
Violenza rossa
“Spara a Giorgia”: corteo ‘pacifista’ a Milano. Spaccano vetrine, assaltano la polizia e inneggiano all’odio
Ennesimo sabato di violenza per lo show pro Pal di anarchici, centri sociali, Anpi e associazioni palestinesi. Sul muro di una banca la minaccia di morte alla premier. FdI: inevitabile quando la sinistra grida tutti i giorni allo scontro sociale. La solidarietà di Tajani e Salvini
A Milano, come ogni fine settimana, va in scena il sabato antifascista. Come da copione, slogan pro Palestina, cori contro il governo assassino, bandiere israeliane bruciate, vetrine rotte e scontri con la polizia. Tutti in piazza per fare casino e sfogare istinti violenti nel nome della pace nel mondo. L’odio selvaggio culmina con la scritta a vernice rossa sui muri di una banca: Spara a Giorgia.
Corteo pro Pal a Milano: scontri con la polizia e violenza
È la solita ammucchiata di sigle di estrema sinistra (centri sociali, antagonisti, anarchici, sindacati, Anpi, studenti fuori corso nostalgici degli anni di piombo) quella che si è data appuntamento davanti alla stazione centrale per l’ennesimo corteo, questa volta promosso dalle associazioni palestinesi. Ufficialmente il serpentone che si muove per le vie di Milano è contro il genocidio palestinese ma nel mirino c’è l’odiato governo Meloni e lo Stato sionista da “abbattere”, come si legge in uno striscione rosso. Il repertorio prevede un profluvio di slogan pro Intifada, “Se non cambierà, Intifada pure qua!”.
Solito copione: vetrine rotte, escalation di odio
Vetrine rotte, petardi, fumogeni, cori contro i poliziotti assassini. Il copione non cambia di una virgola, così come i bersagli da colpire in un’escalation di violenza e istigazione all’odio. Se i manifesti con la premier e i ministri a testa in giù sono praticamente brevettati oggi si aggiunge una nuova vergogna. L’invito che campeggia sul muro di una banca con la scritta “spara a Giorgia”. La minaccia di morte alla premier è comparsa sulla sede della filiale di Banco Bpm di piazzale Lagosta imbrattata dai manifestanti. Sul tragitto i manifestanti hanno preso di mira diversi negozi di multinazionali e banche, rompendo e imbrattando le vetrine. Davanti alla filiale di banco Desio di via Trau è stata bruciata una telecamera e sulla vetrina è stato scritto “No riarmo”. Eccoli i “bravi ragazzi” dei centri sociali, coccolati dal sindaco Sala. Gli stessi che la scorsa settimana a Genova hanno dato fondo alla fantasia barricadera arrivando alla lapidazione simbolica del nemico. Cartelli con il volto della premier e del ministro Valditara sono stati appesi agli alberi e presi a sassate dai manifestanti.
Scontri con la polizia che ‘osa’ identificare i violenti
Scontri con le forze dell’ordine al passaggio del corto da piazzale Baiamonti. Gli agenti sono stati costretti a una carica di alleggerimento quando sfila il gruppo più violento degli anarchici, collocati nella pancia del corteo milanese. Polizia, carabinieri e Digos hanno bloccato alcuni manifestanti mentre altri intonavano cori contro le forze dell’ordine. Le tensioni erano iniziate alla fine di via Farini. Poi sono sfociate pochi metri più avanti, dove le forze dell’ordine in tenuta antisommossa hanno spaccato il corteo. “Via via la polizia” e “Tout le monde deteste la police” i cori urlati contro gli agenti, con lancio di bottiglie e e fumogeni quando si è unito un gruppo di antagonisti. Un secondo scontro è avvenuto in serata quando il corteo è terminato.
Piantedosi: la polizia ha evitato che la situazione degenerasse
Soltanto il sangue freddo degli agenti ha evitato il peggio. Lo sottolinea il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, che plaude ai poliziotti che “sono riusciti a isolare e fermare un gruppo di facinorosi che, coperti e travisati, si erano resi artefici di atti vandalici, nonché di gesti e scritte di grave contenuto intimidatorio e violento. Grazie a loro è stato possibile evitare che la situazione degenerasse ulteriormente”. Sono sette persone portate in questura dopo gli scontri con le forze dell’ordine esplosi quando la polizia ha fermato alcuni manifestanti per identificarli.
Donzelli: prevedibile se i leader gridano ogni giorno alla guerra civile
Uno schema ben collaudato in un’escalation di violenza che si alimenta dalle parole d’ordine dei cattivi maestri. Tra i primi a commentare l’ennesimo furore contro la premier è Giovanni Donzelli. “A forza di gridare al pericolo antidemocratico del governo Meloni, incitare alla rivolta sociale e alzare i toni tutti i giorni come se fossimo in una guerra civile, era più che prevedibile che accadesse. In piazza i violenti hanno preso seriamente le parole dei vari piddini e postgrillini e hanno invitato a sparare al presidente del Consiglio. Solidarietà’ a Giorgia Meloni che non si farà certo intimidire”. Anche i ministri Antonio Tajani, Matteo Salvini, Nello Musumeci, Alessandro Giuli ed Elisabetta Casellati hanno espresso vicinanza alla premier, denunciato le “inaccettabili” violenze e chiesto una condanna unanime. ”Questi sarebbero i “pacifisti” che il 25 aprile andranno in piazza cercando fascisti che non ci sono, mentre il primo maggio parleranno di lavoro anche se non hanno mai faticato”, scrive il leader leghista su X. Solidarietà alla premier anche da Carlo Fidanza che sui social scrive di provare “tantissimo schifo per chi ha scritto l’ennesima minaccia di morte alla nostra Presidente. Anarchici, estremisti rossi, pro Palestina: il volto peggiore di una sinistra che ha già toccato il fondo.