CERCA SUL SECOLO D'ITALIA

Dazi, l’intervista di Foti a “La Repubblica”

Non solo Trump, sos su Pechino

Dazi, l’alert di Foti: occhio a Pechino, “rischiamo un’invasione di prodotti cinesi a basso prezzo”

Il ministro: “In realtà vedo in Trump uno stop and go che mi sembra tattico. Piaccia o no, questo è lo schema: bisogna saperci stare“. E ancora: "La premier sarà a Washington come Italia e potrà avere un ruolo strategico per facilitare il dialogo. Ridiscutere il partenariato con la Cina? L’Italia sta con l’Occidente"

Economia - di Bianca Conte - 14 Aprile 2025 alle 12:28

Nel cuore dell’intervista rilasciata a Repubblica, il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Tommaso Foti, ha messo nero su bianco una preoccupazione che dovrebbe scuotere Bruxelles e le cancellerie europee: «Rischiamo presto un’invasione di prodotti cinesi a basso prezzo». Un monito forte, che arriva mentre l’Unione Europea appare ancora troppo timida nell’alzare barriere a tutela delle proprie imprese e del lavoro dei cittadini europei. Non solo. Proprio rispondendo alla prima domanda dell’intervistatore il ministro di FdI spazza via dubbi ed equivoci possibili sulla missione della premier a Washington: Il premier Meloni nella sua trasferta in Usa «sarà lì come Italia. E per una volta, come ha certificato Standard & Poor’s, non come un Paese pieno di debiti, ma con conti in ordine».

Lo afferma con nettezza il il ministro per gli Affari europei, ricordando che «è stato per primo Trump a dire che la questione dei dazi, che è innanzitutto europea, sarà trattata con il blocco europeo». E ancora. «Dall’inizio sosteniamo: evitiamo una guerra commerciale, la soluzione non può essere un’escalation. I dazi sono un tema prioritariamente gestito dalla Commissione, ma Meloni può avere un ruolo strategico per facilitare il dialogo. Poi è chiaro che in un incontro bilaterale saranno sul tavolo altri dossier bilaterali. Ad esempio, gli investimenti delle imprese Usa in Italia».

Dazi, Foti: «Rischiamo presto un’invasione di prodotti cinesi a basso prezzo»

Ma è chiaro, già nell’incipit dell’intervista, che il vero snodo sembra essere il rapporto con la Cina. E allora la domanda sorge spontanea: Trump ci chiederà di applicare dazi anche ai cinesi? E la risposta, altrettanto conseguentemente, acclara: «C’è un dato che come europei dobbiamo tenere presente, a prescindere dalla visita di Meloni a Trump: la sovra-produzione cinese. Pechino non riesce ad assorbire la produzione interna. E quindi, rischiamo presto un’invasione di prodotti cinesi a basso prezzo», avverte Foti. Che a stretto giro aggiunge anche: «Credo che l’Europa debba pensare a misure di salvaguardia, in prospettiva. Anche perché i dazi di Trump alla Cina favoriscono la diversificazione del mercato cinese. E aumentano i rischi, per noi».

Dazi, Foti: «Serve una barriera Ue»

E il ministro non parla per slogan. Dietro le sue parole c’è una realtà che molti fingono di non vedere: Pechino ha da tempo avviato una strategia commerciale aggressiva, inondando i mercati occidentali di merci a basso costo, spesso prodotte in condizioni che non rispettano né standard ambientali. Né diritti dei lavoratori. E l’Europa, invece di rafforzare il proprio presidio economico, continua a dividersi su quote e dazi, mentre le sue industrie rischiano la chiusura o la delocalizzazione.

Serve una visione a lungo termine

Ma Bruxelles – fa notare Repubblica – propone più commercio con Pechino. «Inutile nascondersi – replica Foti –: c’è chi in Europa pensa che una soluzione al problema della nuova politica commerciale americana possa essere quella di puntare di più sulla Cina. Ma – sottolinea anche il ministro contestualmente – chi così ragiona, fa di conto solo nel breve e non in prospettiva. Altrimenti saprebbe che già oggi la bilancia commerciale tra Ue e Cina è assai deficitaria».

Foti: il punto “dazi zero”

E dunque, viene e chiesto a Foti nell’intervista, clausole di salvaguardia verso la Cina. E poi? Diretta la domanda, diretta la risposta: «Meloni punta su un mercato unico transatlantico, a “dazi zero”». Anzi, di più. E spiega meglio il ministro: «Il primo passo deve essere quello di ridurre l’impatto delle barriere. Il secondo, “dazi zero”. Creando il più grande bacino commerciale e produttivo del mondo. Per una crescita globale impetuosa». Ma, come rileva lo stesso Foti, «i temi sono molti. Ad esempio: non ha molto senso che gli americani impongano dazi all’Europa su acciaio e alluminio, se i cinesi hanno una sovra-produzione di questi materiali. L’unico effetto è deprimere chi può collaborare con te. Bisogna trovare un accordo».

Da Trump un tattico “stop and go?”

E in questo contesto su Trump e i dazi e le possibilità di accordo con il presidente Usa, Foti osserva anche: «In realtà vedo in Trump uno “stop and go” che mi sembra tattico. Piaccia o meno, questo è lo schema. Bisogna saperci stare. Flessibili e con la schiena dritta». Insomma, il grido d’allarme lanciato da Tommaso Foti merita attenzione e sostegno. Troppo spesso la difesa dell’economia nazionale è stata bollata come “protezionismo”, come se tutelare il lavoro italiano fosse un peccato.

L’alert del ministro: è ora di agire

Invece è un dovere. L’Europa ha bisogno di riscoprire la propria forza industriale e commerciale, smettendola di fare la maestrina con le proprie aziende mentre chiude gli occhi di fronte agli squilibri provocati da un colosso come la Cina. È tempo di recuperare centralità economica e difendere la qualità dei nostri prodotti dalla concorrenza sleale. Le parole di Foti non sono una semplice dichiarazione politica: sono una chiamata alla responsabilità. È ora di agire.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

di Bianca Conte - 14 Aprile 2025