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Dazi Trump, Meloni: al via la trasferta a Washington

Accordi e disaccordi

Dazi, Trump passa palla alla Cina: “È Pechino che deve fare accordi con noi”. Meloni, missione al via: possiamo superare ogni ostacolo

Il presidente Usa passa la mano a Pechino e intanto chiede l'impegno ai partner americani a limitare affari con la Cina. La premier pronta alla trasferta a Washington, benedetta da Bruxelles. E tra ottimismo e determinazione rilancia: "Momento difficile, ma faremo del nostro meglio come sempre"

Esteri - di Redazione - 16 Aprile 2025 alle 08:55

Nella partita a scacchi sui dazi Donald Trump sceglie una mossa di attesa e poi manda avanti la torre: il presidente degli Stati Uniti, dopo l’escalation con Pechino, attende le decisioni della controparte e intanto fa sapere che gli «Usa proporranno tariffe più basse a chi isola la Cina». Ossia: l’amministrazione Trump intende usare le trattative sui dazi per fare pressione sui partner commerciali americani affinché limitino i loro rapporti con la Cina.

Nel frattempo, sul fronte Ue-Stati Uniti pochi progressi nel colmare le divergenze sul commercio, con i funzionari americani che hanno indicato che la maggior parte dei dazi contro l’Unione europea non saranno rimossi immediatamente. L’inquilino della Casa Bianca ha dunque respinto per il momento la proposta europea sulla rimozione di tutte le tariffe doganali sui beni industriali, incluse le auto. Ed è in questo scenario complesso che si inserisce anche la missione della premier Giorgia Meloni negli Stati Uniti. Un viaggio strategico, che si colloca proprio nel mezzo delle trattative tra le due sponde dell’Atlantico.

Dazi, Trump chiede l’impegno ai partner americani a limitare affari con la Cina:

«La palla è nel campo della Cina»: Donald Trump passa la mano a Pechino. Il presidente degli Stati Uniti, dopo l’escalation attende le decisioni della controparte. A evidenziarlo anche la dichiarazione affidata alla portavoce Karoline Leavitt. «La Cina ha bisogno di fare un accordo con noi. Noi non abbiamo bisogno di fare accordi con loro. Non c’è nessuna differenza tra la Cina e ogni altro paese, se non per il fatto che la Cina è molto più grande», le parole di Trump, che ha adottato tariffe complessive del 145% nei confronti del paese asiatico. Pechino, dice il presidente degli Stati Uniti, «vuole quello che abbiamo e che tutti i paesi vogliono: i nostri consumatori. Hanno bisogno di nostri soldi». Per tutti i Paesi intanto, tranne che per la Cina, i dazi sono stati congelati per 3 mesi.

«È Pechino che deve fare accordi con noi»

«Il presidente è aperto ad un’intesa, ma è la Cina che ha bisogno di fare un accordo», dice Leavitt, che fa il punto sul quadro generale dei colloqui tra Washington e il resto del mondo. «Più di 75 paesi ci hanno contattato con proposte di accordi, c’è molto lavoro da fare. Riteniamo di poter annunciare intese molto presto. «Abbiamo avuto più di 15 accordi, pezzi di carta, messi sul tavolo. Sono proposte che vengono valutate, non voglio anticipare nessun annuncio», rilancia la portavoce a poche ore dall’arrivo del presidente del Consiglio Giorgia Meloni, attesa alla Casa Bianca per domani, giovedì 17 aprile.

Washington-Bruxelles: nessuna intesa dopo il primo round di negoziati

Trump ha chiarito la scorsa settimana che l’Unione europea viene considerata un blocco unico nelle trattative. Bruxelles ha inviato a Washington il commissario europeo al Commercio Maros Sefcovic, che nella capitale a stelle e strisce ha avuto un primo incontro con il segretario al Commercio Howard Lutnick e con l’ambasciatore Jamieson Greer, rappresentante per il Commercio. L’Ue «rimane costruttiva nei confronti degli Usa e pronta a un accordo equo, che comprenda la reciprocità attraverso la nostra offerta di tariffe zero a zero sui beni industriali e il lavoro sulle barriere non tariffarie», ha detto Sefcovic.

Dazi Trump-Ue: zero a zero

Intanto però, sul fronte Washington-Bruxelles, l’ultimo round sulla scacchiera si è concluso per il momento senza vincitori e intese concrete. E anzi, con un chiaro “no” da parte americana alla proposta europea di rimuovere completamente i dazi sui beni industriali, automobili incluse. A nulla è valsa la mossa distensiva di Bruxelles: un’apertura che avrebbe potuto segnare una svolta nei rapporti economici transatlantici. Per l’amministrazione americana, azzerare i dazi significherebbe rinunciare a un’arma strategica nel braccio di ferro con l’Europa. La risposta è stata tranchant: gli europei possono compensare le imposte attuali aumentando i propri investimenti e le esportazioni verso il mercato statunitense. Uno zero a zero che per ora sa di stallo: servono nuove strategie.

Dazi Usa, primi accordi in vista, e domani arriva Giorgia Meloni

Ed è in questo contesto che il presidente del Consiglio Meloni sarà domani a Washington: una trasferta impegnativa benedetta da Bruxelles. Il giorno dopo, sarà a Roma il vicepresidente americano J.D. Vance. Saranno giorni importanti. «Sappiamo che siamo in un momento difficile, vediamo come andrà nelle prossime ore. Faremo del nostro meglio, come sempre. Sicuramente sono consapevole di quello che rappresento e di quello che sto difendendo», ha detto la premier, sottolineando tra ottimismo e determinazione: «Ricordiamoci che abbiamo la forza, la capacità, l’intelligenza e la creatività per superare ogni ostacolo».

Meloni in missione a Washington tra ottimismo e determinazione

Un viaggio strategico, che si colloca proprio nel mezzo delle trattative tra le due sponde dell’Atlantico. Il presidente del Consiglio ha voluto chiarire fin da subito la portata della sua presenza a Washington: e tra ottimismo e risolutezza, Meloni ha voluto infondere fiducia. Parole, le sue, che suonano come un incoraggiamento, ma anche come un chiaro segnale: l’Italia non resterà spettatrice passiva nel gioco delle grandi potenze.

 

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di Redazione - 16 Aprile 2025