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Il nuovo trend del mainstream è la “fasciofobia”. Nuove paure come arma contro la speranza

Fobie e follie

Il nuovo trend del mainstream è la “fasciofobia”. Nuove paure come arma contro la speranza

Dall'eco-ansia alla fasciofobia. Dagli Stati Uniti è in arrivo un'altra isteria fabricata dai progessisti. Il nuovo disagio è legato alla convinzione che con dei leader “cattivi”, ovviamente di destra, possano accadere eventi negativi per il proprio paese.

Cultura - di Andrea Moi - 13 Aprile 2025 alle 07:00

Mentre il pianeta affronta nuove e drammatiche crisi, c’è una parte della società che sembra vivere in una bolla. Questa mondo si nutre di parole e paure che appartengono a uno spazio chiuso che alimenta nuove forme di fobie. Il marchio di fabbrica è della sinistra progressista occidentale.

Dall’eco-ansia alle nuove paure

Fino a poco tempo fa imperversava l’eco-ansia, ossia la paura per il futuro del pianeta legata all’inquinamento. Questa paura ha colpito soprattutto le giovani generazioni che si informano sui media digitali e sui canali social.

Basti pensare che nel 2018, l’osannata Greta Thunberg, rilanciò un articolo dove si sosteneva che se il mondo non avesse cambiato le sue politiche sull’ambiente, nel 2023 l’umanità sarebbe stata spazzata via. Siamo nel 2025. L’umanità non è stata spazzata via ma le uscite della Thunberg e le isterie di tanti altri “vip”, hanno contribuito a far crescere l’ansia.

Una nuova forma di fobia si aggira per l’Occidente

Come se non bastasse, dagli Stati Uniti arriva un altro curioso regalo, la cosiddetta “politcal anxiety”. Questo nuovo tormentone nasce dopo la prima vittoria di Trump alla casa bianca nel 2016. Jeremy P. Saphiro, professore associato di scienze patologiche alla Case Western University, ha raccontato di una sua paziente afflitta da questa forma particolare di fobia maturata dopo la vittoria di The Donald. Il disagio è legato alla convinzione che con dei leader “cattivi” possano accadere eventi negativi per il proprio paese.

Arriva la fasciofobia

La political anxiety è sbarcata in Italia tramite alcuni media digitali e trasformata qui col singolare nome di “fasciofobia”.  Su “The vision” tra i primi ad aver raccontato questo fenomeno, hanno scritto che “l’ansia è per sua natura un meccanismo di difesa per proteggersi da qualcosa, che sia un pensiero intrusivo, un evento reale o una preoccupazione. Forse dovremmo accettarlo e considerarlo come qualsiasi altro problema psicologico, a costo di dire ai nostri analisti che abbiamo gli attacchi d’ansia perché il mondo è sempre più fascista”.

Di questa nuova forma di fobia, per fortuna, i giovani italiani non sanno ancora nulla. Eppure nei prossimi mesi è prevedibile che questo termine verrà sempre più citato. Nascerà probabilmente un effetto a catena che andrà ad aggiungersi alla paura per le condizioni ambientali del pianeta.

La vera patologia da curare

D’altronde in Italia c’è tutto un ambiente politico e mediatico che usa a sproposito le parole, parlando di ritorno del fascismo, violazione dei diritti e repressione delle libertà. Gli italiani non hanno abboccato. Eppure ci sono migliaia di giovani che cadono vittime di queste mistificazioni e che, oltre a dover subire le pressioni psicologiche derivanti da una condizione internazionale di instabilità, devono subire i macabri racconti del mainstream nostrano che vede costantemente il duce risorgere tra gli scranni del parlamento. Questa sì, una vera e propria patologia che andrebbe attenzionata dagli psicologi.

Vittime e carnefici di questa narrazione

Senza sviscerare i dati che potrebbero mettere in discussione la concretezza di queste fobie, quello che è interessante analizzare è come la somma delle nuove emergenze si vada ad accumulare nelle menti delle giovani generazioni. Va ricordato che la pandemia ha fatto segnare un drastico aumento di disturbi mentali tra gli under 35. Secondo l’OMS ne soffre un ragazzo su 7 tra i 18 e i 24 anni. Tutto questo poggia su un terreno già fertile di diffusa fragilità psicologica.

Vanno però distinti i campi. Da una parte c’è chi cavalca queste preoccupazioni utilizzandole come strumenti di pressione o, peggio ancora, di aggregazione politica. Dall’altra ci sono tanti ragazzi sotto i 30 anni, che subiscono questa influenza negativa che erode la loro intraprendenza.

I danni indotti dalle ansie fabbricate da media e politica

Raccontare a un 17enne che il mondo è sull’orlo dell’abisso e che tra pochi anni l’umanità potrebbe essere spazzata via, non lo induce di certo ad aumentare la propria intraprendenza lavorativa o a progettare la costruzione di una famiglia.

Sia chiaro, nessuno si illude di vivere in un mondo fatato ma crisi, conflitti, pandemie e catastrofi sono una costante della storia. L’umanità ha saputo rialzarsi da scenari ben peggiori rispetto a quelli che stiamo vivendo. La bolla nella quale l’occidente si è rinchiuso, rischia di diventare solo una losca proiezione. Una gabbia che ci stiamo costruendo da soli. Mentre il mondo disallineato, a sud e ad Est con tutti i suoi limiti e le sue contraddizioni, cresce a dismisura, noi ci auto infliggiamo punizioni. Il danno più importante è che stiamo seminando ansie e preoccupazioni tra chi dovrebbe non solo costruire il futuro ma aggredirlo con la fame della gioventù.

 

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di Andrea Moi - 13 Aprile 2025