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La macchina non prega. Perché cercare risposte esistenziali dall’Intelligenza artificiale non serve a nulla

Uomini, dei e macchine

La macchina non prega. Perché cercare risposte esistenziali dall’Intelligenza artificiale non serve a nulla

La nostra relazione con le macchine assume forme fideistiche composte da adulazioni e sacre attese per risposte da entità ignote e superiori. Chiaro: il nostro comportamento nella relazione col digitale ripete tendenze costanti nella storia dell’umanità.

Cultura - di Andrea Moi - 27 Aprile 2025 alle 07:00

“Le macchine non possono pregare” è il titolo dell’ultimo album di Anastasio, rapper vincitore di Xfactor 2018. L’artista campano racconta la storia di un futuro distopico in cui tecnologia e algoritmi sono entità divine che trascendono il ruolo cibernetico. Nel racconto composto da canzoni e graphic novel è presente la figura di un  Dio elettrico evocato da mistici Tecnosciamani. 

Un fatto religioso

Quella di Anastasio è un’intuizione inquietante, una visione di un mondo nel quale la relazione uomo/tecnologia diventa sempre più un fatto religioso. 
Basti pensare ad alcuni aspetti della rete e alla loro intrusione nella sfera personale. La nostra relazione con le macchine assume forme fideistiche composte da adulazioni e sacre attese per risposte da entità ignote e superiori. Lo spiega bene Nuccio Bovalino nel suo Algoritmi e preghiere. «Se il Sacro ha sempre svolto la funzione di salvare l’umanità dalle sue angosce e paure, donando un senso alla vita, oggi questa funzione sembra essere stata completamente assunta dalle nuove tecnologie. I satelliti, come Angeli d’acciaio, vegliano sulle città; la rete, come uno spirito avvolgente; ci connette in un dialogo istantaneo, come in una comunione spirituale.»,

Antiche spinte e nuovi immaginari

Il nostro comportamento nella relazione col digitale ripete tendenze costanti nella storia dell’umanità. La brama di connessione è un tentativo di dissipare l’isolamento e tessere relazioni; La sete di conoscenza e la spinta verso la ricerca sono strumenti per ambire al superamento dei nostri limiti; La costruzione di nuovi immaginari è il tentativo di guardarsi allo specchio, ogni volta da punti di vista diversi.

La materia di cui è fatto l’algoritmo

Se le domande poste dall’uomo alla tecnologia e alla divinità hanno dei punti in comune , lo stesso non si può dire per le risposte che si ottengono. Dalla macchina non avremo nulla di diverso da una sintesi che l’uomo stesso ha creato. Una summa di informazioni utili per divincolarsi da problemi formali. Soluzioni tecniche, calcoli e formule che spingono l’acceleratore sui progressi scientifici ma che nulla hanno a che fare con le domande profonde che l’uomo si pone. Per questo è inutile porre all’intelligenza artificiale quesiti esistenziali. Le risposte che otterremo saranno insoddisfacenti. Su Chatgpt non c’è nulla che possa far vibrare l’anima perché l’algoritmo non è fatto della nostra stessa materia ma di una materia che noi stessi abbiamo composto.  Di fronte ad essa ci troviamo come Michelangelo di fronte al suo Mosè: meravigliati dell’opera, la colpiamo con lo scalpello aspettandoci da lei il sussulto di un Io.

Una nostra creazione

È il nostro Frankenstein di semiconduttori che alterna fasi di energia con calcoli sempre più veloci, sempre più complicati. Una creatura di cui andare orgogliosi ma che sarebbe un errore considerare umana o, peggio ancora, divina.  La filmografia su questo tema affonda le radici nei testi di Asimov ed è una ricerca disperata di costruire un nostro simile, un Io robot.  D’altronde siamo riusciti a creare parti analoghe al nostro corpo attraverso la robotica. Persone riacquistano la facoltà di camminare con nuove gambe; altri di sentire con nuovi ed efficaci strumenti auricolari; alcuni hanno cuori impiantati con pulsazioni indotte. Le rielaborazioni e le riparazioni delle parti del nostro corpo procedono spedite.

Le macchine non pregano

Queste conquiste ci hanno indotto a pensare che attraverso l’IA sarebbe arrivato il momento della mente. È stato un abbaglio. Il pensiero non è solo calcolo. Attraverso di esso nascono relazioni, autocoscienza e senso religioso. L’IA ci aiuterà a superare innumerevoli barriere ,implementare la ricerca, automatizzare processi complicati, ma non ci darà alcuna risposta di senso. C’è una differenza sostanziale tra questo golem elettrico composto da algoritmi e silicio e noi: le macchine non possono pregare.

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27 Aprile 2025 alle 07:00