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“Che almeno non si schiaccino”: le frasi choc degli “scafisti” sui migranti marocchini trattati come “pomodori”

Il business disumano

“Che almeno non si schiaccino”: le frasi choc degli “scafisti” sui migranti marocchini trattati come “pomodori”

Dalla provincia marocchina di Taourirt a Murcia, passando per le baracche e i camion della vergogna: l’odissea degli immigrati trattati come merce deperibile. Arrestati i capi della rete

Cronaca - di Alice Carrazza - 14 Aprile 2025 alle 15:01

«Che almeno non si schiaccino prima di arrivare in Spagna». È la frase pronunciata da uno dei trafficanti che gestivano il flusso di uomini stipati nei camion, incastrati tra le casse come fossero «pomodori». L’affermazione, captata in una telefonata intercettata dalla Guardia civile spagnola, è l’emblema grottesco e cinico di un sistema disumano che ha trasformato centinaia di migranti marocchini in merce da trasporto. «Se devono diventare succo, che lo diventino in Spagna», si augurava un trafficante. Bastava che non morissero prima.

Migranti come “pomodori”

L’Operazione Tashira – chiusa nel 2024 dopo due anni d’indagine tra Spagna, Romania e Marocco – ha smantellato un’organizzazione internazionale radicata tra Cartagena, Timișoara e la provincia marocchina di Taourirt. Il meccanismo era oliato, spartano nella sua ferocia: 6.000 euro per partire, altri 5.000 per avanzare. Nessuna garanzia, nessun rimborso.

Dalla promessa alla trappola

Tutto iniziava con il passaparola. Qualcuno raccontava che si poteva arrivare in Spagna passando dalla Romania, legalmente. Bastava un visto di lavoro e qualche migliaio di euro in contanti.

Il reclutatore, spesso un volto già noto nei vicoli del villaggio, era il primo tassello di un mosaico clandestino. Una volta verificata la solvibilità del candidato, il viaggio aveva inizio: Marocco–Turchia–Romania. Lì, nelle periferie romene di Timișoara, i migranti venivano parcheggiati in baracche sorvegliate, mentre i documenti finti, intestati a falsi contratti in edilizia o agricoltura, li legittimavano per qualche mese. I giorni scorrevano in lavori malpagati, ma il vero viaggio – quello dell’invisibilità – iniziava solo dopo la scadenza del visto.

Senza identità, senza diritti, senza aria

Da irregolari, i migranti diventavano merce, li chiamavano «pomodori». Per altri 4.000–5.000 euro potevano acquistare il biglietto per l’Italia, chiusi dentro semirimorchi come sardine. I camion attraversavano i Balcani dribblando però l’Ungheria di Viktor Orbán – troppo controllata – e s’infilavano tra le maglie larghe di Serbia, Croazia e Bosnia. Fino alla frontiera italiana.

Arrivavano addirittura a cinquanta persone alla volta. Ammassati, senza aria, senza acqua. Il rischio di morire soffocati o disidratati lungo il tragitto era concreto. Eppure nessuno protestava. Perché protestare significa morire prima.

Dalla Ribera a Bucarest: la geografia del traffico

La svolta è arrivata da sei uomini marocchini, tra i 20 e i 40 anni, stabilitisi nella zona della Ribera di Navarra. Le loro testimonianze, raccolte a marzo 2023 dal Gruppo informativo della Guardia civile, hanno permesso di aprire una crepa nel silenzio. Da lì, gli investigatori hanno cominciato a ricostruire il tragitto, incrociando tracciamenti telefonici, contatti criptati, viaggi sospetti tra Cartagena e Bucarest.

Nell’autunno dello stesso anno, la polizia rumena ha arrestato sei membri della rete e perquisito nove abitazioni. Il coordinamento tra Europol, Frontex e le autorità romene ha dato corpo all’intreccio: la stessa rete trafficava anche via mare, organizzando gli sbarchi dall’Algeria su imbarcazioni precarie.

Il 17 dicembre 2024, l’ultima mossa: due perquisizioni in provincia di Murcia e l’arresto di quattro persone, incluso il presunto capo dell’organizzazione. Un uomo dai collegamenti estesi, incaricato di stabilire tariffe, rotte e codici di comunicazione. Un manager dell’illegalità.

Un’impresa criminale a pieno regime

Le indagini hanno accertato almeno cinquanta trasferimenti in meno di due anni, con gruppi da venti a cinquanta migranti per volta. Una vera e propria impresa criminale, capace di incassare centinaia di migliaia di euro. Usavano «veicoli staffetta» per evitare i posti di blocco, cambiavano linguaggi e canali a ogni tratta, raccontano gli inquirenti.

Senza vittime? Solo per ora

Nel corso dell’indagine, le autorità spagnole non hanno registrato decessi lungo questa rotta. Ma la memoria è corta, e l’eco di un caso analogo ancora viva: febbraio 2023, diciotto persone morte asfissiate in un camion a 25 chilometri da Sofia in Bulgaria. Quaranta a bordo, tutti nascosti. Anche lì, lo stesso schema. Stessa Europa. Altra rete criminale.

L’Operazione Tashira alza l’ennesimo velo sul business dell’immigrazione. Ma nessuno, tra gli investigatori, si illude che sia finita. Non si escludono, infatti, nuovi arresti nei prossimi giorni.

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di Alice Carrazza - 14 Aprile 2025