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Mail sbagliata, risposta giusta. Trump toglie la paghetta a Harvard: “Insegna odio, non merita un dollaro”

La Casa Bianca congela 2,2 miliardi e avvisa l’università woke che senza regole sull'antisemitismo il prestigioso ateneo è destinato a sparire

Esteri - di Alice Carrazza - 20 Aprile 2025 alle 08:30

La miccia si accende per un click di troppo. Una e-mail, inviata dalla Casa Bianca «per errore» e «non autorizzata», finisce sulle scrivanie di Harvard e fa saltare il fragile equilibrio che l’università cercava di mantenere con l’amministrazione Trump. Il caso, svelato dal New York Times, è ora su tutti i giornali.

Una mail parte “per errore” e scoppia il caso politico ad Harvard

A firmare la lettera è Sean Keveney, consigliere legale ad interim del dipartimento della Salute e dei Servizi umani, nonché membro della task force sull’antisemitismo. Una firma, tre nomi in calce, carta intestata ufficiale del governo degli Stati Uniti. Non proprio il classico «errore di invio».

Una mail “non autorizzata”

Tre fonti interne all’amministrazione, rigorosamente anonime, confermano: sì, il contenuto della lettera è autentico. Il problema? «Non doveva arrivare a Harvard». Secondo alcuni funzionari della Casa Bianca, l’e-mail era destinata a rimanere all’interno del circuito del team incaricato, altri parlano di un invio prematuro. Quel che è certo è che il tempismo è stato letale. L’università, che fino a quel momento coltivava già un timido dialogo con Washington, ha ricevuto una lista di richieste talmente radicali da considerare ogni trattativa morta sul nascere.

Harvard non ha avuto dubbi: «Un accordo è impossibile», ha sentenziato. Da quel momento, la reazione dell’Amministrazione è stata fulminea: 2,2 miliardi di dollari di fondi federali congelati e lo status fiscale dell’università messo in discussione.

Trump: “Harvard? Una barzelletta che insegna odio e stupidità”

“Non pago”, il presidente Donald Trump è passato all’artiglieria pesante. Su TruthSocial ha detto senza mezze misure: «Harvard è una barzelletta, che insegna odio e stupidità, e non dovrebbe più ricevere fondi federali». E ancora: «Non può più essere considerata un posto dignitoso per imparare e non deve essere più inserita nella lista delle migliori università o college del mondo».

Ma il vero avvertimento è arrivato dal dipartimento per la Sicurezza interna: «Se Harvard non riuscirà a dimostrare il pieno rispetto dei suoi obblighi di segnalazione, l’università perderà il privilegio di iscrivere studenti stranieri». Un vero e proprio ultimatum: o vi adattate o restate soli, senza fondi né studenti.

Harvard risponde…ma gli va male

L’università, dal canto suo, ha risposto: «La lettera è stata firmata da tre funzionari federali, redatta su carta intestata ufficiale, inviata dalla casella di posta elettronica di un alto funzionario federale ed è stata spedita l’11 aprile come promesso. I destinatari di tale corrispondenza da parte del governo degli Stati Uniti, anche quando contiene richieste radicali e di portata sorprendente, non ne mettono in dubbio l’autenticità o la serietà».

Uno scontro ideologico e generazionale

Sullo sfondo, lo scontro non è solo politico, ma culturale e generazionale. Da un lato, un’élite accademica che negli anni si è crogiolata nell’autoreferenzialità progressista; dall’altro, una schiera repubblicana che non ha più intenzione di pagare profumatamente per sentirsi insultata. Harvard è diventata il bersaglio simbolico della crociata trumpiana contro il mondo woke, ma questa volta, al posto delle parole, sono partiti i bonifici bloccati.

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20 Aprile 2025 alle 08:30