CERCA SUL SECOLO D'ITALIA

marine le Pen

La reazione

Francia, l’ora più buia di Marine Le Pen: “La tirannia dei giudici ha sganciato la bomba nucleare, ma non ci piegheremo…”

La guida della destra francese: "È un colpo di Stato giudiziario. Ci hanno rubato le legislative, non lasceremo che ci rubino anche le presidenziali!"

Europa - di Alice Carrazza - 1 Aprile 2025 alle 16:26

Hanno premuto il tasto rosso. Con la freddezza di un colpo ben assestato, la giustizia francese ha infatti sganciato «la bomba nucleare», come l’ha definita Marine Le Pen, condannandola a cinque anni di ineleggibilità con esecuzione immediata. Tradotto: niente candidatura per l’Eliseo nel 2027. Ma la leader del Rassemblement National non intende indietreggiare: «Non ci faremo mettere i piedi in testa e difenderemo il diritto dei francesi di votare per chi vogliono», ha tuonato di fronte ai suoi deputati riuniti all’Assemblée Nationale. Il tono è di battaglia, il lessico da mobilitazione generale.

Le Pen: “Chi è sovrano? Il popolo o i magistrati?”

Per Le Pen, la sentenza sa d’ingiustizia fatta sistema. «Mi si dice: è una decisione giudiziaria. No, è una decisione politica!», ha scandito. Poi l’affondo: «L’elezione presidenziale era l’obiettivo dichiarato dei magistrati. L’esecuzione provvisoria è stata decisa per impedirmi di candidarmi». In gioco, a suo dire, non c’è solo il trono di Francia, ma la libertà dei cittadini che proprio da lei si sentono rappresentati. «Ci hanno rubato le legislative, non lasceremo che ci rubino anche le presidenziali!».

Nel suo discorso, Le Pen non risparmia nulla. Accusa un sistema che, sentendosi minacciato dalla possibile vittoria del Rn, si sarebbe attivato per neutralizzare la concorrenza con l’arma giudiziaria. «In vicende gravi come questa, le maschere cadono», dice. «Avversari sinceramente legati alla democrazia si sono scandalizzati per questa decisione. Ma ce ne sono stati anche, senza scrupoli né morale, che si sono rallegrati. I francesi giudicheranno questi comportamenti».

La magistratura nel mirino

La guida indiscussa della destra francese collega la sua condanna a un documento del Sindacato della magistratura, «diffuso lo scorso giugno, che invitava i magistrati a impedire al Rassemblement National di arrivare al potere». «È una minaccia non solo nei nostri confronti, ma nei confronti degli elettori», dichiara. Poi una promessa: «Tutti gli strumenti legali saranno esaminati e utilizzati. Chiederemo che un appello si svolga nel più breve tempo possibile. C’è forse anche una via legislativa che valuteremo».

Marine esclude categoricamente di ricorrere al potere di grazia del presidente Emmanuel Macron. Non solo perché significherebbe, di fatto, inginocchiarsi davanti al suo avversario politico, ma anche perché «si applica a una decisione definitiva», come ha precisato su Tf1. «Ho fiducia nella capacità di una corte d’appello di analizzare questo caso con neutralità e scoprire che in realtà non avevamo nulla da rimproverarci».

Bardella: “Una deriva gravissima”

Al suo fianco, Jordan Bardella non arretra di un millimetro. Il presidente del Rn parla di «tirannia dei giudici», accusa «un processo politico» e si dice convinto che «i giudici abbiano deciso di escluderci in modo puro e semplice dalla corsa all’Eliseo». Denuncia «una decisione sproporzionata, che non rientra nella giurisprudenza del Consiglio costituzionale, che è una negazione pura e semplice dello Stato di diritto».

Ma il giovane 29enne, considerato ormai l’erede di Le Pen, si rifiuta — almeno per ora — di indossare la fascia del piano B. «Non mi colloco come un’alternativa», dice, mentre conferma: «Manifestazioni e volantinaggi a partire da questo fine settimana. Credo che i francesi debbano indignarsi».

La reazione popolare sarà il vero banco di prova: «Milioni di francesi da ieri sono pieni di sdegno», assicura Bardella. Il cui compito sarà ora quello di incarnare la continuità del movimento senza apparire come un sostituto improvvisato.

Le ipotesi di ricorso per Marine

Gli avvocati di Le Pen intanto valutano la via del Qpc — la Question prioritaire de constitutionnalité — come carta da giocare per invalidare l’esecuzione provvisoria. Ma non sarà facile: la Corte di Cassazione si è già pronunciata contro, appena pochi mesi fa, nel caso dell’ex sindaco di Tolone, Hubert Falco. Anche il ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo, benché tecnicamente possibile, potrà essere intrapreso solo dopo l’esaurimento di tutte le vie di ricorso nazionali. Inoltre, come si ricorda su Le Figaro, «la Cedu è riluttante a interferire con gli equilibri interni degli Stati membri».

Le Pen: “Questa indignazione è un motore”

«Non si tratta solo di eliminare la candidata alle presidenziali, si vuole anche uccidere il partito politico», sentenzia Marine. E poi l’appello finale: «Ovunque andiate, dite ai francesi che possono contare su di noi. Saremo presenti fino alla fine, fino alla vittoria!».

E se toccasse a Bardella?

Il consenso non vacilla, anzi si rafforza. Un sondaggio Toluna Harris Interactive pubblicato martedì per Rtl fotografa un partito tutt’altro che piegato: Jordan Bardella, se fosse lui il candidato di partito alle presidenziali del 2027, raccoglierebbe tra il 35% e il 36% delle intenzioni di voto. Le Pen, nel sondaggio Ifop pubblicato alla vigilia della sentenza, era data al 37%. Numeri vicini, che però non devono mai essere presi come un oracolo. L’elettorato lepenista è «molto personale», avverte Benjamin Morel, docente di diritto pubblico all’università Paris-Panthéon-Assas. Tuttavia, «la sua ineleggibilità cambia le cose. Questa sentenza potrebbe scatenare un’offensiva ben oltre il Rn contro i fondamenti stessi dello Stato di diritto».

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

di Alice Carrazza - 1 Aprile 2025