
Il rapporto di Amnesty
In Cina «il maggior numero di esecuzioni capitali al mondo». Ma non ditelo ai “pechinesi” d’Italia
Conte non ha mai superato la cancellazione della Via della Seta, che ha rispolverato anche in relazione ai dazi. Il tema dei diritti, tanto caro alla sinistra che vorrebbe guidare, non sembra pervenuto
Dati esatti non ce ne sono, ma per Amnesty international non ci sono dubbi sul fatto che la «Cina rimane il paese che ha effettuato il maggior numero di esecuzioni al mondo». L’indicazione è contenuta nel rapporto annuale della Ong sulle esecuzioni capitali nel mondo, quantificate in 1.518, al netto delle «migliaia di persone che molto probabilmente sono state giustiziate in Cina». In Italia il rapporto assume un particolare connotato politico alla luce del caso dazi, vista la tentazione di alcuni di proporre Pechino come soluzione privilegiata alla necessaria diversificazione dei mercati. In chiave, va da sé, antigovernativa.
In Cina «il maggior numero di esecuzioni al mondo»
È il caso, per esempio, di Giuseppe Conte, che in queste giornate così difficili, mentre il governo è impegnato a trovare una soluzione pragmatica e sostenibile sia da punto di vista economico che dal punto di vista politico-diplomatico, va recriminando sul fatto che Meloni, «per fare una cortesia a Biden, da patriota irresponsabile, ha strappato quell’accordo con la Cina. E oggi è costretta ad andare col cappello in mano come premier dell’ultimo dei Paesi europei, perché sarà scavalcata dalla Francia e dalla Germania che hanno conservato ottime relazioni con la Cina».
La tentazione pechinese di Conte
«Noi saremo in fila da ultimi chiedendo uno spazietto a Xi Jinping», ha sostenuto Conte, dimenticando che quell’accordo non portava né benefici politici né benefici economici all’Italia e che, di fatto, ci consegnava nelle mani di Pechino. E questo anche al netto del tema dei diritti che tanto piace a quella sinistra di cui Conte vuole a tutti i costi diventare leader.