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Piantedosi Albania manette

Summit sui migranti a Napoli

Albania, legnata di Piantedosi alla sinistra: “Nessuna diseconomia, se non quella ideologica. Le manette? Pratica normalissima”

Polemiche sulle fascette ai polsi. Il ministro dell'Interno chiarisce: "C'erano condannati per violenza sessuale. È una pratica per tutelare la sicurezza della polizia". "Non vedo perché vi appassionino questi trasferimenti verso l’Albania, che in termini di chilometri è perfino più vicina ad alcuni luoghi di imbarco di tanti altri posti di Cpr sparsi sul territorio nazionale"

Politica - di Federica Argento - 12 Aprile 2025 alle 16:06

“La lotta ai trafficanti di esseri umani continua a essere una priorità per i Paesi del Med5: anche in questa prospettiva è essenziale potenziare le campagne di comunicazione nei Paesi terzi per scoraggiare l’immigrazione illegale“. Lo ha dichiarato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi nel corso della conferenza stampa conclusiva del Med5 a Napoli: il vertice a cui hanno partecipato i suoi omologhi di Cipro, Nicholas A. Joannides; Grecia, Makis Voridis; Malta, Byron Camilleri, e Spagna, Fernando Grande-Marlaska Gómez. Sui Cpr in Albania non ci sono diseconomie e la lotta all’immigrazione sta dando i suoi frutti. Queste in sintesi le conclusioni  dell’intervento del ministro. Le domande dei cronisti si sono concentrate essenzialmente sul caso “caldo” dell’Albania sul quale la sinistra prosegue con le sue litanie e i suoi attacchi.

Piantedosi zittisce la sinistra sui Cpr in Albania

Piantedosi ha gettato acqua fredda sui bollenti spiriti della sinistra spigando con molto pragmatismo: “Questa trafila di spostamenti succede anche nei passaggi dai Cpr e dai luoghi di imbarco per le persone che sono trattenute nei Cpr italiani, che vanno da Gradisca d’Isonzo, al confine con la Slovenia, a Palermo. Non vedo perché vi appassionino questi trasferimenti verso l’Albania, che in termini di chilometri è perfino più vicina ad alcuni luoghi di imbarco di tanti altri posti di Cpr sparsi sul territorio nazionale”. Il modello Albania continua a fare impazzire la sinistra e Matteo Piantedosi ha così risposto alla domanda di un cronista che insisteva sull’opportunità di mandare i migranti verso l’Albania e che poi dovranno tornare in Italia. Piantedosi ha risposto chiaro e tondo, stroncando anche un altro aspetto: quello economico strombazzato dalle opposizioni.

Migranti in Albania? “Nessuna diseconomia, se non quella ideologica…”

“Non ci sono diseconomie visibili e tangibili – affonda Piantedosi – se non quelle concettuali e ideologiche rispetto a quello che noi prevediamo in merito al Cpr in Albania e alle altre strutture che adesso ripartiranno”. Più chiaro di così. Il ministro si è poi suffermato sui numeri e sui risultati conseguiti dalla politica migratoria del governo italiano. Due anni e mezzo di lavoro e obiettivi centrati: “L’anno scorso abbiamo registrato una riduzione del 60% rispetto all’anno precedente. Aver ridotto quello che è il business dei trafficanti di esseri umani è il primo elemento di grande soddisfazione per noi. C’è stato un sensibile miglioramento su tutte le rotte del Mediterraneo: è la prova che agiamo con una collaborazione trasversale, non in solitaria”. Il ministro ha poi sottolineato il lavoro sui rimpatri volontari assistiti: “con questo tipo di azione si è passati da 13 mila a 23 mila rimpatri fatti”.

Piantedosi: “Le manette? Ecco perché erano necessarie”

Di seguito spegne la polemica del giorno: le manette ai  polsi dei migranti sbarcati in Albania: “E’ una normalissima pratica, fa parte di procedure operative che adottano in piena autonomia gli operatori. Lo dico non per prendere le distanze, anzi le rivendico e condivido: sono persone trasferite in condizioni di limitazione della libertà personale per effetto di provvedimento di autorità giudiziaria”. Non metterle, spiega, “avrebbe significato esporre personale di polizia di dover surrogare con azione diretta eventuali azioni di queste persone; avremmo dovuto quadruplicare il numero di persone in accompagnamento; avremmo dovuto portare almeno altra nave. Sarebbe stato un trasferimento costoso, ci avreste accusato di spendere molti soldi”. E ha concluso: “E’ stata fatta una valutazione in base alla pericolosità di questi elementi: sulle 40 persone trasformate ci sono 5 condanne per violenze sessuali, uno per tentato omicidio, poi casi di lesioni personali”.

“Mai conosciuto Almasri”

Altra domanda sul generale libico Almasri e sulla sua mancata consegna alla Corte penale internazionale per un errore di Pg e Corte d’appello. Chiarisce il titolare del Viminale smentendo accordi sottobanco con lui. “Non l’ho mai conosciuto, non direttamente, l’ho sentito nominare la prima volta quando è assurto ai fasti della cronaca per i fatti che sappiamo. Mi sono informato, non è mai stato un soggetto che ha minimamente interagito con noi, con il governo italiano, né con altri governi per questioni attinenti al fenomeno migratorio”.

 

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di Federica Argento - 12 Aprile 2025