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Da Mina a Ferretti, da Liberato a Elena Ferrante. Lode ai “disconnessi” che si ribellano al narcisismo dei media

Non conformi

Da Mina a Ferretti, da Liberato a Elena Ferrante. Lode ai “disconnessi” che si ribellano al narcisismo dei media

Artisti, performer, scrittori: ognuno, con la sua personale strada, ha scelto di non prestare il volto e l’anima alle isterie dell’informazione. Una scelta importante. Segno che è possibile vivere, lavorare ed affermarsi senza sottostare al tritacarne mediatico

Cultura - di Andrea Moi - 6 Aprile 2025 alle 07:00

Fama e successo sono due elementi collegati alla notorietà. Cantanti, scrittori, politici, tutti i personaggi famosi dell’epoca digitale, sono soggetti mediaticamente sovraesposti. Non esistono più filtri. Essi appaiono costantemente in tutte le loro versioni, in tutte le loro condizioni.  Rapporti affettivi, sentimenti, debolezze sono alla mercé degli schermi dove scorrono le dita. Ogni vip è costretto, per mantenere la fama, ad alimentare la sua immagine virtuale non solo per raccontare la sua opera, ma per immettere nell’etere continui aggiornamenti: colazioni, viaggi, fidanzamenti, divorzi, gravidanze, campagne di beneficenza. Una densità di informazioni indispensabile per non scomparire nel marasma degli algoritmi. Eppure c’è chi ha detto no. C’è chi, a suo modo,  ha negato il consenso all’utilizzo della propria immagine, e ha cominciato a farlo in tempi non sospetti. Prima che la rivoluzione digitale portasse le informazioni nelle nostre tasche, 24 ore su 24.

Gli esempi nel panorama musicale

Partiamo col ritiro più eclatante della storia della musica italiana, quello di Anna Maria Mazzini, in arte Mina. La sua ultima volta su un palco risale all’agosto del 1978. Eppure La tigre di Cremona non ha mai smesso di appassionare gli italiani con la sua voce. Nonostante la sua volontaria scomparsa, Mina ha continuato a prestare la sua voce ad alcune star del panorama italiano. Tra le sue ultime collaborazioni ci sono inaspettati duetti con Blanco e Manuel Agnelli. In un’intervista dell’Ansa al figlio della cantante, questi ha dichiarato che la madre “ha abbandonato il personaggio Mina perché la persona è più forte del personaggio. Tanti artisti sono legati al loro personaggio, ma Mina sta benissimo da sola con se stessa”. Nella società dell’infodemia, viene quasi difficile credere che nascondere il proprio volto sia possibile, eppure lei ci è riuscita.

La maschera di Napoli

Facendo un salto generazionale, c’è chi, prendendo spunto da esempi come i Gorillaz o i Daft Punk, ha invece scelto di stare sul palco celando la sua identità. È l’esempio di Liberato, performer napoletano campione di ascolti su spotify, capace di riempire piazze e palazzetti senza rivelare il suo volto. Alcuni sostengono che non sia un singolo individuo ma parte di un collettivo artistico capace di fondere la tradizionale musica napoletana con le moderne vibrazioni elettroniche. Con un piccolo incidente burocratico, nel 2017 la Siae sembra aver svelato il nome dell’artista che però non ha confermato. Resta un dato: Liberato non racconta la sua vita personale. Non sappiamo cosa fa durante le sue giornate. Sappiamo che riempie le piazze e le fa esplodere con le sue potenti esibizioni. Tanto ci basta per ammirarlo.

Punk, vino e litanie

Poi ci sono quelli che scelgono l’isolamento. Che ogni tanto compaiono sui media con incursioni occasionali ma preferiscono di gran lunga la montagna, dove si contempla meglio il cielo stellato. Così è stato per Giovanni Lindo Ferretti, leader del gruppo punk CCCP, che già grande, decise di tornare nella sua casa in montagna a Cerreto Alpi, incastonato tra le rocce tra la Liguria, la Toscana e l’Emilia. Nessun social network, né una mail dove poterlo contattare. Chi voleva parlare con Ferretti, doveva scrivergli una lettera. Anche lui, disconnesso, eppure attivo nella vita musicale italiana. Ha ricominciato a solcare i palchi coi suoi vecchi compagni dei CCCP. Durante il concerto, non scatta selfie. Beve vino, fuma e interpreta i suoi brani come fossero antiche litanie.

Musica, yoga e montagna

Appare e scompare dai media un altro cantante italiano, giovane ma per niente mainstream. È Vasco Brondi. Appassionato di Yoga e amante della montagna. Anche lui ha scelto di ribellarsi alla continua connessione digitale. Registra le sue canzoni in una baita a 2500 metri, senza pensare a quanti ascolti farà, a quanti premi riceverà. Scrive e canta quello che pensa, quello che sente. Alcuni suoi brani sono poesie dove si sente la montagna.

Un filosofo nascosto

Brondi cita con frequenza il filosofo e docente sudcoreano Byung-chul Han, autore di molti testi sulla scomparsa dei riti, sulla ricerca della bellezza, sui pericoli della società moderna editi in Italia dall’editore Nottetempo. Byung-chul Han è un altro disconnesso. Anche lui, nonostante la sua continua produzione letteraria, non si fa vedere in tv. Difficilmente partecipa a festival e congressi. Non ha i social network né un sito dove comunicare. Se volete avere a che fare con lui, non potete fare altro che leggere i suoi libri oppure iscrivervi all’università di Berlino dove insegna Teoria della cultura.

Falsi nomi e milioni di copie vendute

Ma il filosofo coreano non è l’unica figura del mondo letterario che ha deciso di non curare la sua immagine personale. D’altronde la letteratura è piena di persone, come Elena Ferrante, che usano uno pseudonimo per pubblicare le proprie opere. La scrittrice italiana campione di incassi, nel 2016 è stata inserita dal Times nelle 100 personalità più influenti del mondo, eppure quasi nessuno sa quale sia il suo vero nome. Eccellente disconnessa, offre un gran rifiuto al narcisismo e si gode il suo isolamento, lontano dai flash e dagli algoritmi.

Scrivere in una baita

Altra figura centrale della letteratura italiana contemporanea è quella di Paolo Cognetti. Vincitore del premio strega nel 2017 con le Otto montagne, da cui è stato tratto un fantastico film, Cognetti ha scelto la disconnessione, vivendo in una baita a Estoul in Valle d’Aosta. Nel 2024 scrive e dirige il film-documentario Fiore Mio, con interviste ai “rifugisti” del Monte Rosa. Molti dei suoi testi sono ambientati in montagna. Il ragazzo selvatico, senza mai arrivare in cima, La felicità del lupo sono alcuni dei titoli che spopolano nelle librerie. Anche Cognetti ha rinunciato all’esaltazione dell’ego, eppure sono innegabili i suoi successi. Anche con lui abbiamo la conferma: esiste una vita oltre gli schermi.

La ribellione al narcisismo

Mina, Ferretti, Brondi, Byung-chul Han, Elena Ferrante, Cognetti sono solo alcuni degli esempi dei disconnessi. Ognuno, con la sua personale strada, ha scelto di non prestare il volto e l’anima alle isterie dell’informazione. Una scelta importante. Una ribellione al narcisismo dilagante. È quindi possibile vivere e lavorare senza sottostare al tritacarne mediatico. Certo, ci vuole il talento, a volte fortuna ma nel tempo della rincorsa alla visibilità, lo possiamo affermare con decisione: viva i disconnessi.

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di Andrea Moi - 6 Aprile 2025