
Le elezioni
Canada, vince il liberale Mark Carney e avverte Trump: “Il nostro vecchio rapporto con gli Usa è finito”. E guarda all’Europa
Il leader dei liberali sentenzia: "Abbiamo superato lo shock del tradimento americano, ma non dovremmo mai dimenticare la lezione". Poi aggiunge: "Possiamo dare a noi stessi molto più di quanto gli americani possano mai toglierci"
“Questo è il Canada, e noi decidiamo cosa succede qui”. È l’una e trenta di notte nella capitale federale quando Mark Carney, ex banchiere centrale ed economista di lungo corso, scandisce dal palco della vittoria la nuova rotta del Paese. I liberali hanno vinto le elezioni, e benché non sia ancora chiaro se potranno contare su una maggioranza assoluta – serviranno 172 seggi per governare senza appoggi esterni – il timone è nelle loro mani. Tuttavia, una cosa appare insolita, il vero scontro non è stato con il leader conservatore Pierre Poilievre, che i sondaggi davano in testa fino a poche settimane fa, ma con Donald Trump. «Il nostro vecchio rapporto con gli Stati Uniti è finito», ha dichiarato di Carney.
Canada: voto di protesta contro l’arroganza a stelle e strisce
Il Canada ha risposto in massa alle provocazioni d’oltreconfine. I dazi, le minacce di annessione, le dichiarazioni roboanti del presidente americano, culminate in un post su Truth: «Eleggete l’uomo che ha la forza e la saggezza per guidarvi a diventare parte degli Stati Uniti». Un’esternazione che ha spinto milioni di canadesi verso il voto anticipato, acceso un nazionalismo nuovo e affossato, o almeno messo in stand-by, l’alleanza psicologica tra il trumpismo e una parte dell’elettorato conservatore. «Trump sta cercando di spezzarci per poterci possedere. Questo non accadrà mai», ha tuonato Carney nel suo discorso, in piedi davanti a una folla che brandiva bandiere con l’acero rosso.
Il fantasma del 51° Stato che piace così tanto a Trump
Sullo sfondo, il fantasma dell’annessione. Il presidente americano, rincarando la dose negli ultimi giorni di campagna, ha dichiarato che «il Canada cesserebbe di esistere come Paese» senza i consumi americani. Carney lo ha preso in parola: «Non è uno scherzo. È il suo fortissimo desiderio di far sì che ciò accada. È uno dei motivi per cui questa crisi è così grave». Così, ha costruito una campagna come scudo e risposta bollando come «ossessive» le idee di Trump. «Possiamo dare a noi stessi molto più di quanto gli americani possano mai toglierci», ha detto. Ha chiesto un mandato forte per affrontare un vicino che definisce «a volte ostile», pronto a trattare con la Casa Bianca solo da pari a pari: «Quando mi siederò con Trump, saremo pienamente consapevoli di avere molte altre opzioni per costruire prosperità per tutti i canadesi».
Poilievre: “Presidente Trump, stia fuori dalle nostre elezioni”
Nel frattempo, Pierre Poilievre ha ammesso la sconfitta al quartier generale del partito, ma ha promesso: «Metteremo sempre il Canada per primo». Un accenno insomma a quel “Canada First” che tanto inizialmente sapeva di eco trumpiana. Eppure, i rapporti con gli omologhi oltreconfine non sono mai stati così alle corde. Ieri Poilievre aveva anche lanciato il suo rimprovero: «Presidente Trump, stia fuori dalle nostre elezioni»
In ogni caso, il leader conservatore si dice pronto a lavorare con il nuovo primo ministro e con tutti gli altri partiti. L’«obiettivo comune», per lui, resta quello «di difendere gli interessi del Canada e arrivare ad un nuovo accordo commerciale che lasci i dazi alle spalle», mentre si protegge «la sovranità».
Un economista alla guida del fronte patriottico, ma liberale
Carney ha incarnato la figura dell’uomo giusto al momento giusto. Quella che in altri tempi sarebbe parsa una scelta prudente – un tecnocrate sessantenne, ex governatore della Banca d’Inghilterra, con trascorsi a Wall Street e mani immerse nei dossier internazionali – oggi è sembrata una scommessa di visione. Non ha inseguito i temi progressisti dell’era Trudeau, ha rottamato la carbon tax e ha spostato i liberali verso destra. Ha parlato agli operai dell’Alberta e ai piccoli imprenditori della British Columbia. Ha incassato il loro voto, con promesse di taglio delle tasse e una sola bandiera, quella rossa e bianca.
Carney: “Il vecchio rapporto con gli Stati Uniti è finito”
«Abbiamo superato lo shock del tradimento americano, ma non dovremmo mai dimenticare la lezione», ha ammonito Carney. L’80% dell’export canadese è diretto verso gli Stati Uniti, ma ora si parla apertamente di «diversificazione strategica». L’annuncio dei negoziati è già arrivato, si chiedono meno vincoli, più indipendenza, più Europa. Non è un caso che dopo Parigi e Londra non abbia ancora messo piede a Washington.
Congratulations to @MarkJCarney and the Liberal Party on their election victory.
The bond between Europe and Canada is strong — and growing stronger.
I look forward to working closely together, both bilaterally and within the G7.
We’ll defend our shared democratic values,…
— Ursula von der Leyen (@vonderleyen) April 29, 2025
E l’Unione gli fa gli occhi dolci. «Congratulazioni a Mark Carney e al Partito Liberale per la vittoria elettorale. Il legame tra Europa e Canada è forte e continua a rafforzarsi», ha scritto su X la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, aggiungendo: «Non vedo l’ora di collaborare strettamente, sia a livello bilaterale che nell’ambito del G7. Difenderemo i nostri valori democratici condivisi, promuoveremo il multilateralismo e sosterremo il commercio libero ed equo».
Carney: “Pensare in grande e agire in grande”
«Dovremo pensare in grande e agire in grande. Dovremo fare cose che prima si pensavano impossibili», questa l’ultima chiamata del vincitore. «Possiamo dare a noi stessi molto più di quanto gli americani possano mai toglierci. I prossimi giorni e mesi saranno impegnativi e richiederanno sacrifici. Ma condivideremo queste sfide sostenendo i nostri lavoratori», ha concluso.