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Virologi in cerca di allarmi, dalle uova di cioccolata ai virus influenzali

Nuove ondate di preoccupazioni

AAA cercasi allarme disperatamente: i virologi orfani del Covid s’aggrappano a tutto, dall’uovo di Pasqua ai virus di stagione

In assenza di pandemie e bollettini quotidiani sembra che gli esperti non si rassegnino alla normalità: e scattano nuovi alert su "la qualunque": dal cioccolato sulle tavole di Pasqua alle influenze di stagione...

Cronaca - di Prisca Righetti - 20 Aprile 2025 alle 08:00

AAA… allarmi cercasi. Virologi a caccia di pericoli da segnalare o messaggi di prevenzione esasperata? Questo è il dilemma, e intanto dal Covid al cioccolato fondente, la nuova frontiera dell’allarmismo controllato passa per le influenze di stagione. Come se non potessimo vivere senza una spada di Damocle che incombe sulle nostre teste, ora per il virus di turno, ora per le uova di cioccolata di rito sulle nostre tavole per il rito prosaico pasquale. E allora, sembra quasi di sentirla quella vocina silente ma strisciante che inquieta l quel misto di quiete apparente e sottile inquietudine che serpeggia tra gli addetti ai lavori della virologia. Archiviata, si spera definitivamente, la stagione degli allarmi pandemici che per mesi ci ha tenuti col fiato sospeso, l’attenzione si sposta, quasi per inerzia, su nuovi – e a volte sorprendenti – fronti.

Dopo il Covid scattano nuovi allarmi, coi i virologi sempre in trincea

Sembra quasi che non si possa mai tirare un profondo sospiro di sollievo. Di non potersi esimere da una sorta di “riconversione” dell’allarmismo: un adattamento a un contesto post-emergenziale dove il virus che ha monopolizzato le nostre vite sembra, almeno per ora, aver allentato la sua morsa. Ed ecco che i virologi, un tempo megafoni di scenari apocalittici, si ritrovano a navigare in acque più tranquille, ma non per questo meno popolate da potenziali “minacce”, seppur di portata decisamente inferiore.

Virologi e nuovi allarmi: la minaccia di Pasqua

Ed è così che in questo contesto di allarmismo ossessivamente evocato, arriva l’intervento del professor Matteo Bassetti. L’infettivologo genovese, spesso protagonista di accesi dibattiti e di interventi finanche calmieranti durante la pandemia, oggi dispensa consigli salutistici a ridosso delle festività pasquali, promuovendo l’uovo di cioccolato… purché fondente. Un monito, certo, alla salute cardiovascolare, ma che stride con un sottinteso anelito alla normalità.

Bassetti: «Sì all’uovo di cioccolato, purché fondente per proteggere il cuore»

«A Pasqua meglio l’uovo di cioccolato, fondente o al latte? Il cioccolato fa male o fa bene?», domande che forse i consumatori alle prese con i preparativi pasquali si pongono con riserva, ma che i professionisti della prevenzione rilanciano a piè sospinto indugiando su alcuni «effetti favorevoli del cioccolato sulla salute: riduce l’insulino-resistenza; migliora la funzione endoteliale; riduce la pressione arteriosa. Il consumo di cioccolato, inoltre, riduce il rischio di eventi acuti cardiaci fino al 10%. Quindi fa bene anche al cuore. Senza però mancare di eccepire che queste associazioni si riscontrano per il consumo di cioccolato fondente al 70%. Sottolineando di contro che, per quanto riguarda il cioccolato bianco, nella sua formulazione il cacao non è presente e per questo le molecole con effetto sulla salute sono assenti».

Un monito che smonta il mito e spegne l’appetito di normalità

Un monito, quello che arriva via social da Matteo Bassetti, direttore di Malattie infettive all’ospedale policlinico San Martino di Genova, che chiosa puntualmente: «Il cioccolato al latte, che è carico anche di zuccheri raffinati, ha un contenuto inferiore di polifenoli e sembrerebbe che alcune molecole dell’alimento catturino tali composti, riducendone l’effetto protettivo. Quindi – conclude Bassetti – meglio fondente anche per l’uovo di Pasqua». E il cioccolato, favolistico “brodo indiano” cantato e raccontato nella sua mitologia e storia da Piero Camporesi, finisce per essere guardato con sospetto…

E se non bastasse, arrivano i dati sull’influenza

Potrebbe già bastare, ma dove c’è un sos non può mancare l’arrivo di un’altra sirena d’allarme. E così ecco arrivare, da un altro avamposto alla ricerca di un nuovo “nemico” da combattere, il professor Fabrizio Pregliasco tutt’altro che incline ad abbandonare del tutto le atmosfere più “tese”. Il virologo milanese, con una previsione che suona quasi come un monito, dipinge la prossima stagione influenzale 2024-2025 come la «peggiore degli ultimi 15 anni». Un’affermazione che, seppur basata su modelli e osservazioni scientifiche, riaccende inevitabilmente quel senso di preoccupazione collettiva che la pandemia aveva esorcizzato. Ci risiamo? Verrebbe da chiedersi. Dopo mesi di bollettini e curve di contagio, ci prepariamo a un nuovo inverno all’insegna dell’ansia da picco influenzale?

Pregliasco: «È la stagione più pesante degli ultimi 15 anni»

«Ancora 340mila casi in una settimana, per un totale di oltre 15,6 milioni di italiani colpiti, e non è finita, anzi». Così tuonò, sulla base dei dati va sottolineato, certo, il virologo Fabrizio Pregliasco che l’aveva previsto fin dall’inizio. E che oggi non ha dubbi: la stagione influenzale 2024-2025 è la peggiore degli ultimi 15 anni. «È sicuramente la più pesante dal 2009-2010 – dice all’Adnkronos Salute l’esperto – simile a quella del 2022-2023», quando il Covid-19 aveva allentato la sua morsa permettendo agli altri virus di rialzare la testa.

Virologi e nuovi allarmi, tocca ai virus influenzali: i dati

L’ultimo bollettino del sistema di sorveglianza RespiVirNet, diffuso ieri dall’Istituto superiore di sanità, certifica che l’incidenza complessiva delle sindromi simil-influenzali ha raggiunto nella settimana dal 7 al 13 aprile la soglia basale. Dunque il grosso dell’Italia è tornato in fascia verde, però non tutta: «Diverse regioni restano in fascia gialla», con un’incidenza definita “bassa”, ma non ancora arrivata al basale, precisa il direttore della Scuola di specializzazione in Igiene e Medicina preventiva dell’Università Statale di Milano. Parliamo della Lombardia, della provincia di Trento, del Friuli Venezia Giulia e della Liguria al Nord, di Lazio e Abruzzo al Centro, della Campania al Sud e di entrambe le Isole, Sicilia e Sardegna.

Virologi e bollettini: un binomio ormai inscindibile?

In molte aree, dunque, ci dice Pregliasco sulla base dei dati, i virus respiratori non mollano. E fra maltempo, sbalzi termici, feste di Pasqua e ponti che seguiranno, conferma l’esperto, «ancora non si vede la fine».

Certo, è comprensibile, in fondo, che chi ha vissuto in prima linea la tempesta Covid senta ancora l’eco di quell’emergenza. Ma è altrettanto umano che l’attenzione mediatica, un tempo calamitata dalle loro expertise, tenda fisiologicamente a scemare con il diminuire dell’allarme sanitario globale. Ma è qui che si insinua un interrogativo: questa “astinenza da allarmismo” non rischia di tradursi in una ricerca affannosa di nuove “emergenze”, magari ingigantite o presentate con toni eccessivi, pur di mantenere alta l’attenzione?

Nuove ondate di preoccupazioni

Certo, la prevenzione e la sensibilizzazione su temi come la salute cardiovascolare o l’influenza stagionale sono sacrosante. Ma è il modo in cui vengono presentate queste informazioni a fare la differenza. Un conto è fornire raccomandazioni basate sull’evidenza scientifica. Un altro è evocare spettri e alimentare paure archiviate a fatica, magari agitando il riflesso condizionato che la pandemia ha lasciato in molti di noi… In fondo, dopo la tempesta, la priorità dovrebbe essere quella di ricostruire una normalità informata e consapevole, e non di inseguire la prossima ondata di preoccupazioni, che sia legata a un virus. O a una fetta di cioccolato di troppo…

 

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di Prisca Righetti - 20 Aprile 2025