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L’intervista a Arianna Meloni

Invertire la rotta

Violenza sulle donne, Arianna Meloni: è una priorità del governo. Patriarcato? Citato spesso e a sproposito

La sorella della premier sul punto: «Per contrastare la violenza di genere fondamentali famiglia e scuola»... «Una mentalità che va smontata pezzo dopo pezzo con strumenti concreti, istituzioni presenti e politiche efficaci»...

Politica - di Ginevra Sorrentino - 8 Aprile 2025 alle 14:25

Un’intervista di sostanza, quella rilasciata da Arianna Meloni al quotidiano Libero, che merita attenzione per il suo approccio equilibrato e concreto su un tema tanto delicato quanto urgente: la violenza contro le donne. «È un problema culturale e una priorità del governo», ha affermato la dirigente di Fratelli d’Italia, dimostrando come l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni stia affrontando la questione con serietà, al di là delle formule ideologiche.

Meloni parla con la consapevolezza di chi sa che la violenza non si combatte solo con gli slogan, ma con un impegno sistemico. Nessuna negazione del fenomeno, nessuna sottovalutazione del ruolo educativo della scuola o della famiglia, ma un richiamo alla necessità di un cambio di passo culturale profondo. «Non è solo una questione di patriarcato», sottolinea, ma di una mentalità che va smontata pezzo dopo pezzo, con strumenti concreti, istituzioni presenti e politiche efficaci.

Violenza sulle donne, Arianna Meloni: «È un problema culturale e una priorità del governo»

L’approccio del governo, del resto, è chiaro: rafforzamento dei centri antiviolenza, potenziamento delle misure di protezione per le vittime, campagne di sensibilizzazione mirate, interventi educativi nelle scuole già previsti e calibrati con il rispetto delle competenze delle famiglie. Non propaganda: ma governance. Tanto che nell’intervista di Annalisa Terranova, Arianna Meloni ribadisce e sottolinea: «La violenza di genere rappresenta un’emergenza e contrastarla deve essere una priorità. Ed è significativo che nel nostro codice penale venga introdotto il delitto di femminicidio come reato autonomo, che viene sanzionato, appunto, con l’ergastolo».

«Una mentalità che va smontata con strumenti concreti, istituzioni presenti e politiche efficaci»

Ma non solo. «Si prevedono anche aggravanti e aumenti di pena per i reati di maltrattamenti personali, stalking, violenza sessuale e revenge porn. Insomma, sulla violenza contro le donne vogliamo invertire definitivamente la rotta e vogliamo farlo quanto prima». Una riflessione lucida e concreta, quella di Arianna Meloni, che nell’intervista affronta con coraggio e intelligenza uno dei temi più delicati dell’attualità. Senza giri di parole. E mettendo sul tavolo una verità scomoda per chi continua a semplificare tutto con le solite etichette ideologiche.

Violenza sulle donne, Arianna Meloni: «Fondamentali soprattutto la famiglia e la scuola»

Di più. «Secondo i dati del Servizio Analisi Criminale, nel 2024, sono state 113 le donne uccise – precisa Arianna Meloni –. Novantanove delle quali in ambito familiare o affettivo. Di queste 61 hanno trovato la morte per mano del partner e dell’ex partner. È un dato sconcertante sul quale abbiamo l’obbligo morale e civile di riflettere tutti, uomini e donne, per poter intervenire in modo concreto».

Insomma, prosegue l’intervistata, «i numeri ci dicono chiaramente che c’è un problema anche di tipo culturale. Dunque, credo che dobbiamo lavorarci ad ogni livello, non solo politico. Anzi, sono fondamentali soprattutto la famiglia e la scuola», spiega tra l’altro la responsabile della segreteria politica e del tesseramento di FdI. Osservando: «L’educazione – e questo vale in generale – spetta soprattutto alla famiglia. Dunque, credo che l’educazione all’affettività, alle emozioni e ai sentimenti, sia un tema di cui devono occuparsi in primo luogo le famiglie».

«Poi, è chiaro – aggiunge a stretto giro – che anche il ruolo della scuola è fondamentale. Non a caso, accanto a tutte le misure per intervenire su questo fenomeno che abbiamo già ricordato, il governo ha predisposto anche iniziative di sensibilizzazione e prevenzione della violenza indirizzate proprio alle scuole, che prevedono il coinvolgimento attivo dei ragazzi e la stimolazione della loro creatività». Tutte problematiche e argomentazioni che negli ultimi tempi hanno alimentato e non sempre a proposito il dibattito incentrato sul ricorso al termine patriarcato.

Arianna Meloni sul patriarcato: «Credo che sia una parola spesso utilizzata a sproposito»

A proposito del quale Arianna Meloni chiarisce: «È un tema complesso. Innanzitutto, credo che la parola “patriarcato” venga, spesso, utilizzata a sproposito. Addirittura, mi è capitato di sentir dire che il governo di Giorgia Meloni è un governo patriarcale…». Una sottolineatura che dà il senso dei toni iperbolici e delle suggestioni paradossali che hanno finito per viziare la discussione e spostare l’asse del problema dal fulcro delle criticità da affrontare e combattere.

La narrazione della sinistra sul tema non risolve i problemi

Per Arianna Meloni, insomma, il contrasto alla violenza non si può ridurre alla sola retorica del patriarcato: una narrazione che la sinistra radicale brandisce come un mantra, ma che rischia di offuscare il cuore del problema. Ossia quello di una cultura malata che non rispetta l’altro. Che non riconosce il valore della persona. E che si annida trasversalmente, al di là degli slogan da corteo.

E subito il M5S scivola nella sterile polemica ideologica…

Eppure, è successo ancora. Ancora una volta dai banchi dell’opposizione, nonostante la chiarezza delle parole e la linearità del ragionamento, c’è chi alza la mano per intervenire puntando l’indice: non si è fatta attendere, infatti, la reazione del Movimento 5 Stelle, sempre pronto a cavalcare la polemica. «Meloni nega l’educazione affettiva, la scuola è fondamentale», strepitano i grillini. Come se non sapessero – o peggio, fingessero di ignorare – che l’attuale governo ha già messo in campo misure concrete e strutturali, ben oltre i proclami.

Il punto di una responsabilità collettiva

Una reazione prevedibile, certo, ma è proprio qui che si coglie la differenza tra chi governa con responsabilità e chi alimenta demagogia e contro-informazione: Arianna Meloni pone l’accento sulla necessità di un cambiamento profondo, non di facciata. Un cambiamento che non passa per imposizioni ideologiche, ma per il rafforzamento del senso civico. Del rispetto reciproco. Della consapevolezza sociale. E soprattutto, per il sostegno reale alle vittime.

Arianna Meloni, con sobrietà istituzionale e visione politica, ha riportato il tema su un piano più alto: quello della responsabilità collettiva, della prevenzione culturale, della risposta dello Stato. Un approccio che rifiuta le scorciatoie ideologiche e punta piuttosto a costruire un modello educativo condiviso, non imposto, fondato su rispetto, ascolto e reciprocità. In questo, in linea con il governo Meloni, che non cerca titoli facili: lavora, ascolta, interviene.

E anche su un tema così sensibile, lo fa con l’equilibrio di chi sa che le donne non hanno bisogno di proclami. Ma di protezione. Giustizia. E dignità. Il resto è la solita, sterile propaganda su un tema su cui bisognerebbe confrontarsi con serietà. E che dovrebbe unire, non dividere. Perché il dramma della violenza sulle donne non è una bandiera da sventolare, ma un impegno da portare avanti con coerenza, visione e determinazione. Tutto il resto è solo inutile, distraente, rumore di fondo…

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di Ginevra Sorrentino - 8 Aprile 2025