
La fragilità delle fonti
Blackout energetico: la luce torna in Spagna, ma cala il buio mediatico sull’integralismo ecologista di Bruxelles
L'incidente iberico riaccende i dubbi sulla transizione ecologica. "La rivoluzione Green non ha retto", denuncia Davide Tabarelli. Ruggeri (Acadi): "La Spagna è l’apripista ideologico dei capricci dell’Europa". Bruxelles tace sulle cause
Alle 6 del mattino, Red Eléctrica rompe il silenzio e aggiorna il mondo: l’elettricità è stata ripristinata al 99,16% almeno in Spagna. Ma lo spettro dell’apagón – nome ormai entrato nel lessico comune per indicare il blackout di ieri – non ha ancora lasciato l’Europa. Non del tutto. Perché la luce sì è tornata, ma le domande restano.
Un lunedì da incubo: caos per mezza Europa
Alle 12:32, la Spagna è andata nel panico, a seguire Portogallo e Sud della Francia. Una violenta oscillazione nella rete elettrica ha scollegato l’intero sistema iberico da quello europeo. In pochi istanti, Madrid si è spenta, a Barcellona migliaia di turisti in ostaggio nelle metro, treni fermi a Siviglia, e in Galizia si sono formate lunghe code per accaparrarsi batterie e radio portatili. Il fabbisogno energetico è precipitato da 27.500 a 15.000 megawatt.
I governi dichiarano così lo stato d’emergenza. Per le strade spagnole, intanto, 30.000 uomini tra polizia e Guardia Civil. Viene chiuso il Parlamento, fermato il torneo Madrid Open, sospeso ogni trasporto ferroviario. I sindaci invitano la popolazione a rientrare a casa – se riesce – mentre si cerca di riaccendere il Paese regione dopo regione.
La Spagna si rialza a fatica: riaccensioni a macchia di leopardo
Alle 17:30, le prime luci tornano in Catalogna, Paesi Baschi, Aragona, Galizia. Alle 21:30 si è coperto il 35% del fabbisogno elettrico. Nella notte, a Madrid si riaccendono le vetrine e i semafori. All’alba di oggi, la produzione sale a 21.265 megawatt. Il blackout è tecnicamente superato. Politicamente e strategicamente, è tutt’altro che chiuso.
Il primo ministro Pedro Sánchez si è rivolto alla nazione assicurando che l’esecutivo è al lavoro “senza sosta, con professionalità e impegno”. Sulle origini del blackout ha detto però: “Niente speculazioni”.
Il blackout ha toccato anche Portogallo e Francia
Anche il premier portoghese Luis Montenegro ha fatto sapere che lo Stato si è messo al lavoro per ripristinare i collegamenti nelle zone ancora isolate. “Siamo in costante contatto con le forze di sicurezza, la protezione civile, le forze armate, gli ospedali e le compagnie di rifornimento di carburante per garantire l’efficienza delle infrastrutture critiche e offrire supporto ai cittadini più vulnerabili”, ha scritto in un post su X.
In Francia, invece, il blackout è stato breve e circoscritto. Funzionari riferiscono che il servizio è stato prontamente ripristinato grazie a un intervento tempestivo. Nessuna dichiarazione è arrivata dall’Eliseo.
Tra sospetti e silenzi, si infiamma il dibattito
C’è po chi ha azzardato, come il presidente dell’Andalusia Juan Manuel Moreno, che ha parlato a caldo di “un possibile cyberattacco”. Costretto poi al passo indietro. L’ipotesi hacker aleggia, alimentata dai media, ma nessuno – neppure gli esperti – sembra crederci davvero. “Servirebbe un’offensiva mastodontica”, dicono. E Davide Tabarelli, presidente e fondatore di Nomisma Energia, lo liquida così: “È improbabile, avremmo già visto i militari per strada”.
L’intervento di Davide #Tabarelli sul #blackout che ha coinvolto tutta la Spagna.#quartarepubblica pic.twitter.com/lU3VXuQPpM
— Quarta Repubblica (@QRepubblica) April 28, 2025
La sua lettura appare infatti quella più lucida al momento. “Mi domando come mai non è successo prima in Europa”, ha osservato l’esperto in diretta a Quarta Repubblica – il programma condotto da Nicola Porro. “E la risposta, ce l’ho. Perché la domanda elettrica è piatta, siamo in una fase di deindustrializzazione. In Spagna avevano anche sette centrali nucleari e altre a carbone ma non è servito a molto”. Secondo Tabarelli, la cosiddetta “rivoluzione Green” avviata dal governo Sanchez, con l’avallo dei progressisti di Bruxelles non ha retto. A rincarare la dose è Andrea Ruggeri di Acadi: “L’Europa dimostra di non reggere la prova con i fatti, la Spagna è l’apripista ideologico dei capricci dell’Europa”. Eppure, a Bruxelles nessuno pare ancora pronto a riconoscere l’errore
“Una parte dell’Europa non regge l’urto dei suoi capricci, la transizione ecologica è bellissima ma va calata nella realtà.”#Ruggieri #blackout #Spagna #quartarepubblica pic.twitter.com/pz2TwCezc0
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