fatto fatica ad imporsi”, dice Verdone, che riflette sul politicamente corretto: “Bisogna stare attenti, sono mode intellettuali. Ma è giusto avere rispetto quando si ironizza su certi temi”. A cambiare le carte in tavola negli Anni 2000 “ci ha pensato Checco Zalone, che riesce ad essere scorrettissimo nonostante il politically correct. Come lui anche Angelo Duro”. Al pubblico “piace la scorrettezza”, sottolinea il regista e attore. Già in passato aveva bacchettato questo aspetto. Il cinema oggi “ha bisogno di commedie che sappiano sì far ridere ma che abbiano dei contenuti. È il caso di ‘Perfetti sconosciuti’ o ‘Follemente’ di Paolo Genovese e ‘C’è ancora domani’ di Paola Cortellesi”. Verdone si augura che “chi fa cinema sia bravo ad intercettare buoni spunti che possano dare la spinta a fare bei film. Le sale si stanno riprendendo, dobbiamo proseguire su questa strada”.