
Invito al sabotaggio
Albania, il trucchetto dei medici “militanti” per non mandare i migranti nei cpr: il certificato di non idoneità al trasferimento
In un vademecum l'associazione immigrazionista fornisce l'escamotage per il personale medico per certificare ai migranti la «non idoneità» ad essere trasferiti nei centri di accoglienza, Un nuovo granello di sabbia spunta per inceppare il meccanismo del patto con Tirana che sta entrando a regime
L’appello ai medici per disobbedire ed inibire l’ingresso dei migranti nei Cpr. Un nuovo granello di sabbia spunta per inceppare il meccanismo del patto Italia-Albania. Non bastasse il nuovo blitz delle toghe militanti di qualche giorno fa, appare la “guida minima per sanitari”: ossia spiegare ai professionisti sanitari che si occupano delle certificazioni come evitare che gli irregolari vengano trasferiti nei centri per il rimpatrio. Una bozza di un modulo pre -compilato preparato dall’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione fornisce indicazioni ai medici. I sanitari sono invitati a compilare per ogni migrante che viene sottoposto alla valutazione medica –a prescindere dal suo reale stato di salute – la loro inidoneità ad assere trasferito nei centri di accoglienza, in questo caso, nei centri in Albania: «Mandalo alle tue conoscenze in ospedale». Il volantino farebbe parte di una ampia operazione di sabotaggio del sistema Italia-Albania. Lo scoop è del Giornale.
Albania, dalle toghe militanti ai medici militanti
Del resto, ora che il centro di Gjadër in Albania sta diventando operativo; ora che l’Europa riconosce la linea innovativa italiana nel contrasto all’immigrazione illegale; ora che la Corte Ue sta per procedere a grandi passi verso il riconoscimento della lista dei Paesi sicuri; secondo le linee già previste dal governo Meloni, ecco che si tenta con l’artiglieria pesante ad inceppare la lotta all’illegalità. Prima le toghe: se un clandestino (anche con condanna penale), trasferito nel Cpr in Albania, chiede la protezione internazionale non può essere trattenuto nella struttura; e deve essere riportato in Italia. Ora il certificato medico. Dalle toghe militanti ai medici militanti. «Al momento della richiesta puoi firmare il modulo per la valutazione di non idoneità alla vita nei Cpr»: così si legge nel piegabile che è stato diffuso tramite un archivio online, che il quotidiano di Alessandro Sallusti riporta. Il modulo è preparato dall’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione.
Guida minima per sanitari, lo scoop del Giornale
Si tratta dell’Associazione che già in passato aveva diffuso linee guida pratiche su come partecipare alle manifestazioni in modo «sicuro»: eludendo le forze dell’ordine. Ora, con questa nuova guida minima per sanitari lo scopo è quella di aiutare ad evitare che gli irregolari vengano trasferiti nei centri per il rimpatrio, attraverso apposita certificazione. La guida è chiara: una volta che il migrante sarà in ospedale – che è l’anello di congiunzione tra il fermo e la detenzione – «in quel frangente il personale medico può impedire l’accesso alle strutture con una semplice firma». Va da sé che l’input è chiaro: «Nessuno è idoneo alla vita nei Cpr». Il trucchetto è del resto semplice: andranno riportati i codici che permettono ai medici di non fornire alcuna indicazione sui pazienti. Insomma, da quando si è capito che i Cpr in Albania possono funzionare, ecco che l’ingranaggio comincia a muoversi. In verità è da tempo che i medici “disobbedienti” sono in azione: leggiamo sul Domani un recente appello di una dottoressa:
Un’operazione di sabotaggio diffusa
“Faccio un appello a tutte le mediche e i medici: rifiutiamoci di fare i certificati di idoneità per i migranti, anche per coloro che dovrebbero partire per i Cpr in Albania». Con queste parole, Donatella Albini, medica ginecologa, sanitaria della ong Mediterranea Saving Humans e referente per Sinistra italiana per la salute e sanità, chiede a tutto il personale medico di non prestarsi alle visite mediche per l’idoneità fisica delle persone migranti o di certificarne, invece, la fragilità. L’illegalità, dunque, non ha valore. Infatti terminava così il suo appello: «Credo che ci debba essere una disobbedienza civile rispetto a questo. Invito tutte le operatrici e gli operatori sanitari o a indicare tutte quelle persone come fragili oppure a rifiutarsi di firmare le idoneità al trasferimento nei Cpr».