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La sottomissione

Altro che storia cristiana: l’Ue spende dieci milioni per imporre il “Corano europeo”. La destra: “È pura ideologia”

"Con il pretesto dell’eccellenza scientifica, Bruxelles finanzia una narrazione ideologica che vuole farci dimenticare chi siamo", l'accusa di Fabrice Leggeri

Europa - di Alice Carrazza - 16 Aprile 2025 alle 16:31

C’è chi studia la storia, e chi paga profumatamente per riscriverla. A Bruxelles le parole d’ordine “inclusione” e “pluralismo” non bastavano più: ora si è passati al livello successivo. La Commissione Ue finanzia con quasi dieci milioni un programma per “studiare il ruolo del Corano nella storia intellettuale europea”. Follia ideologica. A denunciare l’operazione è Fabrice Leggeri, ex direttore esecutivo di Frontex, oggi eurodeputato del Rassemblement National di Marine Le Pen.

L’ennesima follia: “Il Corano europeo”

“La Commissione sta finanziando un progetto legato all’ideologia dei Fratelli Musulmani”, tuona Leggeri su X, citando un’inchiesta del Journal du Dimanche. Il titolo del programma è già di per sé un ossimoro: The European Qur’an, “Il Corano europeo”. Un titolo che suona come una provocazione per chi ancora crede che l’identità europea sia radicata nelle sue cattedrali, non nelle moschee.

Dieci milioni per una lezione di revisionismo

Il progetto ha preso il via nel 2019 con una “Synergy Grant” dell’European Research Council da ben 9,8 milioni di euro. Una cifra vicinissima al tetto massimo previsto per questo tipo di sovvenzioni, riservate a progetti di “eccellenza scientifica”. Eccellenza? Leggeri ne contesta apertamente la fondatezza: “È un importo considerevole per un programma di questo tipo”, spiega a Le Figaro. “La maggior parte delle sovvenzioni si attesta su cifre ben inferiori”.

A guidarlo sono quattro accademici provenienti dalle università di Nantes, Madrid, Napoli e Copenaghen, affiancati da una trentina di studiosi provenienti da diversi istituti europei. Secondo la brochure ufficiale, l’obiettivo è dimostrare come “il Corano abbia giocato un ruolo importante nella formazione dell’identità religiosa europea medievale e moderna, e continui a farlo”. Un colpo di scalpello sulla pietra viva della civiltà europea, nella speranza che crolli qualche colonna per far spazio anche al “pluralismo delle fedi”.

“Una falsificazione della storia finanziata con denaro pubblico”

A illustrare il progetto è John Tolan, storico dell’Università di Nantes e tra i coordinatori. “Il Corano è utilizzato costantemente in Europa dal XII secolo”, dichiara. L’intento, spiega, è reinserire lo studio del testo islamicoal centro della storia intellettuale europea”. E per farlo non si bada a spese: mostre in tutta Europa e nel mondo arabo, convegni, seminari, persino un fumetto-documentario intitolato Safar (cioè “viaggio” in arabo), in uscita a fine aprile.

Un’operazione didattica, a loro avviso. Ma per altri una manovra ideologica. “Una riscrittura della storia religiosa e culturale europea”, accusa Leggeri, “poiché tende a dimostrare che tra il 1150 e il 1850 l’Europa si sarebbe sempre sviluppata con l’Islam”. E incalza: “Far credere che l’Islam abbia avuto da sempre un’importanza considerevole in Europa è una falsificazione della storia finanziata con denaro pubblico”.

L’ombra dei Fratelli Musulmani

“La Commissione sottovaluta l’offensiva silenziosa dei Fratelli Musulmani”, ammonisce Leggeri. Perché a inquietare non è solo la tesi centrale del programma, ma anche la matrice di alcuni professori coinvolti. L’ex capo di Frontex punta il dito su Naima Afif, docente a Copenaghen e autrice di una biografia su Hassan al-Banna, fondatore dei Fratelli Musulmani.  “Sotto la facciata della correttezza accademica delle scienze umane, questo programma vuole farci dimenticare chi siamo, come il wokismo”, scrive nella lettera indirizzata alla Commissione europea. Chiede controlli, valutazioni e, se necessario, la sospensione del progetto.

Eppure il professor Tolan respinge le accuse: “Cerchiamo di comprendere il ruolo dell’Islam e del Corano in modo spassionato e rigoroso, il che va esattamente contro la radicalità dei wahhabiti e dei salafiti”. Ma è proprio questo “rigore” che Leggeri contesta: “Siamo di fronte a un progetto che strumentalizza l’erudizione per legittimare un racconto ideologico”. E non è la prima volta, già nel 2021 l’Ue aveva lanciato una campagna intitolata La libertà è nel velo, a settembre inoltre, Bruxelles aveva pure inserito l’università turca di Gaziantep nel programma Erasmus, nonostante le dichiarazioni del suo rettore indulgenti verso Hamas. 

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di Alice Carrazza - 16 Aprile 2025