
Kiev chiama Washington
Zelensky non si fida di Putin: “Chiederò a Trump i dettagli della telefonata”. Domenica a Gedda nuovo vertice Usa-Russia
Il presidente americano chiarisce: "Non ho parlato di aiuti militari con Putin". Ma il leader ucraino chiede pressione su Mosca e vuole garanzie
L’asse Washington-Mosca torna a vacillare dopo le dichiarazioni contrastanti sulla telefonata di ieri tra Donald Trump e Vladimir Putin. Il Cremlino insiste: si è discusso della fine degli aiuti militari a Kiev. Ma il presidente americano respinge la versione russa: «Non abbiamo parlato di aiuti, non ne abbiamo parlato affatto», ha dichiarato a The Ingraham Angle su Fox News.
Zelensky: “Voglio i dettagli della telefonata di Trump”
Ma, Volodymyr Zelensky chiede chiarezza: vuole conoscere i dettagli. «Oggi avrò contatti con il presidente Trump e parleremo dei prossimi passi», ha annunciato da Helsinki. Il leader ucraino ribadisce la necessità di un aumento degli aiuti militari: «Non credo che dovremmo fare concessioni in termini di aiuti all’Ucraina, ma al contrario dovremmo aumentarli».
Bombardato un deposito di greggio
Sul terreno, la guerra non accenna a fermarsi. Mosca accusa Kiev di aver attaccato un deposito di greggio a Krasnodar con droni. L’area del rogo si è estesa a 1.700 metri quadrati. Le autorità russe parlano di una «provocazione» per «minare le iniziative di pace». Kiev, dal canto suo, denuncia attacchi russi contro infrastrutture civili, tra cui un ospedale a Sumy colpito da circa un drone Shahed, noto anche come arma suicida.
«Sono questi tipi di attacchi notturni da parte della Russia che distruggono il nostro settore energetico, le nostre infrastrutture e la vita normale degli ucraini. E il fatto che questa notte non faccia eccezione dimostra che la pressione su Mosca deve continuare», ha tuonato Zelensky su X, ricordando che solo quando si fermeranno gli attacchi russi sugli innocenti ci sarà la volontà di porre fine a questa guerra.
Putin ordina indagini nel Kursk
La retorica del Cremlino si fa sempre più dura. Putin ha ordinato ai procuratori militari di indagare sulle «atrocità» dei militari ucraini nella regione di Kursk. E nella stessa dichiarazione ha affermato che «le forze russe stanno completando l’operazione per cancellare le truppe ucraine dalla regione», definendo i soldati nemici «terroristi, soprattutto mercenari» e rivendicando operazioni «rapide, audaci ed efficaci».
Mosca-Washington: passi avanti, ma tanta confusione
Mentre sul campo di battaglia si intensificano le operazioni, sul piano diplomatico Mosca e Washington sembrano avvicinarsi. Secondo il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, tra Putin e Trump esiste «fiducia reciproca» e un’intesa per la normalizzazione delle relazioni. Tuttavia, i dettagli delle discussioni restano opachi, se non confusi. «Non discuteremo pubblicamente degli aiuti a Kiev», ha detto Peskov.
Peskov, ha precisato infatti che il cessate il fuoco concordato si applica esclusivamente alle «infrastrutture energetiche» non alle «infrastrutture in generale». Nel frattempo, l’inviato speciale di Trump, Steve Witkoff, ha annunciato russi e americani si siederanno al tavolo delle trattative questa domenica a Gedda. «Sono fiducioso che anche gli ucraini siano d’accordo», ha dichiarato Witkoff.
L’Europa si smarca
In Europa si guarda con scetticismo ai prossimi colloqui. L’alto rappresentante Ue Kaja Kallas ha avvertito che «non ci si può fidare della Russia» e ha respinto ogni ipotesi di stop agli aiuti militari a Kiev. «Abbiamo visto cosa è successo con Minsk I e II: se si fermano gli aiuti, l’Ucraina resterà senza difese e Mosca continuerà indisturbata».