
Egemonia woke nella Capitale
La Roma arcobaleno di Gualtieri oscura la campagna di Pro Vita: manifesti anti-gender rimossi e vandalizzati
La Onlus denuncia la propaganda Lgbt e il Comune li silenzia. Coghe: "Regime totalitario in atto, contro cui padri e madri continueranno ad opporsi. Faremo ricorso"
Non hanno resistito nemmeno una giornata. I cinquanta manifesti affissi a Roma da Pro Vita & Famiglia per la campagna “Mio Figlio No”, in difesa della libertà educativa dei genitori e contro l’introduzione di progetti Lgbt nelle scuole, sono stati rimossi dalla città nel giro di poche ore. A ordinare la cancellazione è stato il Comune di Roma del caro sindaco Roberto Gualtieri, che ha imposto alle ditte concessionarie la rimozione «in tutta la città», giudicandoli offensivi, discriminatori e dannosi per l’infanzia.
“Manifesti dannosi”, secondo la Roma di Gualtieri
Secondo l’amministrazione capitolina, i manifesti sarebbero «segnati da stereotipi nella rappresentazione della comunità Lgbtqai+, rappresentata come minaccia e dannosa per lo sviluppo dei bambini e dell’infanzia». Un giudizio che ha acceso immediatamente la controffensiva della Onlus.
La replica di Pro Vita: “Censura istituzionalizzata”
«Le motivazioni addotte dal Comune di Roma, secondo cui i nostri manifesti sarebbero “offensivi delle declinazioni di identità sessuale diverse da quella tradizionale” e “contrari alle politiche di genere portate avanti da Roma Capitale”, appaiono come un patetico pretesto per giustificare l’ennesima vergognosa censura a opera di uno squadrismo Lgbt ormai istituzionalizzato, in piena violazione del diritto costituzionale alla libertà di espressione contro cui ovviamente faremo ricorso in Tribunale», ha dichiarato Jacopo Coghe, portavoce della Onlus.
Le frasi contestate sui manifesti
Le affissioni, regolarmente autorizzate, ritraevano tre adolescenti e riportavano testimonianze autentiche che Pro Vita & Famiglia afferma di aver raccolto da studenti e genitori. Tra le frasi apparse: «Oggi a scuola un attivista Lgbt ha spiegato come cambiare sesso»; «Oggi ci hanno letto una favola in cui la principessa era un uomo»; «La mia scuola ha permesso anche ai maschi di usare i bagni delle femmine». Parole che lasciano di stucco, perché pronunciate da bambini di appena 8 e 13 anni.
“Roma sotto controllo della lobby arcobaleno”
«Roma è ormai sotto il totale controllo della lobby arcobaleno, capitanata dalla responsabile dell’Ufficio Lgbt del Comune e già presidente delle Famiglie arcobaleno Marilena Grassadonia che, su mandato del primo cittadino del Pd, porta avanti una massiccia campagna di promozione dell’ideologia gender e dell’Agenda Lgbt nelle scuole come dimostra il recente bando pubblico sull’educazione sessuale, scritto su misura delle associazioni trans-femministe», ha rincarato la dose Coghe. E ha aggiunto: «Dato che ora non è più nemmeno possibile dissentire pubblicamente con le politiche del Comune, siamo ufficialmente in un vero e proprio regime totalitario, contro cui padri e madri continueranno a opporsi con tutte le forze».
Vandalismi e l’appello di Pro Vita alla mobilitazione
Nel frattempo, i manifesti non sono stati soltanto rimossi su ordine amministrativo. Alcuni sono stati strappati, altri vandalizzati da ignoti nel giro di poche ore. Sul profilo ufficiale X dell’associazione, si legge: «I nostri manifesti a Roma sono stati vandalizzati. La campagna #MioFiglioNo vuole proteggere i bambini dall’ideologia gender nelle scuole, ma qualcuno vive solo per censurarci. Non ci fermeremo! Difendiamo il diritto dei genitori di educare i propri figli secondo i loro valori».
Una battaglia che prosegue
Non una ritirata, ma l’annuncio di un rilancio. Pro Vita & Famiglia ha lanciato una raccolta fondi per replicare la campagna in altre città italiane e sostenere le spese legali contro quella che definisce interdizione al libero pensiero e già sperimentata in passato.