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video black lives matter rimossa

La nuova era Trump

Washington cancella la scritta gialla “Black Lives Matter”: la città si risveglia dalla tirannia “woke” (video)

Martelli pneumatici e ruspe spazzano via lo slogan dei democratici. I conservatori festeggiano, la sinistra grida alla censura. Intanto, l’area verrà trasformata in vista del 250° anniversario dell’America

Cronaca - di Ginevra Lai - 11 Marzo 2025 alle 14:05

Washington volta pagina e dice addio all’era woke. L’enorme scritta gialla Black Lives Matter, dipinta nel 2020 sulla 16th Street davanti alla Casa Bianca, è pronta per essere rimossa a colpi di ruspa e martello pneumatico. Una dozzina di operai, equipaggiati con picconi e mezzi pesanti, ha infatti già iniziato la demolizione lunedì mattina, cancellando il segno tangibile delle proteste che hanno infiammato l’America dopo la morte di George Floyd. Donald Trump ovviamente non ha atteso a rilanciare il video dei suoi uomini all’opera, esultando senza bisogno di parole. La retorica progressista ha dunque raggiunto la sua ora, al suo posto oggi solo la realtà politica.

La piazza della discordia a Washington

Voluti dalla sindaca democratica Muriel Bowser nel 2020, i caratteri cubitali che per anni sono stati lo slogan della sinistra arcobaleno oggi scompaiono. Lettere alte 35 piedi, si estendevano per ben due isolati, tanto da far ribattezzare il luogo Black Lives Matter Plaza – viste anche le numerose marce di protesta che proprio da lì partivano. Oggi, sotto la pressione dei repubblicani al Congresso, quell’immagine va in frantumi.

Il deputato repubblicano della Georgia, Andrew Clyde, ha rivendicato il successo della sua proposta di legge per eliminare la scritta gialla e rinominare l’area Liberty Plaza. «Una settimana dopo la mia iniziativa, gli operai hanno iniziato a smantellare il murale. Stiamo rendendo di nuovo grande Washington D.C.!», ha scritto sui social, facendo notare come la prima cittadina abbia ceduto alla pressione politica. La sua proposta, ancora in attesa di voto, prevedeva infatti il blocco di determinati finanziamenti alla capitale se la scritta incriminata non fosse stata cancellata. E dopo l’ok Clyde punta ancora più in alto: l’obiettivo è rimuovere ogni riferimento alla frase da siti web, documenti e materiali sotto la giurisdizione della città.

L’indignazione della sinistra, che alla fine si piega

Se da una parte c’è chi esulta, dall’altra la reazione della sinistra è furiosa. La Black Lives Matter Global Network Foundation ha diffuso un comunicato dove si legge: «Prima hanno attaccato la teoria critica della razza. Poi hanno vietato i libri. Poi la Dei (la politica di Diversità, equità e inclusione promossa dall’amministrazione Biden a livello federale ndr.). Ora stanno cancellando Black Lives Matter Plaza. Non si può cancellare la verità».

Muriel Bowser, che inizialmente aveva promesso che il murale sarebbe stato permanente, ora giustifica la decisione come parte di un progetto di “trasformazione” per le celebrazioni del 250° anniversario dell’indipendenza americana nel luglio 2026. «Il murale ha ispirato milioni di persone e ci ha aiutati a superare un periodo molto doloroso. Ma ora non possiamo permetterci di essere distratti». Un dietrofront che sa di resa. Ma la dem garantisce: «Inviteremo studenti e artisti a creare nuovi murales nei nostri otto distretti». La parola d’ordine è rinnovamento, sorprende che sia proprio lei a farsene portabandiera.

Un colpo al simbolo, non alla realtà

Mentre il chiasso dei lavori rimbomba sulla sedicesima strada, il dibattito resta acceso. Per i conservatori, la rimozione è una vittoria contro la propaganda woke, un passo necessario per chiudere una parentesi ideologica che ha diviso l’America più di quanto l’abbia unita. Per le schiere della sinistra americana, è un atto di cancellazione… Eppure, erano proprio loro un tempo a spingere per la cancel culture

C’è poi chi ironizza: «Stanno demolendo Black Lives Matter Plaza! Perché TUTTE le vite contano», scrive un utente su X. E c’è chi rincara la dose: «Distruggeremo i vostri templi pagani», commenta il conservatore Danny De Urbina.

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di Ginevra Lai - 11 Marzo 2025