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Albania, nuovo blitz delle toghe contro il governo: se un clandestino chiede asilo deve rientrare in Italia

Giudici militanti

Albania, nuovo blitz delle toghe contro il governo: se un clandestino chiede asilo deve rientrare in Italia

Nuova sentenza 'creativa' contro la politica migratoria del governo. La Corte d'Appello di Roma ha deciso: se un irregolare, con condanna penale e decreto di espulsione, chiede protezione internazionale deve tornare in Italia

Politica - di Sara De Vico - 22 Aprile 2025 alle 13:21

I giudici tornano a mettersi di traverso sull’Albania, dopo il trasferimento di 40 migranti nel centro di Djader e a quattro giorni dal primo rimpatrio di un bengalese di 42, in Italia dal 2009, espulso perché ritenuto socialmente pericoloso. La Corte d’Appello di Roma interviene sull’operazione del governo mettendo nuovamente a repentaglio il protocollo con Tirana con un nuovo stop. Di cosa si tratta? Secondo i giudici, se un clandestino (anche con condanna penale), trasferito nel  Cpr in Albania, chiede la protezione internazionale non può essere trattenuto nella struttura di e, udite udite, deve essere riportato in Italia. Non solo, ma senza i tempi tecnici per un’ulteriore udienza, l’uomo dovrà essere anche liberato. È l’ultima chicca delle toghe antigovernative che continua a sfornare sentenze di giurisprudenza creativa in materia di immigrazione per boicottare le scelte di Palazzo Chigi sfidando le Camere.

Albania, nuovo stop delle toghe militanti

In una sentenza di otto pagine, i magistrati hanno  stabilito “l’inapplicabilità alla fattispecie in esame del Protocollo Italia-Albania”, non convalidando il trattenimento. Una nuova decisione delle toghe ‘militanti’, con somma gioia delle opposizioni, che punta a rimettere in discussione i recenti trasferimenti. Il caso preso in esame dai giudici capitolini riguarda un cittadino marocchino che era stato trasferito (insieme ad altri 39) nel centro albanese l’11 aprile. L’uomo, che, in Italia dal 2021, nel 2023 ha ricevuto una condanna penale, era stato espulso dalla prefettura di Napoli il 31 marzo. Nel corso della sua permanenza del Cpr lo straniero ha manifestato, per la prima volta, la volontà di presentare la richiesta di asilo. Un’iniziativa che in base alla normativa farebbe scattare una nuova udienza di convalida, che per i richiedenti protezione internazionale spetta per competenza spetta ai giudici di Roma.

Se un clandestino nel Cpr fa richiesta di asilo deve tornare in Italia

“La domanda di protezione internazionale formulata sul territorio albanese, equiparato, ai soli fini del Protocollo Italia-Albania, a zone di frontiera o di transito – si legge nella sentenza – deve considerarsi validamente presentata come richiesta di asilo rivolta allo Stato italiano”. Quindi se il clandestino, una volta arrivato nel Cpr albanese, gioca la carta della richiesta di asilo non può essere trattenuto e dovrà rientrare in Italia. In sostanza, la presentazione della domanda di protezione internazionale cambierebbe il trattenimento del cittadino straniero, “non più finalizzato all’esecuzione del suo rimpatrio, bensì allo svolgimento della domanda di asilo”. Una beffa. Un cavillo che sfrutta la normativa internazionale sulla richiesta di asilo, una modalità che presto la normativa Ue potrebbe ulteriormente limitare o circoscrivere. Ma che oggi torna utile alle toghe militanti in guerra permanente con Palazzo Chigi. Poco importa che la richiesta di protezione internazionale, fatto solo a seguito delle condanna penale e della richiesta di espulsione, sia strumentale. E se il clandestino ha una condanna penale. La domanda di protezione internazionale formulata sul territorio albanese – sentenza la Corte d’Appello di Roma – deve considerarsi validamente presentata.

 

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di Sara De Vico - 22 Aprile 2025