
L'ala conservatrice
Allarme comunismo sulla successione di Francesco. Il monito del Cardinale Müller: “Fermare la deriva laicista”
Il dolore, l’amicizia, i dubbi su alcuni aspetti del Pontificato di Francesco, l’urgenza di non lasciare la scelta del successore all’area “laicista” del Vaticano, tantomeno a quegli ambienti contigui alla sinistra. Il cardinale tedesco Gerhard Ludwig Müller, esponente dell’ala conservatrice del collegio cardinalizio, in una intervista a Repubblica parla del suo rapporto personale con Bergoglio e analizza alcuni aspetti della successione a Papa Francesco.
“Ogni Papa non è un successore del suo predecessore ma un successore di Pietro”, spiega Müller, che in questo modo fa capire che nessun obbligo di proseguire nella linea del precedente pontificato va seguita. Il giudizio di Müller su Papa Bergoglio è positiv: “Ha avuto «unanime l’apprezzamento per l’impegno con i migranti, i poveri e per superare le divisioni tra il centro e la periferia, ma in alcuni momenti è stato un po’ ambiguo: per esempio quando con Eugenio Scalfari ha parlato di resurrezione. Con papa Benedetto abbiamo avuto la chiarezza teologica perfetta», dice oggi a Repubblica. Qualche mese fa, Müller, al Secolo d’Italia, aveva espresso gli stessi dubbi sulla “materializzazione” della Chiesa e la laicizzazione delle sue istituzioni.
Müller, Francesco e il tema dei diritti agli omosessuali
Il tema dei diritti agli omosessuali, secondo Müller, è dirimente. “Il documento approvato sotto Francesco voleva aiutare pastoralmente queste persone ma non si deve relativizzare la dottrina cattolica del matrimonio… quelli che capiscono nulla o poco della teologia cattolica dicono: adesso il Papa cambia la Chiesa da autocrazia a democrazia. Ma la premessa sbagliata è confondere la Chiesa con un’organizzazione politica, come il World economic forum o l’Onu…”. Idea sulle donne al “potere”. “Il problema è un laico chiamato a presiedere quella che un tempo era una congregazione, che è espressione dell’autorità del collegio cardinalizio. L’impressione della gente da fuori è stata: ah finalmente una donna! E io penso che quando di tratta di uffici amministrativi come il Governatorato non c’è problema che venga gestito dai laici, ma la curia romana è un ente ecclesiastico”. Poi, le relazioni con le altre religioni, su cui Müller detta la linea: “Sul dialogo con l’Islam già san Tommaso D’Aquino distingueva: sul livello della ragione possiamo dialogare con loro: rispettano certi principi dell’etica naturale e credono in Dio nella propria maniera. Però bisogna domandarsi come è possibile che uno che crede in Dio, creatore di tutti gli uomini, possa uccidere nel nome di Dio. Dialogo sì ma evitare ogni forma di relativismo: la fede cattolica non è un’espressione singolare di una religione universale del mondo creata dal forum di Davos”. Sul piano politico, poi, è categorico: “La Cina? Non possiamo tradire i principi della nostra fede, non possiamo accettare che i comunisti atei, nemici dell’umanità, scrivano i nostri libri del catechismo o portino nelle chiese l’immagine di Xi Jinping. Non possiamo accettare che i comunisti nominino i vescovi”.