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Addio a Papa Francesco: dodici anni di pontificato, dalla “fine del mondo” al centro della chiesa universale

Lutto mondiale

Addio a Papa Francesco: dodici anni di pontificato, dalla “fine del mondo” al centro della chiesa universale

Cronaca - di Penelope Corrado - 21 Aprile 2025 alle 10:52

Era stato eletto dodici anni fa, il 13 marzo del 2013, e il mondo lo ha conosciuto per quel semplice “buonasera”. Era il suo primo saluto rivolto al mondo intero e già quella semplicità disarmante preannunciava una ventata di nuovo, rivoluzionaria. Jorge Mario Bergoglio ha preso in mano la Chiesa da quello stesso giorno e l’ha condotta per sentieri impervi, anche contradditori, ma sempre coraggiosi.

Sceglierà il nome di Francesco, primo Papa nella Storia della Chiesa a richiamarsi al santo dei poveri di Assisi. Ed è anche il primo gesuita a diventare pontefice. Non va ad abitare nell’appartamento papale del Palazzo Apostolico, ma sceglie di restare nella domus di Santa Marta, sempre in Vaticano, dove ha soggiornato da cardinale durante le congregazioni e il Conclave. Il 19 marzo, la messa inaugurale del pontificato, sul sagrato di San Pietro, vede la partecipazione di 130 delegazioni ufficiali provenienti da ogni parte del mondo. E il 7 aprile prende possesso della cattedrale di Roma, la basilica di San Giovanni in Laterano.

Era nato a Buenos Aires il 17 dicembre 1936, “preso quasi alla fine del mondo!”. Nato da una famiglia di origini italiane: piemontesi della provincia di Asti, il padre Mario Bergoglio e la madre Regina Maria Sivori erano salpati nel 1928 da Genova per l’Argentina, dove nascerà Jorge Mario, primogenito di cinque figli, tre maschi e due femmine. Perito chimico, all’età di 21 anni è colpito da una grave polmonite e gli viene asportata la parte superiore del polmone destro. Un anno dopo, entra nel seminario dei gesuiti e nel 1963 si laurea in Filosofia. L’ordinazione presbiteriale è del 13 dicembre del 1969 e dal 1973 al 1979 è rettore della facoltà di Teologia e Filosofia a San Miguel.

È Papa Giovanni Paolo II a nominarlo vescovo ausiliare di Buenos Aires nel 1992 e nel 1998 diviene arcivescovo della diocesi della capitale e con questo titolo anche primate d’Argentina. Il 21 febbraio del 2001, Karol Wojtyla lo crea cardinale e dal 2005 al 2011 è alla guida della Conferenza Episcopale dell’Argentina. figlio di migranti piemontesi: suo padre Mario era ragioniere, impiegato nelle ferrovie, mentre sua madre, Regina Sivori, si occupava della casa e dell’educazione dei cinque figli. Diplomatosi come tecnico chimico, sceglie poi la strada del sacerdozio entrando nel seminario; nel 1958 passa al noviziato della Compagnia di Gesù. Da qui una lunga vita al servizio della Chiesa fino a diventare cardinale arcivescovo della sua Buenos Aires e dal 2013 il 266esimo Pontefice della Chiesa cattolica.

Francesco è morto questa mattina, dopo 38 giorni di ricovero per una polmonite e una ripresa che sembrava essere sorprendente nel corso della quale ha voluto essere in mezzo alla sua gente, fino a ieri, quando ha voluto fare un giro in papamobile nel giorno di Pasqua. Se ne va dopo dodici anni di un fitto pontificato, non scevro di problemi e contraddizioni, ma che ha segnato una svolta talmente ampia, nella sostanza e nella forma, dalla quale probabilmente sarà difficile fare marcia indietro. L’apertura ai divorziati, agli omosessuali, la valorizzazione delle donne fino a dare loro il posto che da secoli era riservato solo ai cardinali.

Pace e ambiente, migranti e rinnovamento della Chiesa. Al centro gli ultimi, le periferie del mondo. Sono stati diversi i temi del pontificato di Papa Francesco. Temi affrontati sempre in maniera netta, chiara, con uno stile semplice e deciso. In testa quello della pace. Bergoglio non ha mai mancato di far sentire la sua voce nel contesto della “Terza Guerra Mondiale a pezzi”. Dalla “martoriata” Ucraina alla situazione in Medioriente passando per i conflitti in Africa e alla situazione del Myanmar il Pontefice ha sempre ricordato a tutti che “la guerra è una sconfitta”.

Il secondo tema del pontificato di Papa Francesco è stato quello dell’ambiente. Affrontato ufficialmente con l’enciclica ‘Laudato Sì’, scritta proprio 10 anni fa. Forte l’impegno anche per i migranti: dallo storico viaggio a Lampedusa del luglio del 2013 in cui richiamò tutti a non cadere alla “globalizzazione dell’indifferenza” all’ultima condanna delle deportazioni dei migranti negli USA voluta dalla presidenza Trump. Il Papa ha lavorato molto anche per rinnovare la Chiesa. Dal ruolo delle donne, come la nomina di suor Raffaella Petrini a presidente del Governatorato della Città del Vaticano, alle tante nomine di vertice.

Il rinnovamento della Chiesa è passato anche per il mea culpa sul tema degli abusi, una ferita aperta troppo a lungo nella Chiesa alla cui guarigione Bergoglio ha impresso un’accelerazione. Nel cuore del Papa lo spazio più grande è dedicato agli ultimi a cui ha pensato anche con gesti concreti come l’installazione di docce per senza tetto in Vaticano e recandosi personalmente anche nella alla favela di Varginha in Brasile. Tra loro, Bergoglio ha avuto nel cuore anche i detenuti. A loro ha voluto dedicare una Porta Santa speciale nel carcere di Rebibbia per il Giubileo del 2025. Da loro è andato il Giovedì Santo per la lavanda dei piedi della Messa in Coena Domini. E poi i bambini, da sempre nel cuore e nella mente di Bergoglio. Nello scorso febbraio il Papa ha tenuto il primo summit internazionale sui diritti dei bambini portando in Vaticano i leader del mondo per accendere un faro sulla situazione di tanti bambini che sono senza diritti. E proprio ai bambini aveva dedicato l’ultima benedizione, in piazza San Pietro.

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di Penelope Corrado - 21 Aprile 2025