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Dazi e Green Deal, Foti rilancia: “L’Italia ha una strategia: sostenere le imprese e tagliare i costi che le frenano”

Il ministro per gli Affari europei: "L’Europa impone vincoli, noi sosteniamo chi produce. Alcune misure andranno riviste: la strategia del governo non è emergenziale, ma di visione"

Europa - di Alice Carrazza - 11 Aprile 2025 alle 11:03

Una strategia lucida, quella del governo italiano, che non si lascia travolgere dai riflessi condizionati della geopolitica a “stallo e strisce”. Tommaso Foti, ministro per gli Affari europei, lo dice senza perifrasi: «Il governo Meloni fa ragionamenti più ampi. Vivere alla giornata complica le cose e può avere riflessi sull’economia mondiale notevoli, generando panico e avviando una spirale inflattiva». E su Donald Trump, nessun dubbio: il presidente americano ha giocato una partita tutta tattica, «un’evidente modalità per aprire una trattativa». Secondo il titolare del dicastero «il presidente americano ha giocato le sue carte: sapeva che sarebbero arrivate reazioni più o meno decise da molte parti, ma ha fatto ciò che riteneva utile per il suo interesse».

Foti: “Trump voleva arrivare a trattare”

Un cambio di rotta, quello del tycoon, ma che Foti vedeva già come un tentativo per arrivare a negoziare. «È possibile che anche la prudenza mostrata da alcuni ambienti vicini a Trump abbia influito. Tuttavia, credo che l’obiettivo dietro al suo costante ripetere “dazi-dazi-dazi” fosse quello di arrivare a trattare su tutti i flussi commerciali che interessano gli Usa. Non si può dire che non ci sia riuscito».

Il ministro, intervistato su La Stampa, non si presta a suggestioni sensazionalistiche. Sull’ipotesi di insider trading agitata da alcune testate americane, taglia corto: «Ci sono organi preposti a verificare queste cose. Non mi interessa fare lo Sherlock Holmes della situazione». E sulla prevedibilità di Trump, ribadisce: «Che il presidente americano sia imprevedibile non è una novità. Comunque, in America ha ricevuto la fiducia popolare. L’Italia deve avere una sua strategia, inserita in quella europea».

Meloni a Washington: oltre i dazi

Il baricentro in ogni caso resta Bruxelles. «Se la politica dei dazi continua, l’Ue dovrà reagire. La stella polare deve essere superare questa fase e rafforzare la coesione dell’Occidente», dichiara Foti. Il viaggio di Giorgia Meloni a Washington, sottolinea, non era finalizzato solo a discutere di dazi. Sul tavolo, infatti, ci sono diversi dossier cruciali, tra cui la guerra in Ucraina, «che ora sembra scomparsa dal dibattito».

«Bisognerà affrontare anche la questione delle spese militari in rapporto al Pil dei Paesi Nato e, perché no, parlare del sistema di difesa che coinvolge l’Unione Europea. I dazi sono una parte del nostro rapporto con gli Usa». E sul rinvio di 90 giorni delle tariffe su acciaio e alluminio, il giudizio è netto: «La calma predicata da Giorgia Meloni su eventuali reazioni di pancia era la giusta strategia. Con Trump bisogna saper rispondere in maniera efficace, non speculare».

Dalla Cina all’Europa: risposte strategiche

Lo stesso vale per il dossier Cina: «Trump ha usato spesso toni moderati nei confronti di Xi Jinping, ma tra i due Paesi non ci sono forse stati abbastanza segnali di apertura. Vedremo come andrà, ma per ora questa è la dimostrazione che rispondere in modo reattivo non è sempre la soluzione. Se Pechino avesse adottato una posizione ferma ma interlocutoria, come l’Europa, forse avrebbe ottenuto risultati differenti».

Sulla possibilità di negoziati “straordinari” con dazi sotto il 10%, Foti liquida con una punta di ironia le ipotesi giornalistiche: «Dare delle cifre in questo momento non ha senso. Francamente non mi interessa entrare nei dettagli di quello che ritengo solo folklore mediatico. L’Italia si presenterà con la linea della premier, sostenuta da una maggioranza compatta, a differenza di un’opposizione disordinata che si limita a urlare e a rispondere con volgarità».

Foti: “Competitività al centro del piano economico”

Poi c’è la questione più corposa, quella economica. L’annuncio di Trump è arrivato appena un giorno dopo che il governo italiano ha lanciato un pacchetto da 25 miliardi di euro per sostenere le imprese, fondi rimodulati dal Pnrr. «Ma non è un piano di reazione ai dazi», afferma il ministro. Se domani venissero eliminati, non significherebbe che tutto è risolto. La bussola resta la competitività: ridurre i costi energetici e burocratici delle imprese. L’Ue, con il Green deal, ha introdotto vincoli che pesano sulle aziende: alcune misure andranno quindi riviste per sostenere il sistema produttivo, non solo nel breve termine».

Pnrr, coesione e cybersecurity

Sulle tempistiche: «Stiamo ancora raccogliendo proposte dalle parti sociali e avvieremo tavoli specifici. Ogni settore ha esigenze diverse. Quando avremo definito le misure, le presenteremo in Parlamento. Il negoziato con l’Europa sul Pnrr è continuo: siamo alla settima rata, ci confrontiamo ogni settimana».

E sui fondi di coesione, fruibili per la difesa? Anche qui, chiarezza e fermezza: «Si fa quello che serve. Ma chi sostiene la tesi che quei fondi possono essere usati per acquistare armi non ha letto la normativa. Al limite si potrà includere al suo interno altri capitoli di spesa, come la cybersecurity. Che in Italia non lo si voglia comprendere è un altro discorso».

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di Alice Carrazza - 11 Aprile 2025