
Il Conclave
L’anatema del Cardinale Müller: “Il nuovo Papa non deve creare una Ong e la lobby gay va bloccata”
“Sette anni dopo essere diventato Papa, Ratzinger mi volle affidare la sua abitazione, rimasta vuota per sette anni. Mi disse, aspettavo la persona più idonea. Fu lui stesso a mostrarmela, accompagnandomi per le stanze”, racconta Sua Eminenza, tradendo un’emozione che fa fatica ad ammettere ma che si legge sul volto severo che si scioglie in sorrisi improvvisi, da vero tedesco, classe 1947. “Sento la sua presenza, qui, avverto la sua protezione, mi muovo dove lui ha scritto cose importanti e mi piace pensare che mi abbia considerato idoneo a prendere la sua casa…”, raccontava qualche mese fa, al Secolo d’Italia, il cardinale Gerhard Ludwig Müller nella sua dimora, che era appartenuta a Benedetto XVI. E nel segno di Ratzinger, più che di Bergoglio, in questi giorni Müller continua a dare quella “linea” molto conservatrice nell’analisi della successione a Francesco. Due giorni fa, quell’intervista nella quale tuonava contro la deriva laicista e “comunista”, oggi su La Stampa e il Giornale sulla lobby gay e su quell’asse con le Ong che il precedente pontificato aveva creato sulla questione dei migranti,
Il Cardinale Müller e la lotta alla lobby gay
“La Chiesa non deve diventare una Ong e il nuovo Papa deve «contrastare le lobby ideologiche e di potere, compresa quella gay”, è la sintesi delle due interviste di oggi. “La forza della Chiesa è nella verità, non nei compromessi. Per questo il nuovo Papa deve avere una solida formazione teologica e dottrinale, essere equilibrato, né autoritario né debole, fermo, ma capace di rispetto verso gli altri. Non deve essere troppo autoritario: è parte del collegio dei vescovi, resta un vescovo, il vescovo di Roma. I vescovi non sono suoi delegati, ma suoi fratelli nell’apostolato. Il Papa deve agire secondo la definizione data dal Concilio Vaticano I e ribadita e sottolineata dal Vaticano II: non è un solitario che comanda sulla Chiesa, ha la specificità di essere il principio di unità tra vescovi, sacerdoti e fedeli”.
Il cardinale Gerhard Ludwig Müller nega di aver criticato Francesco sulla benedizione delle coppie omosessuali: “Ho semplicemente risposto ad alcune domande di fedeli su questi temi. La dottrina non è proprietà del papa, dei vescovi o dei fedeli: deve essere conforme alla Parola di Gesù, nessuno può modificarla. Se Gesù dice che il matrimonio è fra un uomo e una donna ed è indissolubile, nessun Papa può cambiare questa dottrina. Le lobby omosessuali vogliono equiparare al matrimonio le unioni tra persone dello stesso sesso, ma questo contraddice totalmente la dottrina della Bibbia. Si può discutere della pastorale concreta, individuale, verso le singole persone, per guidarle alla vita cristiana, ma non accettare l’ideologia gender, che è contraria alla dottrina della Chiesa”. Ma c’è di più: a suo avviso nessuna apertura va fatta sulla comunione ai divorziati risposati e l’Islam: “L’insegnamento della Chiesa, che risulta dalla rivelazione di Dio fondata sulla sacra scrittura e sull’insegnamento continuo della Chiesa, è chiaro ed evidente. L’autorità magisteriale della Chiesa ha il dovere, in nome di Dio, di smascherare le ideologie atee che si fondano su una falsa immagine dell’umanità e di proteggere le persone dagli effetti devastanti di una falsa morale che ha nascosto il suo veleno in una veste dolce. Ma si tratta di aiutare pastoralmente e personalmente le persone con difficoltà esistenziali, come farebbe Gesù, il buon pastore, a trovare la buona strada che ci conduce alla salvezza in Dio. Il dialogo interreligioso è subordinato alla verità che viene da Dio e che gli uomini cercano, ma non relativizza la verità né la divide tra i singoli partner come pezzi di una torta”.