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Dai funerali del Papa al 25 Aprile, la lezione di sobrietà della destra (e degli italiani) alla sinistra…

L'analisi

Dai funerali del Papa al 25 Aprile, la lezione di sobrietà della destra (e degli italiani) alla sinistra…

Politica - di Luca Nelson - 29 Aprile 2025 alle 11:47

L’Italia si sta risvegliando dallo shock per la perdita di Papa Francesco. La morte di un Papa è sempre uno shock per la comunità cattolica, ma lo è ancor di più per quella italiana e, in senso più ampio, per tutti gli italiani che, siano essi credenti o laici, sentono il pontificato come parte integrante della propria dimensione istituzionale. Tanto più in questa circostanza, dove la concomitanza delle celebrazioni del 25 aprile ha posto il Paese di fronte a una sfida: onorare la memoria del Pontefice mantenendo al contempo viva la commemorazione della Liberazione.
Il governo, chiarendo comunque che tutte le cerimonie erano ammesse, ha proclamato cinque giorni di lutto nazionale; il ministro per la Protezione Civile, Nello Musumeci, tra i maggiori responsabili della gestione dell’evento, ha invitato a una sobrietà adeguata.
Questa indicazione ha suscitato le critiche di molti esponenti dell’opposizione. Pier Luigi Bersani ha dichiarato: “Vengo da un omaggio per l’assassinio di 560 persone. Che mi si chieda sobrietà mi sembra una mancanza di decoro”. Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha commentato di non sapere cosa intendesse il governo per “sobrietà”. Anche il leader della CGIL, Maurizio Landini, ha espresso il suo dissenso, affermando che il 25 aprile “non è che si deve bere, non è che beviamo e quindi dobbiamo essere sobri”. Onestamente, che a Bersani la sobrietà sembri una richiesta eccessiva, che Sala abbia bisogno del governo per farsi spiegare il significato della sobrietà, e che Landini confonda l’invito con un richiamo all’astensione dagli alcolici, qualifica inequivocabilmente la strumentalità della contestazione. Tanto più considerando le esigenze di sicurezza pubblica, vista la presenza di 169 delegazioni internazionali e dei principali leader mondiali in Italia il 25 aprile. La stessa sottolineatura di Landini, che invitava a una “giornata di mobilitazione e di lotta”, conferma la fondatezza dell’invito al buon senso.
In questo contesto complesso, la più grande lezione di sobrietà è venuta dai cittadini italiani, che hanno partecipato agli eventi in memoria di Papa Francesco con compostezza e senza alcun eccesso, rendendo omaggio alla salma del Pontefice in un clima di profondo rispetto. Un ruolo fondamentale è stato svolto anche dagli uomini e dalle donne delle Forze Armate e dei Corpi dello Stato, che hanno garantito la sicurezza e la gestione dell’afflusso con grande professionalità e discrezione.
E, infine, prima di tutti, ha dato esempio di sobrietà e misura la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che, pur nella posizione di “padrona di casa”, ha evitato ogni tentazione di protagonismo, mantenendo un profilo pienamente istituzionale.
Mentre alcuni leader europei hanno cercato, come già fatto in passato con risultati discutibili, di utilizzare la presenza internazionale a Roma come palcoscenico per rilanciare la propria immagine di “mediatori di pace” tra Russia e Ucraina, Giorgia Meloni ha scelto una strada diversa. Ha partecipato con rispetto alla cerimonia per Papa Francesco, mantenendo comunque una pressione costante ma discreta che ha permesso, lontano dai riflettori, l’incontro storico tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky, così come il saluto che ha sancito la riapertura del dialogo tra Trump e Ursula von der Leyen. Entrambe le immagini che hanno fissato questi due momenti sono, dal lato comunicativo, l’elogio della sobrietà e, dal lato politico, l’elogio dell’efficienza.
I successivi colloqui con Volodymyr Zelensky e il pranzo con il presidente argentino Javier Milei hanno completato questo percorso, confermando, con due ultime pennellate da maestro, una diplomazia silenziosa ma concreta, capace di consolidare il ruolo dell’Italia come punto di equilibrio credibile nello scenario internazionale.
E proprio sul terreno dell’esibizionismo politico non sono mancate gravi mancanze di sobrietà. C’è stato chi ha tentato di arruolare il Pontefice nelle fila della CGIL e del Partito Democratico, piegando ad un uso strumentale il grande afflato con cui Papa Francesco si era sempre riferito a questioni come la giustizia sociale, la dignità del lavoro, la tutela dei più deboli. Maurizio Landini ha ripreso il richiamo del Papa a “fare rumore e combattere”, trasformandolo in un appello alla mobilitazione sindacale, mentre Elly Schlein ha accusato gli avversari politici di ipocrisia nei confronti dei migranti, dell’emergenza climatica e del diritto alla salute, attribuendo subliminalmente al Pontefice posizioni antigovernative. Dichiarazioni che, decontestualizzando il messaggio universale e profondamente spirituale del Papa, hanno tentato di ridurlo a una lettura parziale e militante, in evidente contrasto con lo spirito di unità e di raccoglimento che il momento richiedeva.
Purtroppo, non sono mancati nemmeno episodi di intolleranza e insulti sui social contro la senatrice a vita Liliana Segre, che aveva partecipato alle commemorazioni del 25 aprile a Pesaro. Un segnale preoccupante di quanto la polarizzazione, anche nei momenti più solenni, rischi di degenerare oltre ogni limite di decenza.
Alla luce di tutto questo, il richiamo alla sobrietà è apparso non solo un richiamo naturale e sentito, ma piuttosto un atto dovuto. Ci voleva proprio. Del resto, questi giorni ci hanno insegnato che si può non essere sobri anche senza bere.
Forse, se ci fosse ancora il grande Gaber, dovrebbe aggiungere un altro parallelismo alla sua canzone. La sobrietà è di destra, e la sinistra boh.

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di Luca Nelson - 29 Aprile 2025