
Oltre il woke
“Istantanea digitale”, la nuova comunicazione sottratta ai dogmi del pensiero unico: tra libertà, algoritmi e verità
La due-giorni pensata da FdI a Roma. Donzelli: "È rompendo gli schemi, stando al passo con i nuovi mezzi, che si può raggiungere chiunque". Interventi di Butti, Filini, Moi, Tronci e Di Benedetto
Una comunicazione finalmente libera, sganciata dai dogmi del pensiero unico e sottratta ai filtri di algoritmi addestrati alla censura: è attorno a questo tema cruciale che ruota “Istantanea digitale“, la due giorni organizzata da Fratelli d’Italia nel cuore di Roma. La cornice non è scelta a caso: la Sala del Tempio di Vibia Sabina e Adriano evoca imperi e declini offrendo lo sfondo ideale per interrogarsi su cosa ci aspetta nella nuova era post-woke.
Una nuova era comunicativa
A salire sul palco, nomi e volti noti del mondo Fratelli d’Italia: Giovanni Donzelli, deputato e responsabile dell’Organizzazione; Francesco Filini, deputato e guida dell’Ufficio studi; Andrea Moi, alla Comunicazione; Alberto Di Benedetto, responsabile social; e Duccio Tronci dell’Ufficio stampa. Politici, strategist, comunicatori: diversi per competenze, uniti da una certezza condivisa – oggi la comunicazione politica non può più restare ostaggio delle follie progressiste.
Donzelli: “È grazie alla comunicazione se ho fatto strada”
Giovanni Donzelli parte da lontano, dagli anni delle mailing list. «Ripensavo al rapporto che c’è sempre stato tra tecnologia, comunicazione e politica. È un triangolo strettamente connesso», racconta. Fu proprio grazie a quelle prime forme di comunicazione digitale che, da giovane militante di Azione Universitaria, riuscii a tessere relazioni, superando le tradizionali gerarchie di partito. «È con una mailing list che ho costruito una rete di relazioni con militanti e dirigenti di tutt’Italia. Lo racconto perché credo sia un esempio chiaro di come la tecnologia, nella comunicazione politica, possa scardinare i meccanismi classici del potere».
Butti: “Libertà e sicurezza, bisogna garantire entrambe”
Alessio Butti, sottosegretario all’Innovazione tecnologica, interviene con un videomessaggio: «“Istantanea digitale” è un titolo che, da solo, è già un manifesto». Poi entra nel vivo dell’attualità: «Negli ultimi mesi abbiamo assistito a una svolta nei nuovi media. Zuckerberg ha rivisto le politiche di diversità e inclusione su Meta, e gli altri lo hanno seguito, dichiarando di fatto una svolta nel sistema».
Ma non tutto è luce. «Cosa accade quando cadono i filtri e si abbassano le difese? Aumentano le possibilità ma anche i rischi. Il World Economic Forum ha inserito la disinformazione tra le principali minacce globali. Ecco perché la vera sfida non è scegliere tra libertà e sicurezza, ma costruire un ecosistema che garantisca entrambe. Come governo siamo già al lavoro: promuoviamo trasparenza, educazione digitale e la capacità di distinguere tra fake news e verità», spiega il sottosegretario di FdI.
Filini: “La parola d’ordine è libertà”
Francesco Filini riporta l’orologio della politica italiana alla sua infanzia digitale. «Donzelli ha citato le mailing list, io ricordo le prime chat. All’epoca sembrava l’inizio di una rivoluzione – e lo è stata. Oggi ci troviamo di fronte a una nuova alba: quella dell’intelligenza artificiale». Ma cosa conta davvero? La libertà di comunicazione. «Durante il Covid abbiamo assistito alla repressione del pensiero critico. Per questo abbiamo depositato una proposta di legge che impedisca il ripetersi di simili episodi e tuteli la libertà di espressione. Certo, esiste un limite: la disinformazione. Ma l’utente deve avere sempre il diritto di farsi un’opinione attraverso l’ascolto di voci plurime».
“Il problema resta la dominanza del mainstream”
Duccio Tronci, voce dell’Ufficio stampa, va dritto al punto: «Cosa cambia nella comunicazione nell’era post-woke? I media tradizionali faticano ad adattarsi. Il giornalismo non fa eccezione, ma il vero nodo non è questo: è il dominio soffocante del pensiero mainstream». Non manca una stoccata ai cultori progressisti della neolingua: «Nel mondo degli uffici stampa – commenta Tronci – basterebbe evitare di storpiare i maschili a caso. Difendiamo la nostra lingua nella sua forma classica e nella sua tradizione».
Gli fa eco Alberto Di Benedetto, responsabile social del partito: «Negli ultimi anni qualcosa è cambiato, ora siamo di fronte al punto di svolta. E finalmente ci siamo liberati dell’asterisco e della schwa».
Moi: “Non si può sostituire un’egemonia con un’altra”
Andrea Moi, tra gli organizzatori dell’evento, ha inquadrato poi il mutamento in atto. «Per anni il mondo digitale è stato intimidito dalla politica. Oggi assistiamo a una svolta: la crisi del mondo woke non è soltanto ideologica, ma anche commerciale. Le aziende che ne hanno sposato la retorica ne hanno pagato il prezzo in termini economici», osserva. Nonostante il cambio di marcia, Moi avverte: «Non bisogna sostituire un’egemonia culturale con un’altra. La libertà di espressione deve restare un principio intoccabile, soprattutto quando le opinioni sono espressione di una legittimazione politica chiara e democratica».
“La comunicazione deve tornare ad essere spontaneità”
In chiusura, una dichiarazione di intenti: «Non siamo qui solo per parlare dei danni del mondo woke quanto per capire se riusciremo a riappropriarci della spontaneità della comunicazione. Non sarà semplice —mette in guardia Moi — Abbiamo interiorizzato automatismi, anche nel linguaggio. Ma vogliamo capire quale direzione prenderà la comunicazione nel prossimo futuro». (Segui qui la diretta)