
Campo largo addio
Sardegna, terremoto in giunta e aria di crisi. Il blitz di Todde sulla sanità mette il Pd in fuorigioco
Non c’è solo la tegola della decadenza della governatrice grillina Alessandra Todde che pende sul baldanzoso campo largo che amministra la Sardegna. L’esperimento che ha inorgoglito le opposizioni convinte che dall’isola potesse partire la spallata nazionale contro il governo rischia di impantanarsi sulla sanità. La nomina dei dodici nuovi commissari delle aziende sanitarie decise con piglio ‘autoritario’ da Todde ha fatto storcere il naso ai dem che, tenuti ai margini, scalpitano. Aria pesante che si ripercuote anche negli altri partiti che compongono la giunta regionale. Il reset delle 12 aziende sanitarie impresso dalla governatrice 5 Stelle non è andato giù a mezzo Pd.
Sanità, le nomine di Todde irritano il Pd
Un’operazione forte, una “rivoluzione”, visto che soltanto due dei direttore generali uscenti sono stati riconfermati. Pochi minuti prima della formalizzazione delle nomine è stato necessario un vertice del campo extralarge per tentare di aggiustare le cose. Il ‘blitz’ della Todde sta terremotando la maggioranza tanto che la governatrice oggi è stata costretta a smentire lo strappo con il Pd. Il presidente del Consiglio regionale, il dem Piero Comandini, cerca di minimizzare ma non nasconde il mal di pancia del partito di Elly Schlein. Che ieri non ha partecipato alla giunta sul commissariamento delle 12 aziende sanitarie sarde.
I dem scalpitano ma giurano: non c’è nessuna crisi
“Non è aperta nessuna crisi, questo è chiaro, ma credo che sia necessario rispettare le posizioni di tutti i partiti e movimenti che compongono questa giunta, ieri, oggi e domani”, dice Comandini. Che tradotto significa rispettare le quote di ognuno e non fare incetta di nomine. Per il Pd è un colpo duro. “Un’umiliazione dietro l’altra per il Pd in Sardegna”, scrive sui social Emanuele Cera di Fratelli d’Italia. Che elenca gli scivoloni del Nazareno. “Prima il capolavoro: candidare la grillina Todde alle elezioni regionali. Poi l’ennesimo capolavoro: ricandidare Zedda a Cagliari solo per elemosinare il sostegno dei progressisti, che avevano già scelto di appoggiare Soru. E come se non bastasse, ieri l’ennesima sceneggiata con la nomina dei commissari delle Asl. Complimenti davvero. Il Pd, che sulla carta doveva essere il primo partito e guidare il famoso ‘campo largo’, è stato ridotto a spettatore, messo all’angolo dai partitini e soprattutto dai Cinque Stelle. Sempre pronti a occupare ogni poltrona disponibile. Fame di potere senza alcun freno, zero capacità amministrativa, coerenza evaporata da tempo. Una vergogna senza fine”.
Todde: nessuno strappo col Pd, solo posizioni diverse
L’aria di crisi c’è tutta, tanto che la Todde è costretta a spiegare, a chiarire, a giustificare il colpaccio. “Nessuno strappo col Pd”, assicura la presidente della Regione Sardegna, Alessandra Todde ricordando i motivi della fretta. Ieri scadevano i termini per le nomine dei commissari e la partita andava chiusa subito, spiega. “Il mio dovere è mettere ovviamente la Regione nel miglior contesto giuridico possibile. Ed è proprio questo il motivo che mi ha spinto a rispettare i tempi e ovviamente cercare il contributo di tutte le forze politiche. Rispetto la posizione del Partito democratico, l’hanno discussa al loro interno e ovviamente io la devo rispettare. Spero che da oggi il fatto di poter invece costruire un contesto sanitario partecipato anche da loro sia un obiettivo”. Pace fatta? Non proprio. La governatrice sfoggia parole di circostanza condite della migliore retorica. Il Partito democratico – dice – “ha semplicemente una posizione diversa. Gli strappi si consumano nella misura in cui ci sono delle divergenze insanabili. Io sono costruttrice per definizione. Proprio nel solco della costruzione, nel solco del fatto di tenere unita la maggioranza, mi continuerò a muovere”. Buon viaggio.