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L’Italia è tornata ponte d’Occidente. Un’ottima notizia per i costruttori di pace

Il destino di una Nazione

L’Italia è tornata ponte d’Occidente. Un’ottima notizia per i costruttori di pace

L’Italia è di nuovo protagonista nello scacchiere globale. La storica fotografia tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky a margine delle esequie di Papa Francesco – incontro favorito dall’abile quanto discreta tessitura diplomatica di Giorgia Meloni – ha sigillato il cerchio sulla ritrovata centralità: crocevia dei destini

L'Editoriale - di Antonio Rapisarda - 27 Aprile 2025 alle 08:58

Roma “eterna” di nuovo crocevia dei destini del mondo: spirituale e politico. Su queste colonne – registrando i mal di pancia e le frustrazioni delle opposizioni in servizio anti-nazionale permanente – lo ripetiamo da settimane: l’Italia è tornata protagonista nello scacchiere del “grande gioco”. La storica fotografia che ritrae il colloquio in San Pietro tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky a margine delle esequie di Papa Francesco – incontro favorito dall’abile quanto discreta tessitura diplomatica di Giorgia Meloni – ha sigillato il cerchio sulla ritrovata centralità dell’Italia. Su tutti i fronti.

Un episodio legato esclusivamente al lutto globale per la scomparsa di Bergoglio? No, tutto ciò è iscritto nel destino di una Nazione: a patto di saperlo interpretare. Non è certo un caso, infatti, che quando le coordinate del mondo moderno entrano in cortocircuito in tanti tornino immediatamente a volgere lo sguardo a ciò che rappresenta Roma dalla notte dei tempi: a quell’impasto di pensiero e raziocinio, visione e mediazione racchiuso nelle sue antiche virtù pubbliche. Sostrato su cui si è innestato perfettamente l’intero edificio del Cristianesimo: e dunque la teleologia della Chiesa cattolica universale.

La forza generatrice di questa sintesi unica nella storia si è rivista proprio ieri a San Pietro: lì dove potere spirituale e potere temporale si sono stretti metaforicamente, proprio nella “via” tracciata da Francesco, attorno alle grandi emergenze del mondo. Con in testa la costruzione della pace in Ucraina e la difesa della sua sovranità: l’architrave con cui scongiurare il disastro, ossia che l’intero ordine internazionale possa crollare sotto il peso di quella “terza guerra mondiale a pezzi” che tanto ha angosciato il pontefice.

Se l’omaggio solenne al Papa e l’appoggio convinto della premier e del governo italiano all’impegno di Trump per la pace «giusta e duratura» (a differenza degli ostacoli piazzati da certi “volenterosi”…) hanno contribuito all’atteso disgelo fra il presidente americano e quello ucraino, non è per nulla casuale che sempre l’Italia sia il luogo prescelto per un appuntamento fondamentale come la Conferenza internazionale per la ricostruzione dell’Ucraina, a luglio di quest’anno. Come non lo è il fatto che qui in Italia si siano intrattenuti in questi giorni diplomatici americani e iraniani per discutere di un altro grande, delicatissimo, tassello della crisi internazionale: i negoziati sul nucleare.

E ancora Roma e l’Italia – non per casualità, ovviamente, ma sempre grazie alla missione compiuta da Meloni a Washington – sarà il luogo dell’incontro chiamato a dirimere la complicata crisi dei dazi fra Ue e Usa: leva geopolitica utilizzata da Trump per ricalibrare le alleanze in vista del vero match, quello contro la Cina; cartina di tornasole, dal lato italiano, per l’esame di maturità dell’intero blocco euro-occidentale dinanzi alle tante sfide esistenziali. E dalla Capitale, con il suo storico occhio allargato al Mediterraneo, è partito pure il Piano Mattei: il grande progetto di sviluppo e cooperazione chiamato ad equilibrare la piramide dei rapporti fra sponda Sud e Nord del Mare nostrum.

Per fare tutto questo i luoghi – per quanto custodi del genius loci – non bastano da soli: ci vogliono gli uomini. Jorge Bergoglio, fino all’ultimo respiro e “oltre”, ha fatto del Vaticano l’avamposto della «via della pace». Meloni da parte sua, senza velleitarismi ma con metodo e visione, continua a fare dell’Italia il ponte d’Occidente. Quell’infrastruttura “politica” che quando diventa crocevia della Storia favorisce legami e occasioni che si rivelano poi epocali. Tutt’altro destino rispetto a coloro che per anni l’hanno immaginata al traino: segno che non ne hanno compreso minimamente la missione. Perché non può esistere vocazione o soluzione che non parta o non passi dall’origine della civiltà occidentale e dal suo sviluppo: da Roma. Così nei secoli dei secoli.

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di Antonio Rapisarda - 27 Aprile 2025