
Pechino in agguato
Trattative con gli Usa, fumata nera da Mosca: “Sono difficili e richiedono molto sforzo aggiuntivo”
Il ministro degli Esteri Lavrov vede l'omologo cinese e lo accoglie a braccia aperte: "In tempi complessi nella politica globale, gli amici veri si riconoscono"
Proseguono le trattative tra Russia e Stati Uniti, ma nessun buon presagio all’orizzonte. Ad ammetterlo è Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino: «La regolamentazione ucraina è molto complessa. Per questo continuiamo i nostri contatti con gli americani». Parole pesate al millimetro, pronunciate durante una conferenza stampa a Mosca. Nulla di più, nulla di meno: il gelo della diplomazia nel mezzo di una guerra che, dopo oltre tre anni, non conosce tregua.
Accordi Russia-Usa: “Temi difficili, richiedono sforzo”
I temi in agenda sono «molto difficili e richiedono molto sforzo aggiuntivo», ha ribadito Peskov, come a mettere le mani avanti, o forse a spingere Washington a dare qualcosa di più. Il Cremlino non lascia spazio a illusioni: la partita è aperta, ma i dettagli sono ancora da definire.
Mosca: “Gli amici veri si riconoscono”
Nel frattempo, a Mosca, si è presentato un «caro amico». Così Sergei Lavrov ha accolto il capo della diplomazia cinese Wang Yi, commentando come le relazioni con Pechino abbiano ormai «raggiunto livelli senza precedenti e continueranno a crescere rapidamente in tutti i settori».
L’inviato del Dragone, da parte sua, ha evitato ogni accenno diretto alla guerra in Ucraina. La Cina non condanna, non giudica, non si schiera—ma osserva e tende la mano. «Lavoreremo insieme per dare nuovi contributi alla causa della pace e dello sviluppo dell’umanità», ha detto Wang davanti a Lavrov, precisando che Pechino vuole essere «parte neutrale», ma senza rinunciare a «tutelare gli interessi della Russia».
Una neutralità decisamente sbilanciata, a ben vedere, eppure utile. Mosca ha bisogno di sostegno economico e politico, Pechino ha bisogno di gas, petrolio e terreno geopolitico. L’asse sino-russo, nato sotto la benedizione della formula «partenariato strategico senza limiti» proclamata nel febbraio 2022, oggi si rafforza anche simbolicamente: «La cooperazione globale tra Cina e Russia nella nuova era si rinnoverà sicuramente con nuova vitalità e avanzerà verso una nuova fase», ha affermato Wang, alludendo a un nuovo vertice tra Putin e Xi Jinping.
Crosetto: “Dopo oltre mille giorni l’Ucraina è ancora lì”
Da Roma, intanto, arriva una delle dichiarazioni più lucide—e disincantate—sul fronte occidentale. Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha affermato: «Non ho mai pensato che l’Ucraina potesse sconfiggere la Russia». E ha aggiunto: «La questione che ci siamo posti noi è che potesse difendere se stessa».
Il ministro ha poi chiarito il senso dell’impegno italiano: «Il motivo per cui l’abbiamo aiutata fin dall’inizio è perché avesse la possibilità di difendere gli ospedali, le scuole, i cittadini». E ancora: «La Russia è stata sconfitta dalla resistenza ucraina, perché non ha potuto prendere una nazione che pensava di poter prendere in tre giorni. Dopo oltre mille giorni l’Ucraina è ancora lì».
Un altro nodo centrale riguarda il futuro: «Il nostro obiettivo è sempre stato quello di lavorare per una pace giusta e duratura. Non siamo al tavolo, come non lo è nessun Paese europeo, ma questo non ci impedisce di lavorare».
Tajani: “Truppe italiane solo con mandato Onu”
Una posizione di fermezza arriva ancora dalla Farnesina. Il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani ha dichiarato: «L’Italia non è disponibile a inviare truppe combattenti in Ucraina senza una chiara posizione delle Nazioni Unite. Noi siamo contrari a missioni militari». Una chiusura netta, ma con una postilla: «Qualora la pace portasse alla creazione di una zona cuscinetto tipo Libano, e dovesse decidersi attraverso una scelta del Consiglio di Sicurezza Onu, l’Italia potrebbe fare la sua parte».
Tajani ha anche messo in guardia sulla portata dell’impresa: «Monitorare la frontiera Ucraina è un’operazione colossale. Servono centinaia di migliaia di uomini, e mandare 7-8 mila soldati non serve a nulla».
Africa: Russia e Cina dominano, ma l’Italia resta in Niger
A Sud si disegna anche un’altra mappa. «Se si sovrappongono le cartine, la presenza di Russia e Cina in Africa copre l’intero continente», ha osservato Crosetto, spiegando che «i russi garantiscono la presenza militare per la sicurezza, i cinesi puntano sulla cooperazione economica».
Una partita che l’Italia non vuole perdere del tutto: «In Niger abbiamo scelto di rimanere, per non lasciare solo la presenza russa e cinese».
Intanto Kiev e Washington discutono… di terre rare
Mentre il mondo si arrovella, Trump non si toglie dalla testa il sottosuolo ucraino e continua a lavorarci su. Il ministro degli Esteri di Kiev, Andrii Sybiha, ha annunciato l’arrivo di una nuova bozza di accordo dagli Usa per lo sfruttamento delle risorse minerarie. «Il rafforzamento della presenza delle aziende americane in Ucraina è un fattore importante», ha dichiarato, specificando che la bozza prevede un maggiore coinvolgimento anche in gas e petrolio.
Tutto ciò fa intendere che la posta in gioco del dopoguerra è il controllo sulle risorse. «Il processo negoziale è in corso con l’obiettivo di definire una versione accettabile per entrambe le parti», ha detto Sybiha.