
L'atteso ritorno in campo
Sinner, il rientro a Roma fa tremare i rivali: lo stress di Alcaraz, la sfida di Zverev, e il Colosseo del tennis che attende il suo gladiatore
Il campione azzurro: «Ci ho messo un po' a ritrovarmi. Però sono qui, non vedo l'ora di tornare». E l’attesa è quasi finita. Il conto alla rovescia è iniziato e gli ami-nemici aspettano "con ansia" di affrontarlo per una rivincita
«Ci ho messo un po’ a ritrovarmi. Però sono qui, non vedo l’ora di tornare». E l’attesa è quasi finita. Il conto alla rovescia è iniziato. Jannik Sinner, il talento d’oro del tennis italiano, orgoglio azzurro e esempio per i giovani sportivi e non, è pronto a tornare. Manca meno di un mese alla fine della squalifica per il discusso caso Clostebol, la famigerata pomata che ha acceso polemiche e sollevato interrogativi che francamente il fuoriclasse altoatesino non meritava di dover affrontare, e tanto meno subire. Ma ora l’aria è cambiata. Il campo lo reclama. E i suoi avversari… pure.
Sinner pronto a tornare in campo
Lo scenario si fa rovente in vista degli Internazionali d’Italia a Roma, dove tutti – tifosi, tecnici, rivali – guardano con attesa e un pizzico di timore al ritorno del campione costretto alla panchina – ma sempre in allenamento, per quanto non visibile dagli spalti –. Non lo nasconde Carlos Alcaraz, che confessa: «La pressione per l’assenza di Sinner mi ha ucciso». Un’ammissione che vale più di mille analisi. Perché nel tennis, come nella vita, è l’assenza dei grandi che si fa più pesante della loro presenza.
La pressione di Alcaraz
Tradisce tensione e stress da competizione il campione spagnolo che non a caso cita in un’intervista subito il rivale in pausa, Sinner: «Qualcuno pensava che, solo per il fatto che Sinner era fuori, io e Zverev avremmo dovuto vincere tutto e giocare meglio di prima. Questo non era e non è corretto. Anche perché c’è tanto equilibrio e in molti possono arrivare in fondo. Non sento che sia accaduto qualcosa di strano», confessa un Alcaraz temprato quanto stremato, nel media day di Montecarlo, ammettendo quanto e come l’assenza di Jannik Sinner non gli abbia giovato… anzi.
Non solo. «Tanti mi chiedono, mi chiedevano, di approfittare di questo periodo di assenza di Jannik per tornare in vetta. E questa pressione probabilmente mi ha ucciso, in qualche modo. Anche se Jannik non sta giocando, sono troppo lontano da lui e sulla terra non avrò chance di risalire. Solo cercherò di dare il massimo», promette il campione spagnolo.
La voglia di rivincita di Zverev
E poi c’è Alexander Zverev, anche lui molte volte dall’latra parte del campo contro Jannik, e che alza la posta: «Voglio Sinner in finale a Roma, sarà la mia rivincita». Dichiarazioni che profumano di sfida, ma che tradiscono anche la consapevolezza che l’azzurro è il vero uomo da battere. E il rientro del numero uno, che ha dimostrato talento (anche umano), impegno e serietà nell’approccio alle sfide della vita (non solo quelle sul campo da tennis) non è solo un evento sportivo: è un vero e proprio terremoto nel circuito Atp.
Perché Sinner è l’ami-nemico da affrontare e da battere (se ci si riesce). E oggi, a parte il norvegese Ruud, tra i pochi che nella tempesta hanno speso una parola in difesa di Sinner – «l’ho sempre considerato innocente ed estremamente sfortunato per quanto riguarda il modo in cui la sostanza è entrata nel suo organismo», ha detto il numero 6 del mondo.
L’intervista a cuore aperto di Sinner a Sky
Aggiungendo: «Certo che è un caso raro, ma è fisicamente possibile. È dura essere sospesi per tre mesi quando sei innocente. Non ho mai visto Jannik come qualcuno che avrebbe intenzionalmente drogato o imbrogliato», ha anche continuato il norvegese – c’è proprio lui: il 23enne altoatesino che interrompendo un silenzio paziente e laborioso, in un’intervista a Sky Sport ha ammesso: «Quando è arrivata la squalifica a Doha, mi sono sentito fragile. Ma le persone che mi sono vicine mi hanno sollevato. Mi hanno aiutato a capire – ha detto nell’intervista –. Ho imparato tante cose, che forse sapevo già prima. Ad esempio, che il tennis non è la cosa più importante».
Sì, perché la tenuta psicologica del campione e la specchiata moralità dell’uomo si basano su una certezza solida, granitica: «Non c’è il minimo dubbio sulla verità», sulla estraneità al doping. È stato questo il pensiero ricorrente nei momenti difficili di bordate social, accuse e insulti di bassa lega, arrivati da colleghi e opinionisti dell’ultim’ora. Tanto che lo stesso Sinner arriva a spendere qualche parola per raccontare com’è andata per il patteggiamento con la Wada: «È stato molto rapido, anche se io non ero tanto d’accordo. Alla fine si deve scegliere il male minore, anche se è un po’ ingiusto quello che sto passando. Ma poteva andare peggio, e il tutto chiudersi con un’ingiustizia ancora maggiore»…
Un ritorno che è un segnale per tutti
L’ingiustizia è stata servita fredda. Il caso Clostebol ha tenuto lontano dai campi uno dei tennisti più promettenti e corretti del circuito. Una pomata, un’anomalia, e subito la gogna. Con l’accanito e livoroso Nick Kyrgios in testa a tutti – seguito a corrente alternata dall’ami-nemico Nole Djokovic –. Ma sempre con Sinner dall’altra parte della barricata in cui è stato trascinato da campagne mediatiche e attacchi social, che non ha mai ceduto al vittimismo. Né cercato scuse. Ha fatto ciò che fanno i grandi: ha aspettato, in silenzio. Si è allenato con fiducia. E ora è pronto a tornare per dimostrare chi è.
Il suo ritorno è un simbolo. Per l’Italia è l’occasione di riabbracciare un campione autentico. Per il tennis internazionale, è il momento di ristabilire le gerarchie. Perché quando c’è Sinner, nessuno è al sicuro. Né Alcaraz, né Zverev. Né tantomeno chi pensava che potesse bastare una pomata per fermare una carriera inarrestabile e un talento indiscutibile. Prepariamoci allora: Roma si accende. E il Colosseo del tennis attende il suo gladiatore… Jannik, lo sappiamo, non deluderà.