
Il bilaterale negli Usa
Il dietrofront di Trump ammutolisce la sinistra anti-italiana. Berlino “benedice” il viaggio di Meloni e Parigi abbassa le penne
La sospensione di 90 giorni dei dazi è un ottimo viatico per la trasferta della premier negli Usa. Dopo il sostegno di von der Leyen anche la Germania plaude al "contributo italiano". La Francia smentisce le preoccupazioni e e le opposizioni nostrane restano senza voce
Il vistoso dietrofront di Donald Trump con l’annuncio di una pausa di novanta giorni sui dazi è un ottimo viatico per la missione di Giorgia Meloni negli Usa. Se tutta l’Europa può tirare un sospiro di sollievo e sta pensando a congelare il pacchetto di contro-tariffe approvato ieri, il viaggio della premier, attesa giovedì alla Casa Bianca, si colloca in un’atmosfera decisamente più conciliante per aprire un tavolo di trattative, obiettivo primario del governo italiano.
La tregua di Trump è un buon viatico per un negoziato
La notizia della “tregua” del presidente Usa verso la Ue (sulla Cina nessun passo indietro), che coglie il governo durante la cena al Quirinale con i reali britannici, è accolta come una buona notizia da Palazzo Chigi. Il ministro Antonio Tajani la definisce una “decisione positiva che può favorire il negoziato”. Anche il titolare dell’Economia. Giancarlo Giorgetti, apprezza l’iniziativa che conferma la necessità di usare razionalità e sangue freddo evitando reazioni non ponderate. “Bisogna ragionare a mente fredda. Non si possono fare interventi che mettono a rischio la finanza pubblica, in modo casuale e generico come fatto in passato”.
Bruxelles e di Berlino plaudono alla missione di Meloni
Nessun si illude, resta da capire dove davvero vuole arrivare Trump e cosa realmente chiede all’Europa (soprattutto in chiave anti-Cina). In questo quadro Meloni si conferma ancora di più l’emissario migliore per Bruxelles che fatica non poco a dialogare con Washington. Se la premier può contare sul sostegno di Ursula von der Leyen (che invece non ha ancora avuto un bilaterale con The Donald), anche Berlino si espone e guarda di buon occhio il prezioso contributo italiano per risolvere il rompicapo dei dazi Usa che da giorni terremotano le Borse. “Qualunque iniziativa sulla strada del negoziato è la benvenuta: questa la posizione del cancelliere Friedrich Merz, che fa sapere che la prossima settimana sarà a Washington e due giorni fa ha avuto un colloquio telefonico con Meloni. Anche la Germania (che dopo 60 anni avrà di nuovo un ministro degli Esteri della Cdu) dunque “benedice” la trasferta americana di Meloni. Il presidente tedesco del Ppe Manfred Weber è molto esplicito: “Accolgo con favore tutti i tentativi di parlare con Trump. Meloni e Tajani lavorano per difendere gli interessi dell’Europa”.
Dopo i capricci la Francia ci ripensa: non siamo preoccupati
Anche Parigi, che ieri ha tentato l’arma spuntata del boicottaggio del bilaterale Meloni-Trump, è tornata a più miti consigli. Dopo le parole del ministro dell’Industria francese Marc Ferracci sull’ipotesi “rischio per l’unità europea”, subito freddate da Fratelli d’Italia, è arrivata la precisazione della portavoce del governo. “Parigi non è preoccupata e tutte le voci che permettono un dialogo con gli Usa sono le benvenute”, dice in serata Sophie Primas.
Sinistra senza voce dopo la notizia della ‘tregua’ degli Usa
Se l’Europa guarda con grandi aspettative all’incontro della premier allo Studio Ovale del 17 aprile, la sinistra italiana resta spiazzata e senza voce. Dopo aver strumentalizzato per un’intera giornata le “eleganti” parole di Trump sul fattore “C”, levate di scudi e ironie, da Renzi a Schlein da Conte a Bonelli, per attaccare il viaggio oltreoceano di Giorgia Meloni “baciapile” con il cappello in mano, è costretta a ripiegare. È proprio il presidente Usa con la sospensione provvisoria dei dazi ad ammutolire le opposizioni anti-italiane, per una volta unite ma nel chiedere, udite udite, che la premier annulli la missione.