
La centralità dell'Italia
Dare a Roma ciò che è di Roma. Tajani: “Parte da qui la spinta per la pace e il dialogo in Occidente”
Il ministro degli Esteri rivendica il successo: "La Capitale ha dimostrato di avere un'efficienza straordinaria e se n'è finalmente accorto tutto il mondo. Messaggi di congratulazioni da capi di Stato, sovrani e diplomatici"
Uno scatto, due uomini, il destino del mondo: Donald Trump e Volodymyr Zelensky, nella Basilica di San Pietro, intenti a parlarsi di pace. «Credo che stavolta ci sia la volontà di concludere», afferma il ministro degli Esteri e vicepremier azzurro Antonio Tajani, in un’intervista al Messaggero. Tuttavia, avverte, «la palla è nel campo della Russia», resta da vedere quale direzione vorrà prendere Vladimir Putin.
Roma si prende la scena che merita
Il ministro sottolinea il valore simbolico della scena: «Trasmette l’idea della centralità di Roma e dell’universalità della Chiesa». Roma, aggiunge, ha dato prova di un’efficienza straordinaria, riconosciuta a livello mondiale: «Mi sono arrivati molti messaggi di congratulazioni per la nostra capacità gestionale da parte di capi di Stato, di governo, sovrani e diplomatici».
La diplomazia romana verso la pace
Sulla possibilità di una pace imminente, Tajani invita però alla cautela: «Le immagini sono importanti. Ma magari bastassero». I fronti aperti sono molteplici: Ucraina, Medio Oriente, nucleare iraniano, senza dimenticare le guerre “dimenticate” in Africa, dal Sudan alla Somalia, ricorda l’azzurro.
Roma, ribadisce poi, potrebbe essere ancora una volta protagonista. Un vertice tra Trump e Ursula von der Leyen sulla ricostruzione Ucraina potrebbe svolgersi proprio nella Capitale. «Sull’incontro sono ottimista. Sono convinto che si farà», spiega Tajani, rilanciando un principio caro a Silvio Berlusconi: «L’Europa non può fare a meno dell’America e l’America non può fare a meno dell’Europa».
Quanto alla tempistica, il ministro non si sbilancia: «Stiamo lavorando». Non manca la stoccata ai profeti di sventura: «Piuttosto che preoccuparsi del fatto che ci sarà o meno, noi ci occupiamo perché ci sia». Le date possibili sono diverse: dall’inaugurazione del nuovo pontificato al vertice Nato di giugno. Tuttavia, Tajani insiste: «Credo che Roma sia la sede più opportuna».
L’asse euro-americano e la posizione su Kiev
Quanto al cambiamento di atteggiamento del tycoon, il forzista osserva che anche negli Stati Uniti cresce la consapevolezza della necessità di un buon rapporto con l’Europa. E chiarisce: «Trump ha ragione sul fatto che in materia di difesa e sicurezza il nostro continente debba fare di più».
Inoltre se l’America esclude l’ingresso immediato dell’Ucraina nell’Allenza Atlantica, Tajani indica un’altra via: «Mi pare che il percorso da avviare sia quello dell’ingresso dell’Ucraina nell’Unione Europea». L’Italia, garantisce, farà di tutto per favorire l’adesione di Kiev, auspicando al contempo un’accelerazione per l’ingresso dei Balcani prima del 2030.
Al Cremlino invece il titolare della Farnesina non fa sconti: «Sono i russi che stanno perdendo tempo e forzando la mano. Noi sosteniamo la mediazione di Trump». Il problema resta nei fatti: «i russi continuano a bombardare» nonostante le dichiarazioni ufficiali.
Roma Capitale d’Europa e la ricostruzione dell’Ucraina
Infine, tornando alla Capitale, Tajani conferma l’impegno per una riforma che garantisca a Roma poteri legislativi speciali e autonomia finanziaria, sul modello di Parigi, Berlino e Washington. Un progetto già avviato nella scorsa legislatura e ora in fase di approvazione.
Sullo sfondo, la Conferenza sulla ricostruzione dell’Ucraina, che si terrà sempre nella Città eterna il 10 e 11 luglio. «Ci lavoriamo da tempo», conferma Tajani, annunciando il coinvolgimento di imprese, enti locali e istituzioni. Un lavoro che deve cominciare subito, perché «va rimessa l’Ucraina nelle condizioni di tornare ad essere quella che era prima». Ma prima ancora, conclude il ministro, è urgente arrivare a «una pace seria, giusta, definitiva, che metta fine a questa vergogna».