
Migranti a Gjadër
Albania, caso manette inventato. Ma la sinistra non si rassegna e difende i clandestini criminali
Il Pd insiste con le polemiche sul trasferimento al Cpr di Gjader. FdI: non sono perseguitati politici, ma soggetti pericolosi con precedenti per tentato omicidio e stupro. Rampelli: la cagnara dell'opposizione dimostra che stanno sempre dalla parte di chi delinque
La sinistra non molla l’osso sul dossier Albania. Unico terreno su cui esibisce un briciolo di unità, stracciandosi le vesti per il ‘trattamento disumano” riservato ai 40 clandestini trasportati al Cpr di Gjeader. A smontare il caso manette ci pensa a caldo il ministro Matteo Piantedosi, che si tratta di una pratica usuale. Anche perché – ma su questo le opposizioni glissano – il profilo di buona parte dei migranti irregolari arrivati in Albania non spicca per rispetto delle regole. Non si tratta di perseguitati politici. Alcuni hanno precedenti per reati gravissimi come tentato omicidio, stupro, adescamento di minori, pedo-pornografia. Lo dicono i numeri non la ‘propaganda’ del governo. Eppure Ilaria Salis strilla alle deportazioni e ai campi di concentramento.
Albania, la sinistra insiste sulle manette. Piantedosi la zittisce
Le manette ai polsi – ha spiegato Piantedosi – sono una normalissima pratica. Sono persone trasferite in condizioni di limitazione della libertà personale per effetto di provvedimento di autorità giudiziaria”. Nella scelta anche l’accertata pericolosità dei clandestini. “Sulle 40 persone trasformate ci sono 5 condanne per violenze sessuali, uno per tentato omicidio, poi casi di lesioni personali”. Eppure oggi il Pd insiste come un disco rotto. “A oggi non alcuna certezza su come siano state selezionate le persone trasferite in queste strutture. Tutto ciò conferma il persistere di un’operazione caotica, guidata dalla propaganda senza alcun legame con una effettiva strategia di gestione dell’accoglienza. Un’operazione che, nel frattempo, sta continuando a generare costi altissimi per le casse dello Stato”. Così in una nota Andrea Casu, tra i più scatenati, Fabio Porta e Cecilia Strada reduce dall’ennesimo sopralluogo show in Albania. “Durante la nostra visita non siamo riusciti ad ottenere informazioni chiare. Né sulle modalità di selezione delle 39 persone trasferite in Albania, di cui uno già rientrato in Italia, né sull’elenco completo delle persone coinvolte”. Minacciano un’interrogazione al ministro dell’Interno che ha già comunicato con chiarezza tutto quello che c’è da sapere.
FdI: non sono perseguitati politici, ma soggetti pericolosi
A sgonfiare le polemiche del Nazareno anche Michele Barcaiuolo di FdI. “Contrariamente a quanto sostengono Cecilia Strada, Rachele Scarpa e Alessandro Zan, i quaranta migranti trasferiti in Albania non sono perseguitati politici, ma soggetti ritenuti socialmente pericolosi. E destinatari di provvedimenti di espulsione per gravi violazioni della legge”. Tra loro – ricorda – “vi sono cinque condannati per violenza sessuale, uno per tentato omicidio, altri per porto abusivo di armi, furto, lesioni, resistenza a pubblico ufficiale e spaccio di stupefacenti. Complessivamente, dieci hanno precedenti per reati contro la persona, sedici per reati contro il patrimonio, sette per droga. Gli altri risultano irregolari o identificati con false generalità”. Eppure per il Pd e le opposizione queste “risorse” dovrebbero restare in Italia a spese dei cittadini.
Che messaggio si dà agli italiani onesti?
“Criticare un accordo come quello con l’Albania, che è stato preso come modello virtuoso anche da altri Paesi europei, significa ostacolare uno strumento concreto per tutelare la sicurezza pubblica”. Anche sulle fascette ai polsi la il caso è chiuso. “Chi oggi si indigna – conclude il parlamentare di FdI – dovrebbe piuttosto chiedersi quale messaggio stia trasmettendo agli italiani. Mentre milioni di cittadini rispettano le regole, pagano le tasse e si impegnano ogni giorno nel proprio lavoro, c’è chi preferisce giustificare chi ha scelto l’illegalità come stile di vita”.
Rampelli: la sinistra sta sempre dalla parte dei delinquenti
Sempre il pasdaran Casu ieri ha messo in piedi una polemica con Fabio Rampelli che “ha osato” sottolineare il profilo giudiziario dei migranti trasferiti in Albania. “Come fa a conoscere i dati? Né noi, né le organizzazioni umanitarie che seguono da vicino il caso, abbiamo avuto accesso ad alcuna informazione ufficiale? Il governo sta forse utilizzando dati riservati per alimentare la propria propaganda politica?”. I dati, forse a Casu è sfuggito, sono pubblici, li ha riportati lo stesso ministro Piantedosi e compaiono su molti quotidiani, a esclusione dei giornaloni antigovernativi.
La sinistra falsifica la realtà, scatenando ovunque guerre tra poveri
“La cagnara che la sinistra sta sollevando, aizzata dall’europarlamentare pregiudicata Ilaria Salis, sulle manette dimostra come l’opposizione stia sempre e comunque dalla parte dei delinquenti”, replica Rampelli. “È reato entrare illecitamente in Italia, ma in questo caso le persone ammanettate non sono certo educande di un collegio prussiano. Da pregiudicata Salis esprime solidarietà, possiamo capirlo. Ma la falsificazione della realtà si chiama menzogna: ed è quello che stanno facendo lei – dice riferendosi a Casu – e i suoi compagni responsabili di aver trasformato i confini italiani ed europei nel colabrodo che abbiamo visto, scatenando ovunque guerre tra poveri”.