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Schlein

Elly non tocca palla

Il Pd in standby internazionale. L’agenda fantasma di Schlein fa scoppiare i malumori interni: “Nessuno ci coinvolge”

Il Nazareno si rassegna, l’Europa li ignora, il mondo non sa neanche che esistono: "C’è un problema di leadership". I dem non hanno ancora capito da che parte stare

Politica - di Ginevra Lai - 22 Aprile 2025 alle 18:55

Al Nazareno si sono ormai arresi: sull’estero, l’agenda di Elly Schlein è un foglio bianco. Non cancellato. Bianco bianco. Come un documento mai scritto, mai pensato, mai concepito. La segretaria del Pd, sempre pronta a sventolare bandiere arcobaleno al Pride o a tenere comizi su sedie di plastica nei circoli Arci, non riesce proprio a oltrepassare le Alpi. E se ci riesce, è solo per turismo ideologico.

Il Pd: “Nessuno ci coinvolge, è un problema di leadership”

La sua ultima comparsata internazionale, come riporta anche il Giornale risale al 6 marzo: Bruxelles, vertice dei socialisti europei, un saluto a Pedro Sánchez e ad António Costa, più da foto opportunity che da cabina di regia. Poi, il vuoto. E anche i malumori, soprattutto tra i ranghi democratici: «Siamo il primo partito dei socialisti europei e nessuno ci coinvolge». Altri confessano apertamente: «Problema di leadership».

Nel frattempo, in Europa esplodono i dossier: guerre, crisi energetiche, strategia industriale, militare e commerciale. E il Pd? Muto. Da due mesi nulla che assomigli, anche lontanamente, a una visione. Il 2 aprile è anche scoppiata “la bomba dazi”. I leader di tutto il continente, compresi quelli all’opposizione hanno parlato, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni è addirittura andata a discuterne di persona con Trump. E Schlein? Non pervenuta.

L’appoggio a Sánchez (senza incontrarlo)

«Chiediamo al governo che ci sia la prontezza di risposta a supporto delle famiglie, delle imprese, quella che abbiamo visto in altri governi europei, a partire da quello spagnolo», dichiarava però il primo aprile. In sostanza, un tentativo di accodarsi alla linea di Pedro Sánchez. Peccato che, pochi giorni dopo, il premier spagnolo sia volato a Pechino per un bilaterale con il presidente comunista Xi Jinping. Se questa è la direzione che la segretaria intende seguire, lo dica chiaramente: gli elettori, anche se di sinistra, hanno il diritto di conoscere per tempo dove vuole portarli… tra le braccia della Cina.

Una segretaria da sagre locali

E mentre il mondo discute, Elly gira. Gira l’Italia come un personaggio fantozziano, con l’aria spaesata e il megafono in mano, sempre pronta a intonare lo slogan del giorno — dopotutto, voleva fare la cantante—: il 10 aprile a Monfalcone per sostenere la lista Pd in Friuli Venezia Giulia, l’11 a Milano per incontrare le parti sociali, il 14 al cospetto di Landini per siglare l’alleanza col sindacato in vista dei referendum. A ogni tappa, una foto, una dichiarazione, una promessa. Ma mai una visione geopolitica.

L’ossessione dem? Attaccare Meloni

Il 15 aprile, mentre i socialisti europei si riunivano per capire come vendere lo spauracchio trumpiano, la Schlein è alla sala stampa estera con Conte, Fratoianni e Bonelli per parlare di…attenzione attenzione… Rai e Report. A margine però, si sono ricordati di Gaza.

«Imprese e lavoratori che devono essere sostenuti dal governo, in un momento di profonda incertezza causata dagli annunci spregiudicati e speculatori di Trump», queste le rare parole di Elly. Ma non c’è da meravigliarsi, ormai lei è più impegnata a evocare “telemeloni” che a seguire i cambiamenti globali.

Frizioni interne e segnali d’allarme

Nel partito, la pazienza si assottiglia. L’europarlamentare Picierno ha già preso le distanze. A Bruxelles, la cellula “Gentiloni e libertà” ha lanciato il suo segnale d’allarme mesi fa, parlando chiaro: serve una linea, serve una guida.

Il problema non è l’assenza  da tutti i tavoli che contano. È l’assenza di idee. Di contenuti. Di spessore. «Un’agenda zero», come la definisce anche la penna del Giornale, Pasquale Napolitano: su Israele, sull’Ucraina, sulla politica europea, Schlein appare ambigua, confusa, inefficace se non perfino ininfluente.

L’elettorato lo percepisce. L’ultima media YouTrend fotografa il calo: Pd al 22,3%, con una perdita dello 0,4%. Il Pd è bloccato, fermo, con la testa tra i gazebo e lo sguardo fisso al prossimo comizio in Brianza.

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di Ginevra Lai - 22 Aprile 2025