
Riso amaro
Bersani senza vergogna su La7: “Andar da Trump a pietire”… Lo show dell’insulto “ironico” contro Meloni non fa ridere: anzi è un boomerang (video)
Il solito schema dello smacchiatore di giaguari: insultare impegno di premier e governo e dopo la delegittimazione: zero proposte. Un canovaccio stanco e scontato...
Niente, non c’è niente da fare: in un momento delicato come quello della vigilia della missione di Giorgia Meloni a Washington, con la premier in partenza per una trasferta benedetta dall’Europa in cui il presidente del Consiglio darà voce alla Ue parlando con Trump e indicando una rotta strategica in un momento di incertezza politica e di mercati in oscillazione. Con la premier che mostra mostra prudenza e realismo, ma anche determinazione e ottimismo, tutti sembrano comprendere l’importanza della trattativa, il ruolo chiave e le potenzialità contrattuali dell’Italia, e la delicatezza del momento. Tutti: meno che il Pd, che continua a intervenire sulla questione al vertice dell’agenda di governo guardando al suo ombelico e solo per mero calcolo elettorale casalingo.
Lo show scontato di Bersani da Floris: attacco alla Meloni
L’ultima dimostrazione è arrivata proprio ieri sera da Pier Luigi Bersani che, ospite di Giovanni Floris in studio a DiMartedì su LA7, in un tentativo di lanciare bordate con la fionda dell’ironia dopo aver passato in rassegna diverse delle dichiarazioni della premier, ha sentenziato: «La cosa che disse quando era allegra non sta né in cielo né in terra, non aveva capito qual è il problema. Certo, il primo messaggio non volendo turbare l’amico Trump, è stato “stiamo calmi, facciamo un pisolino e poi la cosa si aggiusta”. Adesso la percezione che la cosa diventi seria ce l’ha. Non so se, messa così la questione, avrebbe ancora tanta voglia di andare là da Trump» (clicca qui per vedere il video dell’intervento di Bersani a DiMartedì dal sito de La7).
Ma il canovaccio dem ormai è diventato un boomerang
La solita demagogia dem: delegittimare operosità e visione di esecutivo e premier senza, di contro, avanzare proposte alternative. Battute tante, anche se scontate. Contribuiti – come al solito – zero… E il tenore dell’ospitata resta invariato per tutta la durata dell’intervento dell’ex segretario del Pd, che poi prosegue sulla stessa china. E allora: «L’appuntamento l’aveva chiesto quando c’era un Trump deciso a sfasciare tutto», ricorda Floris servendo l’assist a Bersani, che riparte in quarta andando a sbattere contro il muro della credibilità: «Lei si trova in questa situazione: non può discutere di dazi e tariffe perché noi siamo un mercato unico. Andare là a pietire di tirar via i dazi a un settore, che so i formaggi o il vino come dice Lollobrigida, vuol dire che la Spagna va a chiedere l’olio, l’Olanda i tulipani… ed entri esattamente nello schema che vuole lui».
L’ironia (senza sostanza) di Bersani contro Meloni
Concludendo poi: «L’unica utilità della missione – conclude – è cercar di capire cos’ha lui in testa. Ma anche questo mi par complicato». Un attacco frontale, quello dello smacchiatore di giaguari, che si traduce in un messaggio che punta a minare immagine e responsabilità del Paese, ma la cui infondatezza e – doppio fine – non sfuggono ai telespettatori più smaliziati, per quanto avvezzi al teatrino della politica.
Bersani contro Meloni: la solita sinistra molte chiacchiere e poco distintivo…
Un palcoscenico che, ancora una volta, torna a mostrare la sinistra dietro le quinte: con poche idee e ben confuse. Ma sempre pronta a ricorrere al copione che la vede interpretare il ruolo dell’opposizione determinata a contestare ogni mossa del governo e dei suoi protagonisti con la freccia spuntata dell’irrisione o dell’ingiuria… Tante chiacchiere e battutine da cabaret, ma decisamente poco “distintivo” direbbe un attore serio del film Gli Intoccabili di Brian De Palma. Ma quelli sono professionisti… Le sceneggiature del Pd, invece, specie negli ultimi tempi, sembrano sempre più improvvisate e scarne.