
L'Italia non dimentica
Fabrizio Quattrocchi, 21 anni dopo: la lezione dell’eroe italiano resta scolpita nella nostra memoria (video)
«Vi faccio vedere come muore un italiano»: la sua frase è rimasta scolpita nella memoria di tutti gli italiani. Ricorre oggi il ventunesimo anniversario dell’uccisione di Fabrizio Quattrocchi, componente di una compagnia privata rapito a Baghdad insieme ad altri tre italiani il 12 aprile del 2004.
Il sequestro di Quattrocchi e di Maurizio Agliana, Umberto Cupertino e Salvatore Stefio, fu compiuto dalla Brigata Verde del Profeta, una delle sigle di riferimento del gruppo terrorista islamico di Al Qaeda. Al momento del rapimento, i quattro si trovavano in Iraq già da alcuni mesi. Per Fabrizio Quattrocchi quella era la prima missione all’estero. Venne ucciso due giorni dopo il sequestro con un colpo di pistola alla nuca. Prima di morire, però, ebbe il tempo di rivolgersi agli assassini e pronunciare un’ultima frase, ‘«Vi faccio vedere come muore un italiano».
“A 21 anni dalla sua uccisione, ricordiamo Fabrizio Quattrocchi. Con le sue parole, ‘vi faccio vedere come muore un italiano’, ha dimostrato coraggio e orgoglio nazionale. L’Italia non dimentica”, scrive sui social la premier Giorgia Meloni.
“Vi faccio vedere come muore un italiano”
Uno dei terroristi islamici aveva raccontato gli ultimi momenti dell’eroe italiano al Sunday Times. Fabrizio avrebbe detto a uno dei sequestratori: “Tu che parli italiano concedimi un desiderio, toglimi la benda e fammi morire come un italiano“.
CHE NESSUNO DIMENTICHI
Onore a Fabrizio Quattrocchi e a tutti gli italiani che si sono sacrificati per questa ingrata e Venduta Italia.
ONORE A VOI TUTTI 🫡 pic.twitter.com/6NN5bhpbdn
— elisamariastella (@elisamariastel1) April 2, 2025
L’inviato Rai Pino Scaccia aveva descritto dettagliatamente quel drammatico video, censurato a lungo, prima che circolasse in versione integrale sul web. «Fabrizio Quattrocchi è inginocchiato, le mani legate, incappucciato. Dice con voce ferma: “Posso toglierla?” riferito alla kefiah. Qualcuno gli risponde “no”. E allora egli tenta di togliersi la benda e pronuncia: “Adesso vi faccio vedere come muore un italiano”. Passano secondi e gli sparano da dietro con la pistola. Tre colpi. Due vanno a segno, nella schiena. Quattrocchi cade testa in giù. Lo rigirano, gli tolgono la kefia, mostrano il volto alla telecamera, poi lo buttano dentro una fossa già preparata. “È nemico di Dio, è nemico di Allah”, concludono in coro i sequestratori».
Fabrizio Quattrocchi, medaglia d’oro al valore civile
Il video venne trasmesso dalle televisioni di tutto il mondo. Due anni dopo, nel 2006, Quattrocchi ricevette la medaglia d’oro al valore civile per il coraggio dimostrato pochi istanti prima di essere assassinato.
Originario di Catania, Quattrocchi viveva da tempo a Genova. Una volta congedatosi dall’Esercito, aveva fatto il panettiere nel forno del padre, attività ceduta nel 2000. Il cambio radicale della sua vita avvenne nel 2001 quando, già sottufficiale di Fanteria, riservista, con un brevetto di parà e profondo conoscitore delle arti marziali, decise di diventare una guardia del corpo. Iniziò così a collaborare con agenzie di security di Genova nei locali notturni come addetto alla sicurezza e poi come body guard. Dopo pochi mesi trovò lavoro come addetto alla sicurezza presso una ditta di investigazioni e servizi di sicurezza alla quale si rivolse un’azienda statunitense per un incarico in Iraq. I resti di Fabrizio Quattrocchi furono fatti poi ritrovare nei mesi successivi in seguito a una mediazione condotta anche tramite la Croce Rossa.