
"Cambiate spartito"
Violenza sulle donne, l’appello di Gino Cecchettin ai cantanti: “No alla cultura della sopraffazione nei brani musicali”
La Fondazione Giulia Checcettin: "Il linguaggio può essere parte del problema, ma anche della soluzione. Può raccontare, unire, educare. E può anche rafforzare e normalizzare i comportamenti tossici"
La musica ha il potere di «unire, raccontare, educare». Ma può anche consolidare stereotipi, normalizzare tossicità, alimentare quella cultura della sopraffazione che, come una “ruggine umana”, corrode i rapporti e legittima la violenza. È su questa consapevolezza che poggia il nuovo appello della Fondazione Giulia Cecchettin al mondo della musica italiana: una lettera aperta, due vademecum, un invito senza ambiguità a scegliere da che parte stare.
L’appello di Gino Cecchettin agli artisti
Durante l’Aperyshow Charity Event 2025 ad Arsego, in provincia di Padova, Gino Cecchettin – presidente della Fondazione e padre della giovane uccisa con 75 coltellate dall’ex fidanzato nel novembre 2023 – ha affidato agli artisti una riflessione. «Le parole che scegli, i messaggi che trasmetti, arrivano a migliaia di giovani, e lasciano tracce. Ti invito a considerare la possibilità di lasciare da parte quei contenuti che – consapevolmente o no – possono alimentare una cultura della sopraffazione», ha scritto Cecchettin, in un messaggio che intreccia memoria personale e responsabilità collettiva.
Il ruolo del linguaggio nella musica
La musica, dunque, non è neutra. E chi ne plasma i testi, le melodie, le narrazioni, si trova di fronte a una scelta che non è mai banale. «Ha una responsabilità. E può scegliere di metterla al servizio di una cultura che promuova il rispetto, l’uguaglianza e la libertà».
Per accompagnare questa chiamata, la Fondazione ha realizzato due vademecum distinti, uno rivolto ai cantanti e l’altro alle case discografiche, con suggerimenti pratici per promuovere un linguaggio attento all’altro. Strumenti agili ma importanti, che rappresentano solo il primo passo di un’azione culturale più ampia: un lavoro che punta a coinvolgere l’intera industria musicale italiana, stimolando una riflessione concreta su ciò che ogni giorno si canta, si ascolta, si asseconda.
Un impegno a educare e sensibilizzare contro la violenza
Non una battaglia effimera, perché educazione e sensibilizzazione contro la violenza sulle donne sono tra i capisaldi della Fondazione in nome di Giulia, che opera con programmi nelle scuole, percorsi formativi nelle aziende e interventi trasversali nei contesti sociali. Non basta più denunciare: bisogna ripartire là dove tutto inizia: nella comunicazione.
“Cambiare spartito”: una responsabilità condivisa
«La musica può cambiare le cose. Può essere parte del problema, ma anche della soluzione», ribadisce la Fondazione nella sua lettera-manifesto. Per questo il messaggio lanciato da Gino Cecchettin è proprio quello di «cambiare spartito».