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Insulti social a Segre, il gip non archivia e procede con le indagini su oltre 100 hater: il web non è zona franca

Le accuse di nazismo

Insulti social a Segre, il gip non archivia e procede con le indagini su oltre 100 hater: il web non è zona franca

Il giudice accoglie le istanze della difesa della senatrice a vita. "Accusare di nazismo una reduce dai campi di sterminio è la più infamante delle offese". Si indaga su 86 account, nel fascicolo 246 messaggi apparsi sulla rete dal 2022 e 27 querele

Politica - di Alessandra Parisi - 28 Aprile 2025 alle 17:44

All’indomani della nuova ondata di insulti antisemiti sui social, aggravati dalla vergognosa accusa di nazismo all’indirizzo della senatrice a vita Liliana Segre, il gip di Milano Alberto Carboni ha accolto l’istanza della difesa, rappresentata dal’avvocato Vincenzo Saponara. E ha respinto gran parte delle richieste di archiviazione della Procura. Si va avanti con le indagini sugli oltre 100 “odiatori”. Accusare “di nazismo una reduce dai campi di sterminio integra di per sé la diffamazione ed è uno sfregio alla verità oggettiva. È la più infamante delle offese per la reputazione di chi ha speso la propria vita per testimoniare gli orrori del regime e per coltivare la memoria dell’Olocausto. Espressioni simili non possono essere considerate forme di manifestazione di un pensiero critico che, per quanto discutibile, sarebbe comunque legittimo nel dibattito democratico”. Così il giudice per le indagini preliminari che aggiunge “il web non può essere zona franca”. Non è “un terreno dove ogni insulto è consentito e dove la reputazione degli individui può essere calpestata impunemente”. Nonostante la difficoltà di rintracciare chi scrive minacce e insulti dietro a una tastiera, il giudice ritiene che sia necessario indagare ancora per dare un nome agli odiatori social.

Insulti social a Segre, il gip respinge le archiviazioni

Si procede dunque con le indagini su 86 account, con l’iscrizione di altre 9 persone che non erano state indagate e l’imputazione coatta per altre sette. L’ordinanza, circa 70 pagine,  riguarda il procedimento con al centro 246 messaggi apparsi su Internet e 27 querele presentate dalla senatrice a vita dal giugno 2022 all’ottobre dell’anno scorso. Numerosi i post che hanno accostato Segre al nazismo (“è la peggiore dei nazisti”). Il giudice di Milano ha respinto la tesi per la quale il termine sarebbe utilizzato frequentemente nel dibattito politico. Confermata invece l’archiviazione per Chef Rubio, al secolo Gabriele Rubini, che aveva criticato duramente la senatrice sui social.

“Il web non può essere zona franca”

“Il tragico vissuto personale della senatrice Segre – scrive il gip – e l’incidenza che l’ideologia nazista ha avuto nella sua esistenza sono circostanze che erano ben conosciute agli autori dei post. I quali hanno accostato il termine nazista alla sua immagine proprio in ragione della speciale carica offensiva che ne sarebbe derivata”. Il fatto che le offese siano state formulate sul web non ridimensiona gli episodi. E ancora: “Va ribadito che lo schermo di un computer non è una barriera che assicura l’anonimato. E che la tastiera non è un’arma contro la quale non ci sono difese. Va ribadito che lo Stato è presente. E che è pronto ad andare fino in fondo per tutelare i diritti di chi invoca il suo intervento” conclude il giudice.

La solidarietà trasversale e il doppio gioco della sinistra

La senatrice a vita ha ricevuto messaggi di solidarietà dalle cariche istituzionali più alte, a cominciare dal presidente del Senato Ignazio La Russa, e dalle forze politiche in un coro bipartisan. Attestati di vicinanza anche dalla sinistra che denuncia gli attacchi e gli insulti via social antisemiti alimentati dalle rete dei pro Pal ai quali però strizza l’occhio e con i quali si trova a sfilare in molte piazze italiane.

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di Alessandra Parisi - 28 Aprile 2025