
L'annuncio
Zelensky dà il via ai preparativi per le elezioni: voto estivo in Ucraina se ci sarà il cessate il fuoco
Dopo l’escalation verbale di Trump, il Cremlino prova a raffreddare il clima: "Putin è pienamente disponibile a un confronto con Trump. Un incontro potrà essere organizzato in tempi rapidi"
Mentre le bombe continuano a cadere sull’Ucraina e la legge marziale resta in vigore, Volodymyr Zelensky guarda oltre. Secondo quanto riportato dall’Economist, il presidente ucraino avrebbe dato istruzioni formali per avviare i preparativi per le elezioni presidenziali questa estate. La condizione? Un cessate il fuoco totale, da raggiungere nei prossimi mesi.
Zelensky annuncia il ritorno al voto
Si pianifica, dunque, il ritorno al voto nonostante il Paese sia ancora in guerra. Fonti citate dal settimanale britannico riferiscono che Zelensky ha presieduto una riunione la scorsa settimana, interamente dedicata all’ipotesi elettorale. L’ordine sarebbe di accelerare: pochi mesi per organizzare, pochi margini per l’opposizione. Una corsa contro il tempo e, forse, contro la frammentazione del fronte interno.
La legge marziale – in vigore sin dal 24 febbraio 2022 – rende al momento impossibile qualsiasi tornata elettorale. Il Parlamento, la Verkhovna Rada, dovrà votare entro il 5 maggio per decidere se prorogarla. Ma se davvero si vorrà votare in estate sono richiesti almeno 60 giorni per la campagna elettorale e tre mesi per aggiornare i registri. Si valuta anche l’uso della app governativa Diia per consentire il voto a soldati e sfollati.
L’ambasciatore Zaluzhny tra i papabili candidati
E mentre le urne si avvicinano, iniziano a circolare con insistenza anche i nomi dei possibili candidati. Tra questi spicca quello di Valery Zaluzhny, già comandante in capo dell’esercito e oggi ambasciatore a Londra. Lui, però, resta cauto e non commenta le voci che lo vorrebbero già in corsa per la presidenza. Intervistato da Rbc-Ukraine, taglia corto: «Mentre la guerra è in corso dobbiamo tutti lavorare per salvare il Paese e non pensare alle elezioni».
Mosca smentisce le minacce di Trump
Dopo le minacce di dazi da parte di Donald Trump, pronte a colpire chi acquista petrolio russo in assenza di un accordo, il Cremlino tenta di stemperare la tensione. «Il presidente Vladimir Putin rimane del tutto aperto a contatti con Trump. Se necessario, un loro colloquio sarà organizzato velocemente», dichiara Dmitry Peskov. Il portavoce ha poi precisato che alcune affermazioni attribuite al presidente americano sarebbero state «parafrasate» e non riportate testualmente. La Nbc, che ha pubblicato due espressioni tra virgolette per «molto arrabbiato», non ha però fornito l’intero passaggio. E aggiunge: «Sono state fatte dichiarazioni diverse».
Il nodo gordiano delle terre rare
Sul tavolo, resta comunque l’accordo sulle terre rare. Zelensky ha annunciato venerdì di aver ricevuto dagli Stati Uniti una nuova proposta ritenuta svantaggiosa per Kiev. Trump ha reagito duramente. «Vedo che sta cercando di tirarsi indietro dall’accordo sulle terre rare. E se lo fa, avrà alcuni problemi. Grossi, grossi problemi — ha detto il tycoon — Vuole diventare membro della Nato. Beh, non diventerà mai membro della Nato. Lui lo capisce, quindi sta cercando di rinegoziare».
Mosca accusa Kiev di non rispettare gli accordi
La Russia accusa Kiev di continuare ad attaccare le sue infrastrutture energetiche, «nonostante gli impegni per una moratoria». Il ministero della Difesa russo parla di «totale mancanza di rispetto» da parte ucraina.
Nel frattempo, a Mosca arriva Wang Yi. Il responsabile della diplomazia cinese inizia una visita di tre giorni, durante la quale incontrerà Sergei Lavrov e, con ogni probabilità, anche il presidente Putin. «Sono vecchi amici e partner», ha commentato Peskov, lasciando intendere che l’incontro con il leader del Cremlino è atteso. E da Pechino non manca il consueto aggettivo: «strategici». Per la Cina, questa è l’occasione utile per rafforzare il coordinamento su dossier regionali e internazionali.
Kharkiv sotto attacco, il bilancio si aggrava
Anche la notte tra domenica e lunedì è stata segnata da bombardamenti su Kharkiv. «Sesta esplosione a Kharkiv», ha scritto il sindaco Ihor Terekhov su Telegram. Due i feriti, incendi e danni ancora da quantificare.
Secondo lo Stato maggiore ucraino, le perdite russe avrebbero ormai superato 915.000 tra morti e feriti. Numeri non confermati da Mosca, ma aggiornati quotidianamente da Kiev. Intanto, la Media Initiative for Human Rights segnala che a tre anni dal massacro di Bucha, almeno 33 residenti locali sarebbero ancora detenuti in Russia, senza contatti con l’esterno.