
A Monfalcone
Da eroe della sinistra a leader del partito islamico “italiano”: Soumahoro realizza la profezia di “Sottomissione”…
“Monfalcone è una città plurale. Dipingerla, come qualcuno tenta di fare per altri fini, come una realtà dove vengono soffocate le persone non è una visione in cui voglio star dentro. Siamo chiamati a favorire uno spirito di reciprocità, conoscenza e di coesione per il benessere di Monfalcone e dell’Italia. La politica deve unire e non dividere”, ha scritto oggi sui social Aboubakar Soumahoro, ex eroe della sinistra, famoso per essere sbarcato in Parlamento con gli stivaloni da bracciante per poi finire invischiato in una brutta storia di fondi intascati dalle cooperative per migranti gestite dalla moglie e dalla suocera. La sua resurrezione politica inizia – nelle sue speranze – da Monfalcone, dove la legge dello Stato viene messa in discussione dall’ossequio alla sharia: è qui che è esploso definitivamente il caso delle “moschee mascherate”. Le comunità islamiche radicali di Monfalcone sfidano apertamente una sentenza del Consiglio di Stato. L’alta magistratura ha accolto il ricorso del Comune contro due centri culturali islamici – Darus Salaam e Baitus Salat – che da anni sono al centro di polemiche per l’uso improprio dei loro locali. Nonostante una lunga battaglia legale e una decisione definitiva che vieta l’utilizzo di quegli immobili come luoghi di culto, le comunità insistono: «Prevale la legge islamica».
Monfalcone, la rivolta “islamica” e la leadership di Soumahoro
A capo della rivolta del “partito islamico” c’è lui, Soumahoro. Nel segno del libro di Michel Houellebecq, “Sottomissione“, dove si descriveva la “scalata” islamica alle posizioni di potere anche grazie a meccanismi demografici che realizzavano, di fatto, una maggioranza non italiana (ma nel libro si parlava della Francia) su territorio nazionale. Soumahoro – come racconta oggi “Il Tempo“, è impegnato in una campagna elettorale, condotta «casa per casa, strada per strada, al fianco del candidato sindaco di Italia Plurale, l’ingegnere Bou Konate».
Konate, ex assessore proprio a Monfalcone, ha fatto una lista con 19 candidati, nessuno dei quali ha origini italiane, tutti musulmani, una sola donna e la maggior parte rappresentanti di associazioni culturali islamiche. Inoltre, a Monfalcone, un episodio riguardante una giornalista di “Fuori dal Coro”, talk di approfondimento politico di Rete 4, nei giorni scorsi ha fatto discutere. L’inviata di Mario Giordano è andata a intervistare Bou Konate, candidato sindaco con una lista islamica, appoggiata da Aboubakar Soumahoro, perché ci siano in giro ancora moschee illegali. Ma la risposta è stata sgarbata e aggressiva. “Abdullah Samrat, referente della comunità islamica, nonostante abbia cercato di abbellire i suoi manifesti elettorali con il tricolore, impone il velo integrale alle ragazzine e costringe le mogli a camminare tre passi dietro al marito. Diktat che provengono direttamente dall’Imam della sua moschea”, scrive ancora “Il Tempo”.