
Contro le amnesie selettive
Rapisarda a Coffee Break: “Sinistra e laicisti raccontano il Papa a modo loro, ma la realtà è un’altra”
Il direttore del Secolo d'Italia: "Bergoglio va raccontato senza categorie politiche, perché è oltre le categorie politiche". Era il Papa della gente, non di un partito
«Abbiamo raccontato Papa Francesco per quello che è stato: un gigante, un gigante normale». La voce è quella del direttore del Secolo d’Italia, Antonio Rapisarda, che davanti alle telecamere di Coffee Break, su La7, manda in frantumi il racconto ideologico – e profondamente lacunoso – di una certa sinistra che di Bergoglio ha amato solo il ritratto a uso e consumo proprio, cancellandone le parti meno convenienti: quelle della dottrina, dell’identità, del concetto stesso di famiglia.
Rapisarda: “Papa Francesco va raccontato senza categorie politiche”
A inquadrare il discorso, la riflessione del conduttore Andrea Pancani, che rompe il silenzio sulla questione: «Sul Secolo d’Italia ho letto del lato oscurato di Bergoglio, quello dimenticato dalla sinistra». Perché il Papa non è un manifesto elettorale, non è un brand da rispolverare all’occorrenza. E Rapisarda lo ribadisce con fermezza: «Il Papa va raccontato senza categorie politiche, perché è oltre le categorie politiche».
Dottrina e verità, non slogan
Nessuna concessione all’equivoco, nessun cedimento alla narrazione progressista. Il Papa che ha toccato con mano la povertà, le migrazioni, le periferie, è lo stesso che ha scagliato parole di ferro sul tema della vita. «Definì sicari i medici che praticano interruzione della gravidanza, chiese un divieto universale della gestazione per altri, si espresse sul gender come il pericolo più brutto», ricorda Pancani, attingendo all’articolo del Secolo su “Il Papa della vita”, che ha ricordato posizioni mai entrate nella collezione di citazioni preferite dagli esegeti progressisti.
Un Papa inatteso per chi lo voleva “straniero”
Rapisarda affonda il colpo con garbo: «Gli osservatori interessati, un po’ i laicisti, un po’ la sinistra ideologica sempre alla ricerca di questo “Papa straniero” pensavano di averlo trovato in Papa Francesco. Non è stato così». Anzi. Perché sui temi della famiglia, della vita, della contrapposizione all’ideologia gender, il Pontefice «è stato chiarissimo, addirittura si dice più radicale di altri pontefici che lo hanno preceduto». Una doccia fredda per chi lo voleva timoniere woke. Invano. «Non ha cambiato la dottrina, l’ha sempre rivendicata», aggiunge Rapisarda, sottolineando che «abbiamo semplicemente fatto il nostro mestiere: abbiamo raccontato Papa Francesco per quello che è stato».
Oltre le etichette
Il quadro che emerge è quello di un Pontefice inafferrabile per chi insiste a leggerlo con lenti ideologiche: né progressista né conservatore, ma semplicemente il Papa.
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